Atto Camera
Presentata da: SPERANZA Roberto
18 marzo 2015, seduta n. 394
Ambito di interesse: Consiglio Europeo 19-20 marzo 2015
La Camera,
premesso che:
la riunione del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 19 e 20 marzo 2015 avrà in agenda i temi della crescita e dell’occupazione, gli orientamenti per la costruzione di un’unione dell’energia nonché le questioni di politica estera, in particolare quelle relative al processo del partenariato orientale, alla crisi libica e alla situazione ucraina;
per quanto attiene alla situazione economica, gli sviluppi dell’eurozona sono positivi, con una ripresa che dovrebbe gradualmente ampliarsi e rafforzarsi anche grazie all’efficacia delle misure di politica monetaria e al calo del prezzo del petrolio che alimentano un circolo virtuoso, rafforzato dal deprezzamento dell’euro dei confronti del dollaro e delle altre valute;
il programma ampliato di acquisti mensili di attività finanziarie avviato dalla BCE lo scorso 9 marzo, che ammonterà nell’insieme a 60 miliardi di euro e, secondo le intenzioni, sarà effettuato almeno fino a settembre 2016, conferma il cambio di approccio nelle politiche europee degli ultimi mesi, conseguente anche alla incisiva azione portata avanti dal Governo nel corso del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio UE: gli assi prioritari di questo cambiamento si compendiano nella presa d’atto che le misure di consolidamento fiscale richieste agli Stati membri non sono sufficienti, da sole, per permettere il ripristino di un clima di fiducia e di prosperità per i Paesi interessati, ma serve anche un ampio ventaglio di riforme strutturali e un vigoroso piano di investimenti;
secondo le previsioni, il quantitative easing sosterrà nel lungo periodo il deludente andamento dell’inflazione, che mostra indicatori per l’area euro ai minimi storici, e riuscirà a stimolare consumi e investimenti, determinando sostanziali benefici per l’economia reale dell’Unione nel medio lungo periodo per quanto riguarda le condizioni di offerta del credito e il deprezzamento del cambio e, conseguentemente, le esportazioni;
è essenziale che gli stimoli dovuti alla politica monetaria siano sostenuti a livello nazionale dalla rapida attuazione di riforme volte a creare un ambiente più favorevole agli investimenti, come ha sottolineato il Ministro Pier Carlo Padoan; la flessibilità di bilancio recentemente accordata all’Italia, con un taglio strutturale del rapporto deficit/Pil pari allo 0,25 per cento (poco meno di 4 miliardi di euro) in luogo dello 0,5 per cento, ha riconosciuto il particolare sforzo in tema di riforme strutturali in un quadro macroeconomico avverso, confermando la credibilità e l’efficacia dell’azione del Governo;
tra gli orientamenti strategici per gli Stati membri ai fini dell’elaborazione dei programmi nazionali di riforma e dei programmi di stabilità e convergenza ai fini del Semestre europeo, tema all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, prioritario è il rilancio degli investimenti, il cui volume nell’Europa a 15 è sceso nel 2014 di circa 200 miliardi di euro (di cui poco meno di un terzo nella sola Italia);
per sostenere gli investimenti è essenziale una efficace implementazione del Piano di investimenti per l’Europa e, in particolare, del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), che attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari innovativi – essenzialmente una garanzia di 21 miliardi di euro, provenienti per 16 miliardi dal bilancio UE e per 5 miliardi dalla BEI – ha il compito di promuovere progetti in grado di attrarre investitori privati;
dati i limitati margini di manovra nei bilanci di molti Stati membri, grande rilevanza per il successo del Piano avranno gli incentivi per gli Stati a partecipare al finanziamento e il modo in cui eventuali contributi saranno trattati nell’ambito delle regole fiscali europee: ferma restando l’applicazione della «clausola degli investimenti», resta da stabilire se dal calcolo del disavanzo pubblico potrà essere scomputato l’intero flusso annuale dei cofinanziamenti, più incentivante, o la sola differenza rispetto all’anno precedente;
sarebbe opportuno promuovere alcune modalità in grado di garantire maggiore efficacia al Piano, quali l’individuazione e la pubblicizzazione di un novero di progetti economicamente fattibili, in modo da consentire al settore privato di selezionare quelli per i quali una partecipazione sarebbe mutualmente vantaggiosa, e la standardizzazione e l’armonizzazione dei progetti che consentirebbe, tra l’altro, di raggruppare quelli simili facendo così massa critica e rendendoli più attraenti per i finanziatori;
appare positiva la decisione della Cassa Depositi e Prestiti di contribuire al Piano Juncker investendo 8 miliardi di euro su diverse iniziative, articolate nei settori previsti dal Piano stesso ed in particolare per favorire il credito alle PMI, la Digital economy, il sistema delle infrastrutture di trasporto e dell’energia;
lo scorso 10 marzo l’Ecofin ha concordato la sua posizione negoziale in merito a una proposta di regolamento relativa al FEIS per quanto riguarda modalità di finanziamento, governance e individuazione dei progetti; l’accordo è stato raggiunto essenzialmente su due aspetti: nessun legame tra entità del contributo al piano e ammontare dei finanziamenti ottenibili da ciascun Paese e destinazione a progetti non immediatamente profittevoli per gli investitori privati, ma strategici per la crescita, come quelli relativi a trasporti, energia, infrastrutture a banda larga, istruzione, sanità, ricerca e finanziamento del rischio per le PMI;
la proposta richiede tuttavia ulteriori miglioramenti nel corso del negoziato. In particolare, andrebbero stabiliti con chiarezza criteri di selezione dei progetti, in modo che sia garantita effettivamente l’addizionalità degli investimenti sostenuti dal FEIS e ne sia assicurata la concentrazione nei Paesi e nelle regioni afflitte da un calo più pronunciato degli investimenti pubblici e privati;
l’energia, all’ordine del giorno del Consiglio europeo di marzo, rappresenta un settore strategico per assicurare una crescita a breve termine e creare posti di lavoro, e al contempo produrre benefici economici a lungo termine e migliorare le prestazioni ambientali dell’economia dell’Unione europea: l’Unione europea è il primo importatore di energia al mondo: importa il 53 per cento del proprio fabbisogno con un costo di circa 400 miliardi di euro all’anno, inoltre in Europa i prezzi all’ingrosso dell’elettricità e del gas sono più elevati, rispettivamente, del 30 per cento e del 100 per cento rispetto a quelli praticati negli USA;
la Commissione europea, rispettando l’invito contenuto nelle conclusioni dello scorso Consiglio europeo, ha adottato una strategia quadro per dare un significativo impulso al completamento del mercato unico dell’energia in Europa e al contempo per sostenere la politica comunitaria in materia di adattamenti climatici e tutela del territorio, illustrando, lo scorso 25 febbraio, le azioni da intraprendere per realizzare un’Unione della energia, che figura tra i traguardi prioritari da raggiungere per il 2020, e per la quale si stima che occorrerà investire oltre 1000 miliardi di euro entro la medesima data;
per l’Unione dell’energia sono necessari la riorganizzazione del mercato dell’elettricità al fine di renderlo più interconnesso, la rivisitazione degli interventi dello Stato nel mercato interno con l’eliminazione dei sussidi che hanno ripercussioni negative sull’ambiente, la priorità per l’efficientamento energetico e la transizione verso una società a basse emissioni di CO2: ad oggi nel comparto delle energie rinnovabili, le imprese dell’Unione europea hanno un fatturato annuo di 129 miliardi di euro e danno lavoro a più di un milione di addetti, la sfida consiste pertanto nel conservare il ruolo guida dell’Europa negli investimenti globali per le energie rinnovabili;
l’Unione dell’energia dovrà assicurare che i cittadini beneficino di prezzi accessibili e competitivi, grazie ad un approvvigionamento energetico più sicuro e a una produzione sostenibile, con un maggiore livello di concorrenza e una più ampia scelta per tutti i consumatori: è necessario, pertanto, che il Piano Juncker sostenga gli Stati membri, le regioni, i governi locali e le città negli investimenti in efficienza energetica di edifici, energia rinnovabile, reti intelligenti o trasporti urbani sostenibili; in Europa, infatti, il 75 per cento del parco immobiliare è a bassa efficienza energetica e il 94 per cento dei trasporti dipende dai prodotti petroliferi, di cui il 90 per cento importati;
una rete europea dell’energia adeguatamente interconnessa potrebbe generare risparmi fino a 40 miliardi di euro l’anno per i consumatori: l’Unione europea ha stilato un elenco di 137 progetti in materia di energia elettrica, fra cui 35 di interconnessione elettrica, in grado di ridurre a 2 il numero degli Stati membri non adeguatamente interconnessi, tra i quali l’Italia, dagli attuali 12 Stati che non soddisfano l’obiettivo minimo di interconnessione;
a questo scopo andrebbe valutata l’opportunità di prevedere obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli fissati dal Consiglio europeo di ottobre 2014, che ha invitato tutti gli Stati membri a realizzare entro il 2020 l’interconnessione di almeno il 10 per cento della loro capacità di produzione di energia elettrica. In particolare, andrebbe sostenuta l’ipotesi, allo studio della Commissione, di aumentare al 15 per cento l’obiettivo entro il 2030 e di fissare obiettivi minimi di interconnessione anche per le reti del gas;
nell’attuale fase, in particolare, è necessario introdurre una clausola di solidarietà per ridurre la dipendenza da singoli fornitori potendo fare pieno affidamento sui Paesi vicini, soprattutto in caso di perturbazioni dell’approvvigionamento energetico, collegando le infrastrutture e unendo il potere negoziale nei confronti dei Paesi terzi: se il prezzo per l’energia dall’Est diventasse troppo alto, sia in termini commerciali che politici, l’Europa dovrebbe essere in grado di passare molto rapidamente ad altri canali di approvvigionamento;
la crisi libica rappresenta oggi una delle principali sfide per la Comunità Internazionale che rischia di condizionare la stabilità e la sicurezza dell’intera regione del Mediterraneo laddove le esistenti divisioni e la sfiducia reciproca tra i principali attori stanno avvantaggiando gruppi terroristici come Daesh nel consolidare la propria presenza in Libia, minando la sicurezza del Paese e ponendo serie sfide ai vicini e all’intera regione;
l’Italia ha sostenuto fin dal primo momento, con ferma determinazione, anche in ambito europeo, il processo di dialogo inclusivo sponsorizzato dalle Nazioni Unite che ha preso il via a Ginevra e che, da ultimo, ha fatto segnare una nuova tappa nei giorni scorsi in Marocco;
sulla crisi ucraina, invece, il prossimo Consiglio europeo sarà chiamato a confermare il sostegno all’attuazione dell’Accordo raggiunto lo scorso 12 febbraio a Minsk dai leader di Federazione Russa, Ucraina, Francia e Germania, ponendo particolare accento sulla necessità di un monitoraggio attento e puntuale delle intese ed esigendo da tutte le parti coinvolte coerenza, impegno, efficacia e trasparenza, a partire dalla garanzia del libero accesso degli osservatori OSCE a tutte le aree di conflitto, nel quadro del rispetto dell’autonomia e dell’unità dell’Ucraina;
sullo sfondo di questa crisi e delle inevitabili ripercussioni dei suoi sviluppi sull’azione esterna dell’Unione europea nei confronti dei vicini dell’Europa orientale e del Caucaso, il prossimo Consiglio europeo del 20 marzo sarà chiamato inoltre a discutere ed adottare Conclusioni sulla preparazione del Vertice del Partenariato Orientale, cui partecipano i Capi di Stato o di Governo dei Paesi UE e dei sei Paesi del Vicinato Orientale (Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina) in programma a Riga il 21-22 maggio prossimi,
impegna il Governo
quanto ai temi economici e della crescita:
a favorire l’adozione del regolamento sul Fondo europeo per gli Investimenti Strategici entro il mese di giugno, affinché i suoi effetti possano quanto prima pienamente dispiegarsi, anche nell’ottica di contrastare al meglio la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi;
a sostenere l’accordo raggiunto dall’Ecofin di concentrare gli investimenti del Piano nei settori cruciali relativi a trasporti, energia, infrastrutture a banda larga, istruzione, sanità, ricerca e finanziamento del rischio per le PMI;
ad adoperarsi, al tempo stesso, affinché nel corso del negoziato sulla proposta di regolamento, relativa al Fondo europeo per gli Investimenti Strategici, siano stabiliti con chiarezza criteri di selezione dei progetti, con l’obiettivo di favorire la concentrazione delle risorse finanziarie nei Paesi e nelle regioni afflitte da un calo più pronunciato degli investimenti pubblici e privati;
a garantire una adeguata assistenza tecnica per l’elaborazione dei progetti, l’utilizzo delle risorse e l’accesso ad altre fonti di finanziamento pubbliche e private e a promuovere adeguate forme di selezione e pubblicizzazione dei progetti per stimolare la partecipazione dei finanziatori privati;
a sostenere l’esclusione dai saldi rilevanti ai fini del rispetto del Patto di stabilità e crescita e degli altri obblighi comunitari l’intero flusso annuale dei contributi che gli Stati membri effettueranno al Fondo europeo per gli investimenti strategici e dei cofinanziamenti nazionali dei progetti previsti dal Piano;
a proseguire l’attuazione delle riforme strutturali e cogliere appieno le opportunità derivanti dalla mutata impostazione delle politiche economiche europee – allentamento monetario, interpretazione flessibile del patto di stabilità, piano europeo per gli investimenti – per assicurare una ripresa economica sostenibile e duratura;
a contribuire attivamente al dibattito sul rafforzamento dell’UEM in vista dell’atteso nuovo rapporto dei quattro Presidenti, mantenendo un elevato livello di ambizione politica in grado di delineare un percorso teso ad approfondire l’integrazione tra gli Stati membri, che assicuri una maggiore legittimazione democratica della costruzione europea;
quanto ai temi relativi all’energia:
a sostenere la necessità di un approccio equilibrato che comprenda tutte le dimensioni del progetto di Unione dell’Energia, segnatamente quelle della sicurezza energetica, del mercato interno, dell’efficienza energetica, della decarbonizzazione e della ricerca e sviluppo;
a promuovere il completamento del mercato interno dell’energia e dello sviluppo della cooperazione regionale, in particolare con i Paesi del Vicinato, e l’utilizzo di tutte le risorse finanziarie, incluso il Fondo europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), per la costruzione delle infrastrutture necessarie a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti;
ad adoperarsi affinché sia valutata l’opportunità di prevedere obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli fissati dal Consiglio europeo di ottobre 2014, per l’interconnessione della capacità di produzione degli Stati membri di energia elettrica e di stabilire analoghi obiettivi anche per le reti del gas;
quanto ai temi di politica estera:
a perseverare nell’azione diplomatica di sostegno all’azione di mediazione delle Nazioni Unite in Libia, portata avanti dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale, incrementando gli sforzi, anche nell’ambito dell’Unione europea, per assicurare che il processo acceleri e acquisisca maggiore sostanza, nella prospettiva della rapida formazione di un esecutivo di unità nazionale in grado di stabilizzare il Paese, far ripartire la ricostruzione e contrastare il terrorismo;
a favorire il sempre più stretto coordinamento tra i principali attori internazionali e regionali sulla crisi libica e ribadire la disponibilità dell’Italia a partecipare a iniziative internazionali, richieste da parte libica e autorizzate dalle Nazioni Unite, volte al monitoraggio dell’auspicato termine delle ostilità e con un ruolo di primo piano nella decisiva fase della stabilizzazione e della ricostruzione dopo la formazione di un Governo di unità nazionale, contribuendo a ogni iniziativa di coordinamento in proposito avviata dalle Nazioni Unite;
a proseguire nell’azione diplomatica di sostegno all’attuazione delle intese di Minsk nella loro interezza, con l’obiettivo di garantire l’unità e l’autonomia dell’Ucraina, esercitando pressioni sulle parti e richiamandole alle responsabilità reciproche, in coerenza con l’approccio condiviso a livello europeo e sostenere, le iniziative condotte dall’OSCE per monitoraggio e l’attuazione delle intese raggiunte;
a ribadire l’importanza strategica del Partenariato Orientale come strumento non antagonizzante ma volto a favorire la costruzione di un’area di pace, stabilità e democrazia ai confini dell’Unione europea, nell’Europa orientale e nel Caucaso, e ad operare con determinazione per favorire la prosecuzione, da parte dei nostri vicini orientali del processo di integrazione economica ed associazione politica con l’Unione europea nel quadro del Partenariato Orientale.
(6-00118) «Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Di Lello».
GOZI SANDRO – PARERE GOVERNO DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/03/2015 ACCOLTO IL 18/03/2015 PARERE GOVERNO IL 18/03/2015 DISCUSSIONE IL 18/03/2015 APPROVATO IL 18/03/2015 CONCLUSO IL 18/03/2015 DISCUSSIONE CONGIUNTA ACCOLTO PARERE GOVERNO DISCUSSIONE APPROVATO CONCLUSO
Risoluzione approvata
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=33663