Atto Senato
Presentata da: PAOLO ROMANI
18 marzo 2015, seduta n.412
Ambito di interesse: Consiglio europeo 19 e 20 marzo 2015
Il Senato, in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles il 19 e 20 marzo 2015,
premesso che:
nel 2013, il PIL della zona euro è sceso dello 0,4 per cento, per tornare ad una modesta crescita dello 0,8 per cento nel 2014. Gli ultimi dati Eurostat relativi a marzo 2015 evidenziano che la disoccupazione nell’eurozona si attesta all’11,6 per cento (con oltre 18 milioni di disoccupati) e che il tasso d’inflazione si è stabilito a -0,2 per cento a febbraio 2015, contro lo -0,5 per cento a gennaio. L’anno precedente era a 0,8 per cento;
per invertire il trend economico dell’Unione, che oscilla tra la stagnazione e la recessione, la nuova Commissione europea sotto la presidenza Juncker ha elaborato un piano di investimenti europei per rilanciare la crescita economica;
nonostante le rassicurazioni del presidente Juncker sul nuovo approccio politico maggiormente orientato alla crescita della Commissione, il piano di investimenti, primo capitolo di azione, stanzia nuove risorse solo per 21 miliardi di euro, facendo affidamento sul moltiplicatore dello stimolo degli investimenti privati, per riuscire a mobilitare complessivamente 315 miliardi di euro;
tale meccanismo è apparso a più osservatori inadeguato per rilanciare un processo di crescita basato su politiche economiche espansive a livello europeo; d’altra parte, gli stimoli sul versante della politica monetaria da parte della Banca centrale europea sono frutto di complesse trattative che ne hanno limitato la portata e la potenzialità economica;
per quanto riguarda l’occupazione, le statistiche dell’ISTAT, hanno confermato che, anche se si riduce la disoccupazione, la quota degli inoccupati è rimasta troppo elevata (12,8 per cento);
nel nostro Paese vi è una delle più alte percentuali UE di inoccupazione giovanile tra i 15 e i 29 anni. Al contempo, vi è un’elevata disponibilità di posti di lavoro manuale che restano vacanti per mancanza di competenze di chi dovrebbe svolgerli o perché vengono rifiutati; l’età media del primo impiego è a 22 anni contro i 16,7 dei tedeschi, i 17 degli inglesi, il 17,8 dei danesi. Il tasso di attività per i laureati dai 25 ai 29 anni è sceso negli ultimi otto anni dall’81 per cento al 68 per cento, contro l’89,1 per cento della media UE;
il problema più grave della condizione giovanile in Italia non è la cosiddetta precarietà, ma la disoccupazione: due fenomeni distinti e diversi. Soffriamo di un minor grado di precarietà di altri Paesi, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è sicuramente tra i più elevati. Nell’ultimo semestre gli occupati temporanei sono saliti al 13,8 per cento del totale contro il 15 per cento della Francia, il 14,7 per cento della Germania, il 15,8 per cento della Svezia e il 18,5 per cento dell’Olanda. Nel Regno Unito è solo il 6,1 per cento. I lavoratori temporanei, nei diversi comparti, sono così ripartiti il 54,3 per cento in agricoltura, il 13,6 per cento nelle costruzioni, il 27,9 per cento nel turismo: si tratta di settori dove la stagionalità è insita nel processo produttivo;
considerato che:
sul piano della politica estera, la crisi ucraina vede una forte contrapposizione fra le istanze e gli interessi della minoranza russa, maggioranza nell’Est del Paese, e della popolazione ucraina appena uscita da una rivoluzione di cui ancora non sono chiare tutte le sfumature e le conseguenze;
la posizione russa in territorio ucraino ha suscitato forti reazioni dalla comunità internazionale, con l’Unione europea che ha deciso di comminare sanzioni economiche alla Federazione;
la situazione di crisi è ben lontana da una soluzione diplomatica, nelle regioni di Donetsk, Kharkiv, Lugansk, infatti, la tensione fra le due comunità rimane molto alta;
a causa delle stesse sanzioni economiche i rapporti tra Russia e Unione europea sono notevolmente deteriorati per la prima volta dopo la firma dell’accordo di Pratica di Mare del 28 maggio 2002, che aveva sancito, grazie all’impegno del governo Berlusconi, la collaborazione tra Nato e Russia nella lotta al terrorismo, collaborazione oggi fondamentale nella lotta all’IS;
la chiusura del progetto di gasdotto South Stream, decisa unilateralmente dalla Russia proprio a seguito della maldestra politica europea, non è solo il fallimento di un progetto complesso che vedeva la partecipazione non irrilevante di aziende italiane quali l’ENI e la SAIPEM, ma rappresenta anche l’abbandono della strategia italiana finalizzata a diventare un vero e proprio hub energetico dell’Europa;
i legami dell’Italia con la Russia sono infatti vitali per il nostro Paese. L’approvvigionamento di gas dalla Russia copre circa il 40 per cento del nostro fabbisogno energetico, e questo blocco commerciale deciso dall’Unione europea ha provocato un crollo del 16 per cento, delle esportazioni italiane verso la Russia;
giova, oltretutto, ricordare che in Russia sono attive circa 500 aziende italiane; i prodotti più rilevanti del nostro export sono macchine e apparecchi meccanici, tessili, articoli in cuoio e arredamento e al contempo dalla Russia arriva soprattutto energia. Nel complesso 163 miliardi di euro: 160 miliardi di tonnellate di petrolio e 125 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il 30 per cento del gas consumato nei Paesi europei è russo e l’Italia, dopo la Germania, è la maggiore acquirente. Da Mosca acquistiamo infatti petrolio per circa il 15 per cento delle nostre importazioni e gas per il 30 per cento. Esiste dunque tra Italia e Russia una forte interdipendenza energetica;
l’energia è la voce più rilevante, ma anche la cooperazione industriale è sempre più intensa tra i due Paesi. Tra gli elementi più importanti, la realizzazione del superjet-100, frutto della collaborazione tra Alenia e Sukhoi, la Jv per gli elicotteri Agusta Westland, i sistemi satellitari, il progetto per il termonucleare, quello industriale con Rosneft e Pirelli, sino agli affari della Lukoil nelle raffinerie italiane;
anche la cooperazione nei settori finanziario, bancario e degli investimenti è cresciuto. Per citare qualche dato, Unicredit Banca è l’ottavo istituto di credito del Paese in termini di asset ed è la prima banca straniera. Banca Intesa risulta tra i primi cinque istituti per credito alle piccole e medie imprese in Russia;
la Russia è altresì un punto di riferimento per l’offerta turistica italiana. Secondo i dati di Banca d’Italia, la spesa turistica russa nel nostro Paese, nel 2012, è stata pari a 1,191 miliardi di euro (in crescita rispetto all’anno precedente che ammontava a 925 milioni);
a causa delle sanzioni e delle contro-sanzioni si calcola una perdita di 5,3 miliardi di euro nell’interscambio Italia-Russia nel 2014 (-17 per cento rispetto al 2013). Le sanzioni decise dall’UE e dagli USA stanno appesantendo l’economia russa, ma le contro-sanzioni aggrediscono significativamente l’export italiano, colpito in diversi comparti, dall’agroalimentare alla moda, fino al comparto dei macchinari,
impegna il Governo:
1) nell’ambito dell’Unione dell’energia e della prevista accelerazione dei progetti delle infrastrutture per l’energie e del gas, a tenere conto delle attuali fonti di approvvigionamento energetico e ad evitare decisioni nei confronti dei fornitori esterni che possano incidere negativamente sui prezzi per i consumatori;
2) nello sviluppare una struttura di mercato europea, a proporre il pieno rispetto del diritto dell’Italia, e quindi degli Stati membri, a mantenere una forte autonomia decisionale sulle proprie fonti di approvvigionamento;
3) nell’ambito del semestre europeo, a dare evidenza prioritaria ai programmi di crescita delle economie nazionali, pur tenendo conto dei tre pilastri evidenziati dalla Commissione della crescita: investimenti, riforme strutturali e responsabilità di bilancio. In tal senso a favorire un sistema di finanziamenti e garanzie al credito della piccola e media impresa;
4) nell’ambito del bilancio dell’Unione europea, ad operare la necessaria revisione della spesa del bilancio europeo, considerato che una spending review è stata imposta ai bilanci di tutti gli Stati membri, al fine di ricavare risorse per implementare il FEIS, Fondo europeo per gli investimenti strategici, considerato che, come evidenziato, sembra possedere un effetto leva (15x) molto importante sull’ammontare complessivo degli investimenti;
5) nell’ambito del negoziato con gli USA sul partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), a chiudere il negoziato su un accordo che tenga conto del ruolo strategico e della particolarità del prodotto italiano, oltreché del prodotto europeo;
6) nell’ambito delle relazioni esterne, in particolare del previsto vertice del partenariato orientale a Riga, nel momento di ratifica di accordi di associazione/zone di libero scambio globali con Georgia, Repubblica Moldava e Ucraina, a tenere nella debita considerazione gli ottimi rapporti dell’Italia con la Russia. In tal senso ad invitare il Consiglio dell’Unione europea a superare il momento di tensione diplomatica con la Federazione russa che come evidenziato ha favorito altri partner commerciali della grande potenza dell’Est europeo, in primis Stati Uniti e Cina;
7) a riaffermare la centralità dell’Italia nel dialogo euro-mediterraneo, nonché nei rapporti con la Russia, scongiurando l’evenienza di nuove sanzioni europee nei confronti di quest’ultima;
8) a porre particolare attenzione alla questione Ucraina-Russia affinché non si ripetano, come nel 2014, ingenti perdite di natura economica per l’Italia, causate dalla riduzione degli scambi commerciali fra i due Paesi;
9) a valutare con attenzione l’adozione di un eventuale terzo pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina, solamente dopo avere avuto contezza di come siano stati utilizzati gli aiuti ad essa finora destinati;
10) ad invitare il Consiglio dell’Unione europea a non interferire, con valutazioni di parte, sul libero processo democratico e sul libero sviluppo della informazione e della libertà dei media di uno Stato democratico ed indipendente quale la Federazione russa;
11) a valutare una azione unitaria e complessiva della Unione europea nei confronti dei Paesi del Mediterraneo, con una politica comune che possa supportare efficacemente l’azione di contrasto ad ogni forma di terrorismo, e specificatamente all’espansione del cosiddetto Stato Islamico;
12) a porre particolare attenzione allo sviluppo delle crisi Nord africane, in particolare di quella della Libia, partner strategico dell’Unione per la fornitura di energica, ma anche Stato a cui chiedere un controllo più puntuale delle coste e la creazione di centri di accoglienza in loco dei profughi provenienti da zone di conflitto, al fine di evitare una emigrazione incontrollata verso le coste italiane ed europee;
13) a sottolineare l’urgenza di un intervento europeo a difesa dei confini Sud del continente, anche tenendo conto del dramma umanitario che non si prevede possa diminuire in tempi ragionevole, e soprattutto valutando il pericolo di infiltrazioni terroristiche o comunque di estremismi religiosi che mettono in serio pericolo la sicurezza e la convivenza civile di tutti i cittadini d’Europa;
14) ad assumere iniziative più incisive volte ad affermare una nuova visione del ruolo dell’Europa quale entità sovrannazionale motore di sviluppo dei popoli e centro d’iniziativa politica nello scacchiere internazionale;
15) a vigilare affinché la manovra di “Quantitative Easing” promossa dalla Banca centrale europea, misura di politica monetaria che ha lo scopo di stimolare la crescita e di prevenire lo spettro della deflazione attraverso l’immissione di liquidità nel sistema, abbia come fruitori le piccole e medie imprese del nostro Paese, favorendo così un’espansione monetaria che possa consentire il rilancio dell’economia interna;
16) a sorvegliare affinché la maggiore massa monetaria in circolazione, oltre ad essere di stimolo all’economia, accentui il deprezzamento dell’euro rispetto alle altre valute, in particolare riguardo al dollaro che si sta rafforzando sulla spinta della congiuntura statunitense e della nuova politica monetaria impressa dalla Federal Reserve, e si rifletta sui prezzi, il cui livello dovrebbe riprendere ad aumentare, a beneficio dell’economia stagnante;
17) a porre il dibattito su una modifica da adottarsi in sede europea del patto di stabilità in patto di stabilità e crescita, accompagnando alle necessarie misure di salvaguardia della tenuta dei conti pubblici, coraggiose politiche di stimolo allo sviluppo e all’occupazione.
(6-00095)
ROMANI PAOLO, PELINO, BRUNO, FLORIS, BERNINI, GASPARRI, MAZZONI, MALAN, GIRO. PIZZETTI LUCIANO – PARERE GOVERNO DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 18/03/2015 PROPOSTA RIFORMULAZIONE IL 18/03/2015 NON ACCOLTO IL 18/03/2015 PARERE GOVERNO IL 18/03/2015 DISCUSSIONE IL 18/03/2015 RESPINTO IL 18/03/2015 CONCLUSO IL 18/03/2015 DISCUSSIONE CONGIUNTA PROPOSTA RIFORMULAZIONE NON ACCOLTO PARERE GOVERNO DISCUSSIONE RESPINTO CONCLUSO
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=33960