Una nuova, futura riunione ad hoc. E’ questo il risultato dell’incontro che si è tenuto ieri in Consiglio Comunale a Torino, sulla questione dei “bus separati” proposti dal sindaco di Borgaro Torinese Claudio Gambino (Pd). “Le ripetute intemperanze di alcuni abitanti del campo nomadi di strada dell’Aeroporto – nel territorio comunale del capoluogo piemontese – nei confronti di alcuni passeggeri avevano portato l’amministrazione comunale borgarese a lanciare la proposta di far fermare al campo nomadi solo una linea apposita”, si legge su CittAgorà, periodico del Consiglio comunale torinese. Un’idea che l’amministrazione locale aveva definito “una provocazione” dopo le polemiche suscitate (per una ricostruzione della situazione vedi qui).
Ad oggi, però, sembra che la questione sia stata affrontata esclusivamente come un problema di ordine pubblico. Sul bus 69, rimasto fortunatamente uno solo, “sono stati introdotti controllori – con il mandato di non consentire il viaggio a nessuno che fosse sprovvisto di biglietto – spalleggiati da agenti di Polizia Municipale. GTT ha inoltre destinato alla linea solo veicoli muniti di telecamere. Agenti della Polizia di Stato e Carabinieri, in borghese, svolgeranno servizio sui pullman”, si legge nel comunicato. Provvedimenti forse utili a tamponare la situazione, se davvero problematica. Ma solo temporaneamente: perché, se a Borgaro si riscontra una frizione tra italiani e rom, sarebbero molto più utili interventi sociali volti al confronto e alla conoscenza reciproca. “Noi qua a Torino, in Italia, siamo a casa, perché siamo tutti nati e cresciuti qua. Noi ci siamo integrati in Italia, ma loro non ci hanno ancora riconosciuto come parte dell’Italia”, affermano alcuni ragazzi residenti nel “campo rom” di Borgaro in un video pubblicato da Il Fatto Quotidiano. La questione è quindi più ampia di come la descrive il Consiglio Comunale. Che però, almeno stando a quanto scritto sulla nota, non sembra prendere in considerazione l’idea di affrontarla da un punto di vista diverso rispetto a quello dell’ordine pubblico. Anzi: “il dibattito si è allargato alla più generale gestione delle problematiche relative ai campi nomadi nel territorio torinese”, si legge sempre sul periodico. Problematiche relative ai campi nomadi. Ma la situazione di Borgaro fa emergere altro: la necessità di smettere di considerare i rom meramente come un problema, pensandoli piuttosto come parte attiva della cittadinanza, aprendo quindi spazi di dialogo e confronto e garantendo diritti e doveri uguali per tutti, rom e non.
Come attivisti antirazzisti, siamo convinti che i problemi, laddove ci siano, vadano affrontati con consapevolezza e tempestività, non creando ulteriori fratture sociali..Segregare e dividere non è una soluzione: piuttosto, acuisce il senso di non appartenenza alla società di alcune persone, in questo caso i cittadini rom, già confinati lontano dalle città nei “campi”. Per questo, con l’associazione Straniamenti abbiamo lanciato una campagna contro la proposta del sindaco di Borgaro Torinese.
Una campagna che ora rilanciamo e allarghiamo a tutta l’amministrazione torinese, chiedendo di individuare soluzioni attente ai diritti umani e non stigmatizzanti, in linea con la costruzione di una società includente, attenta al superamento dei problemi e non finalizzata alla creazione di nuove barriere.
Qui tutte le lettere inviate finora al sindaco di Borgaro Torinese.