Atto Senato 6-00124
Presentata da ELENA FATTORI
24 giugno 2015, seduta n.471
Ambito di interesse: agenda europea immigrazione, Consiglio Europeo 25-26 giugno 2015
Il Senato,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles nei giorni 25 e 26 giugno prossimi venturi;
premesso che:
nella notte del 18 aprile scorso un’imbarcazione salpata dalla Libia con a bordo centinaia di migranti naufraga nel canale di Sicilia. L’affondamento provoca 24 vittime accertate e un numero compreso tra 700 e 900 dispersi. Solamente 28 le persone che si sono salvate;
questa è stata definita la più grave tragedia avvenuta nel Mediterraneo e, sull’onda dell’emozione suscitata nell’opinione pubblica, il Consiglio europeo straordinario dello scorso 23 aprile nella sua dichiarazione finale aveva auspicato il rafforzamento delle operazioni europee in mare Triton e Poseidon, ulteriori iniziative contro i trafficanti di esseri umani, un nuovo programma di rimpatri che assicuri un celere rientro dei migranti illegali e soprattutto azioni volte a rafforzare la solidarietà e la responsabilità interne dando effettiva attuazione al sistema europeo comune di asilo e valutando opzioni per l’organizzazione di una ricollocazione di emergenza fra tutti gli Stati membri, su base volontaria, con un progetto pilota volontario in materia di reinsediamento;
sulla stessa linea si è mosso il Parlamento europeo che in seduta plenaria, il 29 aprile 2015, ha approvato una risoluzione sulle tragedie nel Mediterraneo e sulle politiche dell’UE in materia di migrazione e asilo. Il Parlamento europeo ha esortato l’Unione ad ampliare l’ambito di intervento e il mandato per le operazioni di ricerca e soccorso a livello di Unione europea, potenziare i contributi degli Stati membri nei programmi di reinsediamento e fissare una quota vincolante per la ripartizione dei richiedenti asilo fra tutti gli Stati membri;
lo scorso 13 maggio la Commissione europea, accogliendo anche gli orientamenti espressi dal Consiglio e dal Parlamento europei, con la comunicazione 240 ha ufficializzato le misure da adottare nell’ambito della nuova Agenda europea sulla migrazione basata sull’approccio al problema migratorio ispirato alla solidarietà e ai valori etici;
nella consapevolezza che l’Unione europea non può restare indifferente alla continua perdita di vite umane nelle acque del Mar Mediterraneo, la Commissione europea ha predisposto un’agenda che si basa su una serie di precise azioni: il salvataggio delle vite umane, il contrasto alle reti criminali di trafficanti, la ricollocazione e il reinsediamento dei migranti in arrivo in Europa e il rafforzamento della cooperazione nei Paesi di origine e di transito;
secondo la comunicazione 240, le attività di ricerca e soccorso in mare dovranno essere intensificate fino a ripristinare il livello di intervento che garantiva l’operazione italiana Mare Nostrum e per questo è stato previsto di triplicare la dotazione delle operazioni congiunte Triton e Poseidon di Frontex, attraverso un bilancio rettificativo per il 2015 e una nuova proposta per il 2016, in modo da coordinare il sostegno operativo alle frontiere degli Stati membri sotto pressione migratoria come l’Italia, Malta e Grecia e aiutare a salvare i migranti in mare;
al fine di sgominare le reti criminali che sfruttano la vulnerabilità dei migranti nell’ambito delle operazioni di politica di sicurezza e difesa comune, il Consiglio dei ministri degli esteri e della difesa UE ha varato, con voto all’unanimità nella riunione del 22 giugno 2015, l’operazione Eunavfor Med, che opererà sotto l’egida delle Nazioni Unite, di cui si attende la risoluzione del Consiglio di sicurezza, e sotto comando italiano con il quartier generale stabilito a Roma. L’operazione dispiegherà mezzi navali e aerei da ricognizione europei al largo della Libia in una prima fase per la sorveglianza e il pattugliamento del Mediterraneo centro-meridionale al fine di individuare le reti dei trafficanti di uomini, in una seconda fase per la ricerca e il sequestro dei barconi e nella terza fase dell’operazione per la distruzione di quest’ultimi prima del loro utilizzo, quindi prima della fattiva partenza dalle coste libiche. Sebbene l’operazione non sia pensata per il soccorso delle vite umane, inevitabilmente i mezzi navali impiegati si dovranno confrontare con il salvataggio in mare, per questo si sta predisponendo un centro di comando mobile che possa servire per le prime cure mediche, per cui l’Italia ha messo a disposizione la nave ammiraglia Cavour;
sulla base dell’articolo 78.3 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la Commissione europea ha proposto l’attivazione di un meccanismo temporaneo per la distribuzione delle persone con evidente bisogno di protezione internazionale, in modo da garantire la partecipazione equa ed equilibrata di tutti gli Stati membri allo sforzo comune di fronteggiare i flussi migratori, che come da previsioni potrebbero intensificarsi nei mesi estivi per le più favorevoli condizioni di navigazione. E’ questo un primo passo, seppur debole, propedeutico per un sistema permanente per la condivisione tra gli Stati membri della responsabilità nei confronti dei numerosi rifugiati e richiedenti asilo che verrà delineato da una proposta legislativa che la Commissione europea presenterà entro la fine del 2015;
secondo le intenzioni della Commissione, l’Unione europea dovrebbe operare anche in sostegno all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), prevedendo non solo il ricollocamento delle persone che si trovano già in territorio europeo, ma anche il reinsediamento di 20.000 persone l’anno da qui al 2020, che non possono essere lasciate in condizioni di insicurezza nel loro Paese e in balia delle reti criminali;
inoltre l’Unione europea dovrebbe intensificare la sua azione di cooperazione nelle regioni di origine e di transito, prevenendo le partenze cariche di rischi, rafforzando i programmi di sviluppo e protezione regionale, cominciando dall’Africa settentrionale e dal Corno d’Africa, e la migrazione assurgerà a componente specifica delle missioni di politica di sicurezza e di difesa comune già in corso in Paesi come il Niger e il Mali, che saranno rafforzate sotto l’aspetto della gestione delle frontiere;
considerato che:
la condivisione dell’emergenza immigrazione su base europea e il ricollocamento di, appena, 40.000 profughi giunti in Italia e Grecia fra Stati membri ha visto emergere delle posizioni critiche da parte di numerosi Paesi, gli stati Baltici, la Polonia, la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna, ma anche Portogallo, Bulgaria e Ungheria;
non condivisi sono l’obbligatorietà delle quote, richiesta dal Parlamento europeo, in una mera logica di consenso elettorale in considerazione dell’aumentata ostilità verso il fenomeno migratorio al quale viene spesso erroneamente attribuito un concorso di colpa nella grave crisi economica che attraversa gran parte dei Paesi europei, e i criteri adottati per stabilirle legati a popolazione, prodotto interno lordo, tassi di disoccupazione e numero di domande di asilo già accolte;
nella riunione del Consiglio giustizia e affari interni del 16 giugno 2015 i ministri degli interni dell’UE hanno raggiunto una prima condivisione sulla necessità di rendere vincolante, ma previa accettazione su base volontaria, il sistema delle quote, sulla cui quantificazione c’è ancora da discutere e spetterà ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea ad arrivare a una scelta unitaria;
i fatti che si sono verificati al confine tra Francia e Italia a pochi giorni dalla riunione dei Capi di Stato e di Governo sono esemplificativi delle tensioni politiche sull’ondata massiccia di flussi migratori e stanno mostrando come tra l’interesse europeo e quello nazionale, prevalga quest’ultimo;
è noto che il regolamento (UE) n. 604/2013, il cosiddetto Dublino III, stabilisce i criteri e i meccanismi per la determinazione dello Stato membro competente per la domanda di protezione internazionale in modo che la domanda sia presentata ed esaminata in un solo Stato membro;
l’applicazione del sistema Dublino è responsabilità degli Stati membri, i quali dovrebbero assegnare le risorse necessarie per aumentare il numero di trasferimenti e ridurre i ritardi, applicare in modo attivo e coerente le clausole di ricongiungimento familiare e fare un uso più ampio e regolare delle clausole discrezionali che consentono di esaminare direttamente una domanda di asilo allentando la pressione sui Paesi in prima linea;
il sistema Dublino, proprio perché l’applicazione spetta ai singoli Stati membri, ha mostrato alcune criticità di funzionamento: nel 2014 solo cinque Stati membri hanno trattato il 72 per cento di tutte le domande di asilo presentate nell’UE;
nella nuova Agenda europea sulla migrazione la Commissione si è resa disponibile a fornire una maggiore assistenza agli Stati membri, tramite l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) che aiuterà gli Stati membri con la creazione di una rete nazionale di unità “Dublino”;
in attesa di una revisione del sistema europeo di asilo, proprio per far fronte all’emergenza che l’Italia e Grecia stanno affrontando in questi mesi e affronteranno in quelli a venire, la Commissione europea ha predisposto con la proposta di decisione COM(2015) 286 una deroga a quanto previsto dall’articolo 13, paragrafo 1, del regolamento (UE) n. 604/2013 e alle fasi procedurali di cui agli articoli 21, 22 e 29 del medesimo regolamento. Le misure temporanee proposte riguardano, in primo luogo, la ricollocazione dall’Italia e dalla Grecia negli altri Stati membri dei richiedenti protezione internazionale che risultano prima facie avere un evidente bisogno di protezione internazionale. Gli Stati membri di ricollocazione diventano competenti per l’esame della domanda della persona da ricollocare;
le misure di ricollocazione sono temporanee e hanno una durata di due anni, periodo in cui Italia e Grecia devono elaborare una tabella di marcia che comprenda misure adeguate nei settori dell’asilo, della prima accoglienza e del rimpatrio dirette a migliorare le capacità, la qualità e l’efficacia dei loro sistemi in questi settori;
se il Consiglio non deciderà di adottare la decisione proposta dalla Commissione, il regolamento Dublino III permette in ogni caso di superare le sue stesse criticità applicando le clausole discrezionali di cui all’articolo 17, secondo cui ciascun Stato membro può decidere di esaminare una domanda di protezione internazionale anche se tale domanda non gli compete. Una clausola questa che può scattare per motivi umanitari primi fra tutti il ricongiungimento di persone legate da qualsiasi vincolo di parentela, motivi familiari e culturali e permetterebbe di facilitare i ricongiungimenti familiari dei migranti, che arrivano sì in Italia, ma la loro meta è un altro Stato membro;
considerato, inoltre, che:
per il Consiglio europeo del 25 e 26 giugno prossimo venturo è in agenda anche una valutazione dei rapporti tra Ucraina e Russia. Sono noti in queste settimane casi di provocazioni militari di caccia russi sul Mar Baltico e un rafforzamento delle esercitazioni della Nato sul fronte orientale, tanto che nella giornata del 17 giugno corrente mese i 28 ambasciatori della UE hanno deciso di prolungare fino alla fine di gennaio 2016 le sanzioni alla Russia, che sarebbero scadute alla fine di luglio;
le sanzioni in vigore vietano l’accesso ai mercati e al credito europeo per banche e compagnie russe partecipate dallo stato, inoltre bloccano l’export di armi anche tecnologiche e beni utili al settore energetico. Si calcola che con il prolungamento delle sanzioni le perdite di esportazioni totali per l’Italia raggiungano il valore di circa 3 miliardi di euro su un totale di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi, per non citare i danni nel settore agroalimentare, dell’abbigliamento, dell’automazione e della pesca, in questo caso per il fermo-pesca dovuto al periodico intensificarsi delle esercitazioni militari della NATO nel Mar Tirreno;
tra i punti all’ordine del giorno della riunione dei Capi di Stato e di Governo, vi sarà anche l’esame dello stato delle trattative sul trattato di libero commercio tra Stati Uniti e Unione europea, il cosiddetto TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership);
sugli effetti di questo accordo permangono numerose insidie e dubbi e si riscontra la necessità di un ampliamento sostanziale della partecipazione democratica nella ricerca di soluzioni condivise. Tra gli elementi di criticità sicuramente la clausola cosiddetta ISDS “Investor to state dispute settlement” che se nasce con l’intenzione di difendere gli investitori nei casi di discriminazione o esproprio, è stata oggetto di un uso distorto da parte di alcune multinazionali con ricadute nelle politiche pubbliche;
l’arbitrato ISDS permetterebbe alle imprese di denunciare i Governi in caso di leggi e normative che impattino sui loro profitti. Tale clausola andrebbe eliminata perché potrebbe limitare la sovranità degli Stati membri dell’UE. Lo stallo del Parlamento europeo sul dibattito sul TTIP e il rinvio delle votazioni sono sintomo delle criticità dell’accordo e delle divisioni delle forze politiche europee su un argomento così cruciale che influenzerà le relazioni economiche e commerciali future;
se il Parlamento europeo è di fatto bloccato sul voto sulla risoluzione sul TTIP, sul fronte statunitense la strada è altrettanto in salita. Il Congresso americano ha bocciato la cosiddetta “Fast Track” ovvero un pacchetto di poteri speciali conferiti al Presidente per negoziare e concludere gli accordi internazionali di libero scambio, che di fatto blocca il Trans-Pacific Partnership (TPP), che avrebbe creato la più estesa zona di libero scambio al mondo, e rischia di far rallentare, se non di far naufragare, anche l’accordo commerciale con l’Europa,
impegna, quindi, il Governo:
ad attivarsi in ogni sede dell’Unione europea al fine di giungere a una posizione condivisa sulla riallocazione dei migranti così come previsto dall’Agenda europea sulla migrazione e nel contempo a sostenere il superamento dell’attuale quadro normativo di “Dublino III” al fine di creare un sistema di asilo europeo che consenta un’equa ripartizione degli oneri tra tutti gli Stati membri e non solo per quelli di primo ingresso nel territorio dell’Unione europea;
nel quadro normativo vigente a farsi promotore nell’immediato di un sistema di accoglienza europeo che favorisca i ricongiungimenti familiari e l’applicazione dell’articolo 17 del regolamento (UE) n. 604/2013 per evidenti motivi umanitari, nonché attivare i meccanismi previsti dalla direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi;
a evidenziare in tutte le sedi opportune la rigidità delle posizioni assunte dalla Francia al confine con l’Italia disattendendo di fatto al regime solidaristico e di mutua assistenza che avrebbe dovuto permeare la politica dell’Unione europea, secondo i principi dei suoi padri fondatori;
a chiedere che nel piano di rafforzamento delle operazioni Triton e Poseidon su tutte le navi impiegate siano replicati gli standard di prima accoglienza, previsti sulle navi italiane nel corso dell’operazione Mare Nostrum, prevedendo già a bordo una prima identificazione dei migranti, interventi sanitari, psicologici, interventi di carattere informativo su diritti e doveri, garantendo particolari tutele per i soggetti maggiormente vulnerabili come minori non accompagnati (per cui le successive procedure di nomina di un tutore dovranno essere le più celeri possibili), vittime di tortura, donne in gravidanza o che hanno subito mutilazioni genitali, anziani, così da consentire alle autorità a terra di predisporre al meglio le operazioni di accoglienza;
in caso di mancata condivisione da parte degli altri Stati membri dell’emergenza sui flussi migratori con un’adeguata riallocazione dei migranti, ad applicare quanto previsto dall’articolo 5 comma 6 del decreto legislativo del 25 luglio 1998 n. 286 (Testo unico immigrazione) che permette il rilascio di permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari valevoli per la libera circolazione nello spazio Schengen ai sensi dell’aggiornamento dell’elenco dei permessi di soggiorno di cui all’articolo 2, paragrafo 15, del regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale europea del 27 maggio 2011;
in una più ampia revisione della politica europea della migrazione, a richiedere, inoltre, un aggiornamento da parte della Commissione europea dell’elenco dei permessi di soggiorno, sopra citato, di cui all’articolo 2, paragrafo 15, del regolamento (CE) n. 562/2006 al fine di includervi anche i permessi di soggiorno temporanei a seguito di richiesta di protezione internazionale, rilasciati dagli Stati membri per soggiornare nel loro territorio non abilitati alla libera circolazione nello spazio Schengen;
a farsi promotore di una progressiva riduzione delle sanzioni economiche nei confronti della Russia che producono effetti negativi sulle nostre esportazioni e ad adoperarsi nelle competenti sedi europee per ottenere adeguate compensazioni economiche per i settori danneggiati;
in merito all’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, a garantire il massimo livello di trasparenza in tutte le fasi delle trattative, a rivedere la tempistica di conclusione del Trattato, supportare nelle sedi competenti l’eliminazione della previsione della cosiddetta clausola ISDS e nel contempo sostenere uno studio sull’impatto nei 28 Stati membri, finanziato dall’Unione europea, per valutare gli effetti sull’economia nazionale e sulla tutela del Made in Italy.
(6-00124)
FATTORI, MARTON, DONNO, CRIMI, BERTOROTTA, AIROLA, BLUNDO, BOTTICI, BUCCARELLA, BULGARELLI, CAPPELLETTI, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, ENDRIZZI, FUCKSIA, GAETTI, GIROTTO, LEZZI, MANGILI, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, NUGNES, PAGLINI, PETROCELLI, PUGLIA, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA, TAVERNA.
Votata per parti, in parte accolta, in parte respinta
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=38048