Atto Camera
Presentato da: CICCHITTO Fabrizio
27 febbraio 2015, seduta n. 383
Ambito d’interesse: terrorismo, ONU, diritti umani
La Camera,
premesso che:
condivise le comunicazioni rese dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni, sulle linee direttrici della politica estera italiana che confermano le scelte politiche fondamentali dell’Italia: l’adesione ai valori delle Nazioni Unite, il processo di integrazione europea e l’appartenenza alla NATO, l’impegno per una politica estera e di difesa unitaria dell’Unione Europea; l’azione politica affinché in ogni parte del mondo, per autonome scelte dei popoli, si affermino la democrazia, le libertà e i diritti individuali e collettivi, in particolare la libertà religiosa e la libertà di espressione e di opinione, la crescita economica, l’eguaglianza dei punti di partenza, un graduale superamento del sottosviluppo e della povertà; l’affermazione della pace e la scelta del dialogo e del diritto per la risoluzione di ogni controversia internazionale; la lotta intransigente contro il terrorismo con la scelta delle forme di contrasto più efficaci, necessarie e opportune; l’impegno a favore dei diritti umani, e contro ogni forma di discriminazione, a partire da quella tra uomini e donne, di persecuzione, di sopraffazione, di violenza e di sfruttamento; la battaglia contro ogni forma esplicita o mascherata di antisemitismo;
oggi l’Europa, e con essa l’Italia, deve misurarsi innanzitutto con due questioni di grande rilievo: la recessione economica e il terrorismo fondamentalista di matrice islamica. La grave crisi recessiva, con le conseguenze assai negative sulla crescita, sull’occupazione, sulle attività imprenditoriali, sul destino delle giovani generazioni, rende indispensabili: un salto di qualità nell’unità politica dell’Europa; l’adozione di una politica estera e della difesa comuni; una politica economica europea che favorisca la crescita e l’occupazione di fronte al contestuale impegno per le riforme da parte dei singoli Paesi. Il superamento della recessione e il decollo di una politica della crescita sono importanti anche al fine di affrontare sul piano strutturale gli aspetti sociali dell’immigrazione che però deriva largamente da questioni più propriamente politiche; lo sviluppo del ruolo della BCE affinché essa diventi gradualmente per l’euro l’effettiva banca di ultima istanza come avviene per le altre monete che hanno tutte una banca centrale;
purtroppo il Mediterraneo non è più un mare di pace, ma anzi in seguito alle crisi politiche in atto nel Nordafrica e nel Medio Oriente, esso è segnato da situazioni molto negative, con un’immigrazione di massa incontrollata e disperata e da un terrorismo che nella versione Daesh aspira a diventare esercito e Stato, punta a investire e distruggere Stati come l’Iraq e la Siria e conduce una lotta senza quartiere contro una larga parte del mondo islamico, accanto a questo rimane forte e si estende la minaccia terroristica di matrice qaedista;
il terrorismo islamico sta anche concentrando i suoi colpi contro la libertà di opinione e di satira e i simboli delle conquiste occidentali di libertà e di tolleranza, come dimostrano gli attentati e gli assassini di Parigi e di Copenaghen, nonché i sempre più frequenti attacchi di natura antisemita ai luoghi di culto ebraici. Contro questo attacco liberticida va data una risposta rigorosa e di principio senza relativismi di sorta. Su questo terreno sono anche di straordinaria importanza le risposte di tipo culturale che all’interno stesso dell’Islam, in primo luogo dall’Egitto, vengono date alle interpretazioni fanatiche e violente della religione coranica. Il terrorismo espresso dal fondamentalismo islamico miete in primo luogo vittime fra i musulmani e colpisce in maniera brutale tutte quelle minoranze religiose che finora hanno costituito per il Medio Oriente un elemento di ricchezza culturale e sociale, come i cristiani e gli yazidi;
è poi in corso una devastante guerra civile in Siria che è anch’essa uno dei fattori costitutivi del Daesh. In questo quadro il terrorismo dell’Isis sta aprendo un nuovo fronte in Libia approfittando del vuoto politico che si è determinato dopo l’eliminazione di Gheddafi. La Libia oggi è un Paese che non ha una struttura statuale. Da tempo l’Italia ha suonato l’allarme e ha chiesto all’ONU di lavorare per una soluzione politico-diplomatica per una intesa fra le parti finora contrapposte. L’Italia, anche mantenendo il proprio rappresentante diplomatico a Tripoli, ha dato all’ONU il massimo contributo possibile. Dopo l’attacco di Daesh alla città di Sirte, è evidente che per evitare che la Libia diventi un centro attivo del terrorismo e della destabilizzazione dell’area, occorre un salto di qualità nell’azione di contrasto, con il concorso decisivo dell’ONU, con l’apporto dei Paesi arabi interessati quanto noi a che venga rapidamente impedito lo sviluppo di un altro polo di attacco terroristico. Evidentemente, una volta definite e concordate nelle sedi ONU e nel rapporto sia con i Paesi arabi sia con l’Unione europea le caratteristiche di questa azione di contrasto, il Governo farà le sue scelte in un confronto con il Parlamento;
nel corso di tutti questi anni l’Italia ha svolto un ruolo assai importante nelle missioni internazionali, dai Balcani occidentali, all’Iraq, al Libano, all’Afghanistan, alla lotta contro la pirateria marittima, manifestando una significativa capacità di avere rapporti positivi con le popolazioni interessate e di stabilire relazioni politiche costruttive con tutte le forze in campo. L’Italia ha svolto questo ruolo in tutte le sedi, dalle missioni ONU, alla NATO, alla Unione europea, che a loro volta è auspicabile mostrino attenzione per le varie realtà geopolitiche, compreso il Mediterraneo;
di conseguenza è evidente che l’Italia è in prima fila nella lotta al terrorismo non solo sul terreno delle dichiarazioni di principio ma su quello delle iniziative politiche concrete. L’Italia ha colto da tempo il salto di qualità costituito da Daesh e per questo da un lato sta definendo una legislazione più incisiva, dall’altro lato è impegnata concretamente nella coalizione internazionale posta in essere per iniziativa USA. L’Italia è impegnata nel sostegno alle forze armate irachene e ai combattenti curdi, che stanno svolgendo un ruolo essenziale e cui va la piena solidarietà. Sempre in questo quadro l’Italia sta svolgendo una vasta azione politica e diplomatica verso i Paesi della regione in modo tale da costruire un fronte vasto e ampio contro il terrorismo;
l’Italia persegue l’obiettivo di una soluzione definitiva globale e durevole nel processo di pace in Medio Oriente, fondata sull’esistenza di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, da promuovere ed accelerare tramite negoziati diretti fra le parti;
in una situazione così difficile la comunità internazionale deve assicurare ogni sostegno ai Paesi vicini della Siria, in particolare al Libano, alla Giordania e alla Turchia, nei cui confini si sono concentrati milioni di rifugiati e di profughi. Seguendo la stessa logica sia l’Italia, sia l’Europa nel suo complesso devono impegnarsi a fondo perché il problema dell’immigrazione derivante da diversi Paesi del Medio Oriente e dell’Africa sia affrontato da tutta l’Europa e non solo dal nostro Paese;
l’altro grande punto di crisi è costituito da ciò che sta avvenendo in Ucraina. L’Italia ritiene che la via maestra deve essere quella della mediazione. L’obiettivo deve essere quello di assicurare all’Ucraina la sovranità e l’integrità territoriale con soluzioni che portino la Russia a bloccare tutte quelle azioni aggressive che hanno provocato la decisione delle sanzioni. Ci auguriamo che l’intesa di Minsk sia seria e stabile, che essa rappresenti un punto di partenza per un organico processo di pace e che non si risolva in un transitorio tatticismo ma preluda anche ad un processo di riforma costituzionale. Quello che è accaduto dopo la firma dell’accordo porta ad esercitare il massimo di attenzione, di vigilanza, anche di pressione sulle parti per evitare che ancora una volta la tregua dichiarata sia soppiantata da una ripresa sostanziale delle ostilità. L’Italia esprime la sua solidarietà all’Ucraina e nel contempo auspica che con la Russia si trovi il terreno di una mediazione reale, pur nella preoccupazione dei disegni geopolitici assai ambiziosi che albergano nel gruppo dirigente russo;
è massimo l’impegno per assicurare una soluzione alla vicenda dei fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in cui sono in gioco le questioni umane e personali dei due militari e la tutela di irrinunciabili principi di sovranità nazionale e di diritto internazionale. Occorre continuare ad affrontare questa drammatica vicenda nel quadro dei profondi legami di amicizia con l’India, nel rispetto degli ordinamenti giuridici dei due Stati, in coerenza con le radicate tradizioni di democrazia e perseguendo la rapida soluzione del caso con la tutela di quei principi che sono irrinunciabili;
confermata la validità della partecipazione italiana alle missioni di pace negli scenari di crisi che richiedono una piena assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale,
impegna il Governo
a seguire le linee di fondo della politica estera dell’Italia delineate in premessa mettendo altresì il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nelle condizioni di poter svolgere tutti i compiti che gli sono stati affidati e in particolare un ruolo «di sistema» in tale direzione, anche con riferimento agli interventi di cooperazione internazionale, nonché a favore dell’azione delle nostre imprese e comunità grandi e piccole nel mondo, sempre più indispensabile alla luce del confronto attuale con le altre nazioni sul terreno della globalizzazione e della concorrenza internazionale. (6-00111)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=32785