Il Parlamento europeo vara una norma subito ribattezzata “norma anti-Buonanno“. Una disposizione assunta dal presidente Martin Schulz, in base alla quale, d’ora in poi, qualunque intervento parlamentare ritenuto non appropriato o accompagnato anche solo da una maglietta o da un cartello che possa esprimere più efficacemente e più direttamente un pensiero, un’opinione o una forma di protesta politica e parlamentare, verrà vietato. Cosi stabilisce l’Europa. Nel frattempo, però, in Italia, si attende la data del 19 aprile, quando si discuterà sul procedimento aperto proprio a carico dell’europarlamentare leghista Gianluca Buonanno, coinvolto assieme a Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia e ex ministro della difesa nel governo Berlusconi, in una denuncia per razzismo.
I due, infatti, erano stati denunciati da Marcello Zuinisi, rappresentante dell’associazione Nazione Rom, per razzismo e diffamazione, a seguito di una serie di dichiarazioni fatte durante il programma radiofonico “La Zanzara”, nel periodo tra novembre e dicembre 2014. Affermazioni e giudizi di una gravità inaudita: «I Rom in qualche cromosoma hanno qualcosa che non va, direi proprio che hanno il genoma della delinquenza, sono portati a delinquere», aveva detto Buonanno. «I Rom sono culturalmente dei ladri», rincarava La Russa. Nella sua richiesta di archiviazione del caso, il Pubblico Ministero ha sostenuto la tesi secondo cui la trasmissione radiofonica La Zanzara è “una sorta di zona franca”, dove gli interpellati in trasmissione o gli ascoltatori possono esprimersi senza tabù, senza censure, senza tagli. A questa assurda tesi, si è opposto Marcello Zuinisi, nella richiesta di opposizione all’archiviazione, ed ha ottenuto la convocazione della Camera di Consiglio e il conseguente rinvio a giudizio. Può davvero esistere una “zona franca” dove l’insulto razzista è libero da qualsiasi dazio?