Amnesty International ha presentato il 13 giugno 2012, il rapporto “SOS Europe” sull’impatto dei controlli in materia d’immigrazione sui diritti umani ed ha lanciato un appello che chiede ai governi e alle istituzioni Ue di “cessare di porre a rischio la vita dei migranti alle frontiere europee” sollecitando le istituzioni europee a svolgere fino in fondo il loro ruolo di controllo affinché i governi dei Paesi membri siano chiamati a rispondere del trattamento riservato alle frontiere stesse. “Per l’Ue, il rafforzamento delle frontiere europee é chiaramente prevalente sul salvataggio delle vite umane. Nel tentativo di stroncare la cosiddetta immigrazione irregolare, i paesi europei hanno rafforzato misure di controllo delle frontiere oltre i loro confini, senza riguardo per i costi umani. Queste misure, di cui l’opinione pubblica non è informata, pongono le persone in serio pericolo” – ha dichiarato Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee. Nel 2011, si legge nel rapporto, almeno 1500 uomini, donne e bambini sono annegati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Europa, alla ricerca di un futuro migliore. Alcune di queste morti avrebbero potuto essere evitate. I soccorsi ritardati significano perdita di vite umane. In diverse occasioni, continua il rapporto di Amnesty International, “l’Italia ha respinto persone verso la Libia, Paese in cui sono state poi arrestate e sottoposte a maltrattamenti. In un contesto nel quale trasparenza e controlli sono scarsi, le violazioni dei diritti umani lungo le coste e le frontiere europee finiscono spesso per rimanere impunite”. Inoltre Amnesty International denuncia il fatto che l’Italia ha firmato un accordo “segreto” con il Consiglio di transizione libico (CNT) per “limitare il flusso di immigrati”. I dettagli dell’accordo non sono stati resi noti, ma secondo Amnesty, l’intesa – firmata il 3 aprile scorso – autorizza le autorità italiane ad intercettare i richiedenti asilo e a riconsegnarli ai soldati libici. Secondo l’organizzazione, l’accordo viola gli obblighi dell’Italia derivanti dalla Convenzione europea sui Diritti Umani perché non contiene misure di salvaguardia dei diritti umani. “L’Italia, nella migliore delle ipotesi, ha ignorato la terribile situazione dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Nella peggiore, si è mostrata disposta a tollerare violazioni dei diritti umani al fine di soddisfare egoismi politici nazionali”, sostiene Amnesty. L’Organizzazione sottolinea che i richiedenti asilo dall’Eritrea o dalla Somalia, obbligati a tornare a Tripoli, rischiano di essere sottoposti ad abusi e torture. Al momento la Libia non ha una politica sull’asilo e i migranti – per la maggior parte provenienti dall’Africa sub-sahariana – sono trattati con disprezzo. Lo scorso febbraio la Corte Europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per i respingimenti in mare, ricorda il rapporto, sottolineando che la sentenza si riferiva al ritorno forzato in Libia nel 2009 di 11 somali e 13 eritrei (insieme ad altre 200 persone) a bordo di navi italiane. L’Italia aveva sostenuto che l’operazione era un salvataggio, ma non aveva neanche avvertito i migranti che stavano per essere rispediti in Libia, sostenendo che gli accordi bilaterali con il Paese avevano dei precedenti nel diritto internazionale. Ma per la Corte Europea – prosegue il rapporto – chiunque salga a bordo di una nave italiana deve essere soggetto alla Convenzione dei diritti umani. Il governo ha quindi accettato la sentenza e si era impegnato al “rispetto assoluto dei diritti umani e alla salvaguardia della vita degli uomini in mare”. La lettura completa del rapporto, purtroppo, non lascia adito a dubbi: in assenza di controlli reali da parte delle istituzioni, le violazioni dei diritti fondamentali sono all’ordine del giorno e, spesso, le promesse di una maggiore trasparenza sul trattamento di migranti e richiedenti asilo non vengono mantenute. Molto spesso, infatti, le violazioni dei diritti umani che si consumano lungo le coste e le frontiere europee rimangono impunite. E non si contano le volte in cui i ritardi nei soccorsi o una certa leggerezza delle misure hanno prodotto tragedie. “Migranti, richiedenti asilo e rifugiati si muovono verso l’Europa per una serie di ragioni. Alcuni fuggono dalla persecuzione e dalla guerra, altri da un destino di povertà cronica. Tutti cercano un futuro migliore e più sicuro. Troppo spesso la realtà che incontrano è differente”, sottolinea Amnesty. “L’Europa non sta promuovendo e rispettando i diritti dei migranti. L’ostilità nei loro confronti è diffusa e i maltrattamenti che subiscono rimangono spesso impuniti. Fino a quando queste persone resteranno invisibili, saranno vulnerabili alle violazioni dei diritti umani”. Ricordiamo che in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato 2012”, Amnesty International Italia ha lanciato la campagna “Mai più respinti”, con cui chiede alla società italiana di proiettare il 20 giugno nelle piazze, nei cinema, nelle scuole, nelle università, nei teatri, nelle televisioni locali e nazionali il documentario di Stefano Liberti e Andrea Segre “Mare chiuso”.
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