La proposta dei bus separati avanzata dal sindaco di Borgaro Torinese (ne abbiamo parlato qui) arriva sui tavoli istituzionali. Domani, venerdì 31 ottobre, la questione verrà trattata dal Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica in una riunione convocata dal prefetto di Torino Paola Basilone a cui parteciperanno, oltre al sindaco di Borgaro Claudio Gambino, il primo cittadino di Torino Piero Fassino, la Procura minorile e il Gruppo Torinese Trasporti. Martedì 4 novembre la discussione verrà invece affrontata in Consiglio comunale dalla commissione all’Urbanistica e Trasporti e da quella alla Sanità e Servizi Sociali. Al tavolo saranno presenti il vicesindaco Elide Tisi, l’assessore ai Trasporti Claudio Lubatti e quello alle Politiche della Sicurezza Giuliana Tedesco, i capigruppo in Sala Rossa e il presidente di GTT Walter Ceresa, in quella che dovrebbe essere una vera e propria commissione ad hoc sulla situazione che si è andata creando a Borgaro. Anche se, stando alle dichiarazioni dei rappresentanti politici locali, sembra che l’argomento sarà più ampio: “Il tema sarà l’emergenza rom che in città si manifesta in tanti modi, non solo in strada dell’Aeroporto”, afferma il capogruppo Pd Michele Paolino, che definisce la proposta del sindaco Gambino “una provocazione. Il problema va trattato nella sua complessità, tenendo conto anche delle persone che abitano all’interno dei campi rom, di chi vuole integrarsi. Una prima soluzione potrebbe essere mettere dei controllori fissi sul treno, ma c’è bisogno di diversi tipi di intervento”. I controllori fissi sarebbero in realtà già presenti: la GTT dichiara di aver intensificato i controlli già dal 27 settembre, “attraverso una squadra fissa costituita da controllori ed assistenti alla clientela operativa tutti i giorni della settimana”.
Nel frattempo, la Lega Nord non perde occasione per cavalcare la situazione: il capogruppo leghista nel Consiglio Comunale di Torino Fabrizio Ricca e il consigliere Roberto Carbonero, accompagnati dall’ex-governatore e segretario regionale Roberto Cota e dal consigliere regionale Alessandro Benvenuto, hanno annunciato il lancio di un referendum per chiedere ai torinesi “se vogliono ancora i campi nomadi”, e di una proposta di legge regionale “che trasformi quelle che sono a tutti gli effetti baraccopoli permanenti in una struttura regolamentata e davvero temporanea [..] dove vi sia il pagamento delle utenze ed un controllo dei residenti in entrata ed in uscita”. “La verità – afferma Ricca – è che i problemi tra cittadini e zingari in varie zone del torinese sono la diretta conseguenza di anni di copertura, foraggiamento e fiancheggiamento portato avanti dalle varie amministrazioni di sinistra. L’unica soluzione è lo sgombero”. Da una questione circoscritta a una strumentalizzazione politica a tutto tondo, il passo è breve. Così come appare semplice ridurre tutto a un problema di ordine pubblico, a una presunta “emergenza rom”, quando in realtà la questione è più ampia e complessa: basta guardarla da punti di vista diversi. Qual’è, ad esempio, il pensiero dei rom coinvolti nella situazione che si creata? “Se noi saliamo su un pullman in due e saliamo dietro, i ragazzi non vengono dietro, vanno tutti davanti, e ci guardano così..Ogni minima c…… che fanno, chi è stato, è stato lo zingaro. Se c’è un furto, è stato lo zingaro. Hanno detto che ci sono stati due rom che volevano rapire una bambina. Alla fine chi è stato? Il padre, che ha detto una bugia. Noi qua a Torino in Italia siamo a casa, perché noi siamo tutti nati e cresciuti qua. Noi ci siamo integrati in Italia, ma loro non ci hanno ancora riconosciuto come parte dell’Italia”, affermano alcuni ragazzi residenti nel “campo rom” di Borgaro in un video pubblicato da Il Fatto Quotidiano.
E’ un punto importante, quello toccato dai giovani cittadini rom. Nati in Italia, cresciuti in Italia, segregati in campi monoetnici. E per i quali ora, si ipotizzano servizi ad hoc esclusivamente per loro, nella reiterazione di una visione ghettizzante e escludente. L’esito di politiche di questo tipo non è il miglioramento di una situazione problematica, bensì la sua esasperazione.
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