Atto Senato 6-00125
Presentata da PAOLO ROMANI
24 giugno 2015, seduta n.471
Ambito di interesse: agenda europea immigrazione, Consiglio Europeo 25-26 giugno 2015
Il Senato,
udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi,
premesso che:
in un’ottica di difesa della propria sicurezza e di promozione dei propri valori, nel 2013 l’Unione europea ha individuato 3 obiettivi strategici:
– affrontare le minacce (la prevenzione dei conflitti e delle minacce assume un carattere prioritario);
– costruire sicurezza in particolare nei Balcani, nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel Caucaso;
– costruire un ordine internazionale basato su un multilateralismo efficace nel quadro fondamentale della Carta delle Nazioni Unite;
il 25 e 26 giugno 2015, nella riunione del Consiglio europeo si affronteranno dei punti fondamentali riguardanti l’attuazione delle misure concordate nel mese di aprile ultimo scorso per affrontare la questione della migrazione nella regione mediterranea; si valuteranno i progressi sui lavori nel settore della sicurezza interna, in particolare relativamente alla lotta contro il terrorismo; verranno forniti, inoltre, orientamenti ai futuri lavori nel settore della sicurezza e della difesa;
secondo l’ordine del giorno provvisorio presentato, la riunione dovrebbe concludere il semestre europeo 2015 (di presidenza Lettone), discutere della relazione concernente una migliore governance economica nella zona euro, definire orientamenti per i futuri lavori relativi all’agenda digitale e valutare i progressi riguardanti il TTIP;
considerato che:
in occasione del Consiglio giustizia e affari interni (GAI) del 12 e 13 marzo 2015, i Ministri degli affari interni dei Paesi dell’Unione europea hanno posto in rilievo la necessità di un maggiore impegno da parte dell’Unione europea nella regione del Mediterraneo centrale e orientale, oltre che verso le frontiere terrestri dei Balcani occidentali, e hanno convenuto di rafforzare la sorveglianza alle frontiere esterne e di potenziare le risorse e le capacità operative di Frontex, sottolineando che, per proteggere i migranti e salvare le loro vite, occorre che la lotta contro le reti criminali di smugglers e trafficanti resti una priorità;
nella medesima riunione del Consiglio GAI, il Ministro dell’interno italiano ha presentato al Consiglio il “Piano italiano per fronteggiare l’aumento dei flussi migratori dalla sponda Sud del Mediterraneo”, i cui obiettivi sono quelli di una gestione europea della migrazione che poggi sulla condivisione degli oneri connessi alla concessione della protezione umanitaria e sul rafforzamento della cooperazione con i paesi di provenienza e transito. Finalità della proposta è quella di offrire ai migranti un canale di ingresso in Europa regolare e alternativo basato su un sistema di safeharbours (porti sicuri), ossia di centri per la gestione delle richieste di asilo istituiti nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo, da cui i richiedenti potrebbero inoltrare la loro domanda in modo da essere equamente ripartiti fra tutti i Paesi europei;
ricordato che:
nel 2014, i conflitti e le persecuzioni hanno causato una crescita continua di movimenti migratori, con una media giornaliera di 42.500 persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni e a cercare protezione altrove, sia entro i confini del loro proprio paese o in altri (si rammenta che nel 2013 le persone furono 32.200, nel 2012 23.400, nel 2011 14.200 e nel 2010 10.900. Oltre la metà (53 per cento) di tutti i rifugiati in tutto il mondo nel corso del 2014 sono giunti da soli tre paesi: Siria (3,88 milioni), Afghanistan (2.590.000), e Somalia (1.110.000);
se nel 2013, l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) annunciava che 51,2 milioni di persone sono state costrette a spostamenti forzati, nel 2014 questo dato è aumentato sino a raggiungere i 59,5 milioni di persone (in particolare: 19,5 milioni di rifugiati, 1,8 milioni di richiedenti asilo, 14,4 milioni di persone assistite dall’UNHCR). Oltre la metà (53 per cento) di tutti i rifugiati in tutto il mondo nel corso del 2014 sono giunti da soli tre paesi: la Siria – 3,88 milioni, l’Afghanistan – 2.590.000, e la Somalia – 1.110.000). Le persecuzioni, i conflitti, le violenze generalizzate e le violazioni dei diritti umani hanno dato vita ad una ‘nazione di sfollati’, che rappresenta il 24 ° stato più grande al mondo;
evidenziato che:
il 28 aprile 2015, la Commissione europea ha presentato l’Agenda europea sulla sicurezza interna per il periodo 2015-2020, che individua quali sfide della massima urgenza la prevenzione del terrorismo e la lotta alla radicalizzazione, la lotta alla criminalità organizzata e l’attività di contrasto alla criminalità informatica. Obiettivo dell’Agenda è quello di aiutare gli Stati membri a cooperare in questo campo, prevedendo:
– nella lotta alla radicalizzazione, un rafforzamento dello scambio di esperienze tra i professionisti direttamente coinvolti nella prevenzione a livello locale;
– l’aggiornamento della decisione quadro sulla lotta al terrorismo, con l’obiettivo di fornire un quadro giuridico più coerente per affrontare il fenomeno dei combattenti stranieri in maniera completa;
– il taglio ai finanziamenti dei criminali, attraverso l’adozione di nuove disposizioni legislative che possano efficacemente contrastare il finanziamento del terrorismo e migliorare la confisca dei beni derivati da attività criminali;
– il rafforzamento del dialogo con il settore delle tecnologie dell’informazione, attraverso l’adozione di nuove misure e gruppi di coordinamento che siano in grado di contrastare e combattere la propaganda terroristica su internet e sui social tecnologie di cifratura;
– il rafforzamento del quadro giuridico sulle armi da fuoco: una decisa azione di contrasto al traffico illegale;
– l’aggiornamento degli strumenti di lotta alla criminalità informatica, con l’obiettivo del superamento degli ostacoli alle indagini penali on line;
– il miglioramento delle capacità di Europol, attraverso la creazione di un centro europeo antiterrorismo che possa aiutare Europol ad intensificare il proprio sostegno alle autorità di contrasto nazionali;
il 13 maggio 2015 l’Unione europea ha adottato l’Agenda europea sulla migrazione, con i seguenti obiettivi:
– triplicare le capacità e i mezzi delle operazioni congiunte di Frontex, Triton e Poseidon, nel 2015 e nel 2016. È stato adottato un bilancio rettificativo per il 2015 che non assicura neanche i fondi necessari: un totale di 89 milioni di euro, comprensivo di 57 milioni di euro per il Fondo Asilo, migrazione e integrazione e 5 milioni di euro per il Fondo Sicurezza interna in finanziamenti di emergenza destinati agli Stati membri in prima linea, mentre entro fine maggio sarà presentato il nuovo piano operativo Triton;
– proporre per la prima volta l’attivazione del sistema di emergenza previsto all’articolo 78, paragrafo 3, del TFUE per aiutare gli Stati membri interessati da un afflusso improvviso di migranti. Entro la fine di maggio la Commissione proporrà un meccanismo temporaneo di distribuzione nell’UE delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale. Entro la fine del 2015 seguirà una proposta di sistema permanente UE di ricollocazione in situazioni emergenziali di afflusso massiccio;
– proporre entro fine maggio un programma di reinsediamento UE per offrire ai rifugiati con evidente bisogno di protezione internazionale in Europa 20 000 posti distribuiti su tutti gli Stati membri, grazie a un finanziamento supplementare di 50 milioni di EUR per il 2015 e il 2016;
– preparare un’eventuale operazione di politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti e contrastare il traffico di migranti, nel rispetto del diritto internazionale;
l’Agenda è costituita dai seguenti pilastri:
– riduzione degli incentivi alla migrazione irregolare, in particolare distaccando funzionari di collegamento europei per la migrazione presso le delegazioni dell’UE nei Paesi terzi strategici; modificando la base giuridica di Frontex per potenziarne il ruolo in materia di rimpatrio; varando un nuovo piano d’azione con misure volte a trasformare il traffico di migranti in un’attività ad alto rischio e basso rendimento e affrontando le cause profonde nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e dell’assistenza umanitaria;
– gestione delle frontiere: salvare vite umane e rendere sicure le frontiere esterne, soprattutto rafforzando il ruolo e le capacità di Frontex; contribuendo al consolidamento delle capacità dei paesi terzi di gestire le loro frontiere; intensificando, se e quando necessario, la messa in comune di alcune funzioni di guardia costiera a livello UE;
– onorare il dovere morale di proteggere: una politica comune europea di asilo forte. La priorità è garantire l’attuazione piena e coerente del sistema europeo comune di asilo, promuovendo su base sistematica l’identificazione e il rilevamento delle impronte digitali, con tanto di sforzi per ridurne gli abusi rafforzando le disposizioni sul paese di origine sicuro della direttiva procedure; valutando ed eventualmente riesaminando il Regolamento Dublino nel 2016, riesame che noi chiediamo con forza;
– prosecuzione di una politica di migrazione legale, con l’obiettivo che l’Europa, nel suo declino demografico, resti una destinazione allettante per i migranti, migliorando il sistema Carta blu, ridefinendo le priorità delle politiche di integrazione Europee, aumentando al massimo i vantaggi della politica migratoria per le persone e i paesi di origine, anche rendendo meno costosi, più rapidi e più sicuri i trasferimenti delle rimesse;
l’emergenza causata dall’aumento dei flussi migratori verso il nostro Paese – considerate anche le ultime polemiche sull’opportunità di rivedere ed aggiornare Frontex – impone una particolare attenzione da parte dell’Europa, nella consapevolezza della loro rilevanza per il futuro dell’Unione e della necessità di sostenere gli sforzi compiuti dai paesi come l’Italia, che fungono da frontiera “esterna” dell’Unione (alla data 8 giugno 2015, in Italia sono 76.486 i migranti presenti nei centri temporanei, nei centri di accoglienza per richiedenti asilo, nelle diverse strutture messe a disposizione dalla rete di amministrazioni locali – sistema Sprar. Quasi il 45 per cento di queste presenze sono concentrate nelle Regioni del sud del Paese);
nel giugno 2014 il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a rivedere la strategia di sicurezza interna dell’UE del 2010 e ad aggiornarla entro la metà del 2015. Il Consiglio “giustizia e affari interni” del dicembre 2014 ha definito le proprie priorità per l’aggiornamento della strategia;
considerato che:
il 22 giugno 2015, i Ministri degli esteri dell’Unione europea hanno approvato la missione navale contro il traffico di migranti nel Mediterraneo, denominata “EUNavfor Med”, che sarà guidata dall’ammiraglio italiano, Enrico Credendino, con sede a Roma; l’obiettivo della missione che sarà operativa a partire dalla prima settimana di luglio, è di arginare l’arrivo di migranti, con la possibilità in ultima analisi di distruggere le imbarcazioni usate dalla criminalità organizzata, e sarà articolata in tre fasi: raccolta di informazioni; ricerca e cattura di imbarcazioni sospette; possibilità di disporre dei barconi preferibilmente prima dell’uso;
la prima fase della missione riguarderà solo il dispiegamento di navi e velivoli di 14 Paesi, dal Regno Unito alla Slovenia, in acque internazionali di fronte alla Libia, e la raccolta di informazioni di intelligence sulle reti degli scafisti, con una spesa stimata nei primi due mesi di 11,82 milioni di euro; per poter avviare la seconda fase e la terza sarà indispensabile l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, un accordo con la Libia e un’ulteriore approvazione dei parlamenti di alcuni Paesi coinvolti;
è in fase di negoziazione tra i Paesi membri, un accordo, che sarà siglato al prossimo Consiglio europeo del 25 e 26 giugno, sulla ridistribuzione in tutta Europa di 40.000 asilanti arrivati in Italia e Grecia, verso gli altri Stati dell’UE;
non si precisa se il meccanismo della ridistribuzione sia obbligatorio;
ricordato che:
l’Unione europea ha avviato una politica di impegno progressivo e stretto con l’Ucraina che comprende un graduale processo verso l’associazione politica e l’integrazione economica, tenuto conto che l’Ucraina è un paese partner prioritario nell’ambito della Politica europea di vicinato (PEV/ENP) e del Partenariato orientale (PO/EaP); l’azione dell’Unione europea è indirizzata a proteggere l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e a garantire un futuro stabile, prospero e democratico per tutti i suoi cittadini;
a seguito dell’aggravarsi della situazione ucraina, con la Decisione 2014/145/PESC del 17 marzo 2014, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina;
l’Unione europea ha successivamente adottato ulteriori misure restrittive in considerazione delle azioni della Federazione Russa che destabilizzano la situazione in Ucraina (Decisione 2014/512/PESC del Consiglio del 31 luglio 2014 concernente le misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina; Regolamento (UE) N. 833/2014 del Consiglio del 31 luglio 2014 concernente le misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina; Decisione 2014/658/PESC del Consiglio dell’8 settembre 2014 che modifica la decisione 2014/145/PESC concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina; Decisione 2014/659/PESC del Consiglio dell’8 settembre 2014 che modifica la Decisione 2014/512/PESC concernente misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina; Regolamento (UE) N. 960/2014 del Consiglio dell’8 settembre 2014 che modifica il Regolamento (UE) n. 833/2014 concernente misure restrittive in considerazione di azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina; Regolamento (UE) n. 961/2014 del Consiglio dell’8 settembre 2014 che attua il Regolamento (UE) n. 269/2014 concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina; Regolamento (UE) n. 1290/2014 del Consiglio del 4 dicembre 2014 che modifica il Regolamento (UE) n. 960/2014, che modifica il Regolamento (UE) n. 833/2014 concernente misure restrittive UE nei confronti della Russia);
le sanzioni economiche decise dall’Unione europea rimarranno in vigore fino al ripristino del controllo delle frontiere orientali da parte dell’Ucraina, e almeno fino al 31 gennaio 2016. Tali misure restrittive:
– limitano l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’UE ai cinque maggiori enti finanziari russi di proprietà dello Stato e alle loro filiali controllate a maggioranza stabilite al di fuori dell’UE, nonché a grandi società russe, tre attive nel settore energetico e tre in quello della difesa;
– impongono un divieto di esportazione e di importazione per quanto riguarda il commercio di armi;
– stabiliscono un divieto di esportazione per i beni a duplice uso per impiego militare o per utilizzatori finali militari nella Federazione Russa;
– limitano l’accesso russo a determinati servizi e tecnologie sensibili che possono essere utilizzati per la produzione e la prospezione del petrolio;
in risposta alle suddette sanzioni, il Governo della Federazione Russa ha emanato numerose contro-sanzioni che hanno pesanti ripercussioni per l’UE, e in particolare per l’Italia, minando duramente l’export italiano (secondo l’Istat ad aprile 2015 le vendite di prodotti italiani verso la Federazione Russa hanno registrato una flessione del 29,5 per cento, con deficit commerciali per 711 milioni di euro. Nello stesso periodo, sono diminuite anche le importazioni dalla Federazione Russa, che ad aprile 2015 hanno registrano un -10 per cento) e pregiudicando le prospettive di future collaborazioni;
in particolare, una recente inchiesta dei più importanti quotidiani europei valuta, solo per l’Italia, una perdita di 215.000 posti di lavoro e 11 miliardi e 800 milioni di perdita di valore aggiunto della produzione nel lungo periodo; per l’Europa, sono a rischio 2 milioni di posti di lavoro e 100 miliardi di euro;
con la Risoluzione n° 778 del 7 agosto 2014, la Federazione Russa ha disposto l’embargo, per un anno, di determinati prodotti agro-alimentari (tra i quali figurano carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura prodotte – come attestato dal certificato di origine della merce), originari di Stati Uniti, Paesi membri dell’ Unione europea, Canada, Australia e Norvegia, in attuazione al decreto presidenziale del 6 agosto 2014 n° 560 sull’ “applicazione di alcune misure economiche speciali per garantire la sicurezza della Federazione Russa”. A questo si aggiunga l’esclusione, nei bandi pubblici, della partecipazione di produttori occidentali di macchinari che si possono impiegare nell’esplorazione di materie prime, nella manutenzione urbana e nel settore edilizio;
l’introduzione di nuove sanzioni da parte dei Paesi occidentali è stata ampiamente criticata dal Governo della Federazione Russa, perché considerata controproducente e non in linea con il Protocollo di Minsk del 5 settembre 2014, siglato per risolvere la crisi dell’Ucraina orientale;
le misure compensative straordinarie adottate in questi mesi dalla Commissione europea, a sostegno dei settori colpiti dall’embargo russo sui prodotti dell’Unione (in particolare quello agroalimentare) – tra cui sostegni finanziari per il ritiro dal mercato della merce in eccesso e finanziamenti straordinari per programmi di promozione su mercati terzi alternativi a quello russo-, si sono rivelate insufficienti perché coprono i danni in modo parziale;
la reazione alle sanzioni sta registrando, altresì, l’effetto di peggiorare nel lungo periodo il grado di concorrenzialità del mercato italiano, con l’evidente rischio di danni permanenti alla nostra economia, anche quando la situazione internazionale dovesse normalizzarsi;
con riferimento all’Italia, la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento energetico è storicamente molto elevata: il gas copre quasi il 50 per cento dell’attività di generazione elettrica e il 35 per cento dei consumi privati;
dalle stime SACE emerge che:
– quasi 1/3 delle importazioni di gas provengono dalla Federazione Russa, percentuale che nell’ultimo anno è considerevolmente aumentata a seguito della temporanea interruzione di importazioni dalla Libia e della riduzione dei quantitativi dall’Algeria;
– nonostante l’attuale fase di incertezza economica che sta attraversando la Federazione Russa, questa resta un mercato ad alto potenziale per le aziende italiane, che hanno registrato negli ultimi anni una quota di mercato costantemente al di sopra del 4 per cento;
il Documento di economia e finanza del 2015 si dimostra, a distanza di tre mesi:
– un documento con prospettive limitate, senza una strategia di politica economica capace di far uscire il Paese dalla crisi;
– poco prudenziale, senza scelte di natura realmente espansiva, di sostegno alla domanda e ai redditi;
– irragionevolmente ottimistico, sostenendo che una ripresa sia possibile in forza anche di alcuni fattori esogeni che giocherebbero a favore dell’Italia, quali: il calo del prezzo del petrolio, la diminuzione dello spread, l’impatto del quantitative easing della Banca Centrale Europea (BCE);
– un documento che sopravvaluta esageratamente l’impatto dei futuri progetti di riforme strutturali, tenuto conto che la crescita economica dell’Italia continua a rimanere nell’ordine dello “0,” cioè l’Italia non ha superato la stagnazione economica e le esportazioni favorevoli non possono essere prese come riferimento perché il Governo dichiari che l’Italia è entrata con certezza in una fase di ripresa economica;
rilevato che:
assume toni sempre più drammatici il problema dei minori stranieri non accompagnati. Si tratta di minori privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili, in base alle leggi vigenti nel nostro ordinamento, e che non possono essere espulsi se non per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato;
occorre ricordare che i minori, anche se entrati irregolarmente in Italia, sono titolari di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia e resa esecutiva con legge n. 176 del 1991,
impegna il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015:
con riferimento al tema dell’immigrazione:
a chiedere che il Consiglio si impegni a valutare con cadenza semestrale i risultati conseguiti dall’applicazione dell’Agenda europea sulla migrazione al fine di contribuire a creare una nuova ed efficiente politica sull’immigrazione, per far sì che l’Italia non rimanga più sola ad affrontare gli oneri della difesa della frontiera mediterranea dell’Europa, per esempio con la costituzione di un corpo comune di polizia frontaliera nonché a rafforzare la cooperazione con i partner regionali e internazionali a fini di contrasto del terrorismo;
a chiedere al Consiglio l’impegno ad aprire da subito una riflessione in seno all’Unione europea finalizzata ad una revisione delle clausole del Regolamento di Dublino III;
a impegnarsi affinché, dopo l’approvazione da parte dei Ministri degli esteri dell’Unione, avvenuta il 22 giugno, della Fase 1 dell’Operazione EUNAVFOR MED, venga approvata in una unica votazione una risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU che autorizzi le fasi 2 e 3 di EUNAVFOR MED;
a prevedere che, in mancanza di un reale e concreto impegno degli altri Paesi europei, venga sottratto il costo che l’Italia sopporta per far fronte da sola all’emergenza immigrazione dal contributo che il nostro Paese versa annualmente all’Unione europea;
a far sì che l’accordo sulla ridistribuzione dei richiedenti asilo, che sarà siglato al prossimo Consiglio europeo, sia vincolante per i Paesi membri dell’Unione europea;
con riferimento alla situazione di tensione tra l’Ucraina e la Federazione Russa,
a sostenere la necessità di attivare azioni diplomatiche da parte dell’Unione europea che possano contribuire a creare un nuovo slancio politico, in particolare sotto gli auspici dell’OSCE, al fine di garantire la sicurezza del confine russo-ucraino e di giungere ad una soluzione politica sostenibile del conflitto che non produca tensioni con la Federazione Russa, nel rispetto dell’indipendenza e della sovranità dell’Ucraina;
ad adoperarsi per una riflessione profonda sulle sanzioni alla Federazione Russa e per un riesame del sistema sanzionatorio;
con riferimento alle questioni economiche e di coesione tra i Paesi dell’Unione europea:
a perseguire un ruolo per l’Europa quale attore globale in grado di realizzare un più marcato cammino verso l’armonizzazione delle normative interne degli Stati membri, ed in particolare un ulteriore, concreto sviluppo delle politiche sociali;
a modificare le politiche stringenti del patto di stabilità, per esempio escludendo dai limiti oggi previsti la parte dedicata agli investimenti, per trasformarlo in un autentico patto per la crescita, l’occupazione e la formazione, chiudendo definitivamente la stagione della cieca austerità;
a contribuire alla costruzione di una politica energetica europea che tenga conto e valorizzi la posizione strategica del nostro Paese all’interno degli scenari geopolitici e delle grandi reti di approvvigionamento e distribuzione energetica;
a riferire in Aula sugli esatti contenuti della proposta dei Quattro Presidenti, con particolare attenzione alla previsione di una progressiva cessione di sovranità nazionale in nome di una maggiore armonia e interazione tra le economie dei Paesi europei;
con riferimento al dibattito sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC):
a proseguire con assoluta determinazione il processo di riflessione strategica sugli obiettivi e sulle priorità in materia, con particolare riferimento al rafforzamento dell’Agenzia europea per la difesa, alla riduzione delle inefficienze e alla creazione di sinergie, finalizzate ad una migliore gestione delle problematiche esistenti;
ad intraprendere una azione risolutiva da parte dell’Unione europea nei confronti dei Paesi del Mediterraneo, con una politica di sicurezza comune volta a supportare efficacemente l’azione di contrasto all’espansione e alle infiltrazioni del cosiddetto “Stato Islamico”;
con riferimento alla Politica europea di vicinato (PEV/ENP) e con particolare riguardo al Mediterraneo:
a sostenere fermamente la “dimensione meridionale” della PEV, nella convinzione che è proprio dalla sponda Sud del Mediterraneo che provengono per l’Europa i principali rischi sistemici, sotto i profili politico, economico, di sicurezza e migratorio;
ad assumere iniziative volte a individuare soluzioni concrete delle specifiche problematiche dei minori stranieri non accompagnati.
(6-00125)
Paolo ROMANI, BERNINI, BRUNO, FLORIS, PELINO, GIRO, MALAN, GASPARRI.
In parte accolta, in parte respinta
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=38049