Atto Camera 9/03249/014
Presentato da MUCCI Mara
30 luglio 2015, seduta n. 472
Ambito di interesse: immigrazione e spesa pubblica
La Camera, premesso che:
l’Europa non ha ancora mostrato di voler adottare una politica comune per la gestione dei flussi migratori costituiti da esseri umani costretti a lasciare la propria terra d’origine per fuggire da situazioni di violenza e di privazione di libertà e della dignità umana, e ad affidarsi a trafficanti criminali;
il numero delle vittime e delle violazioni dei diritti umani da parte dei suddetti trafficanti, infatti, negli anni è considerevolmente aumentato e le ondate di sbarchi degli ultimi mesi sulle coste siciliane ha rimesso al centro del dibattito anche il diritto d’asilo facendo riemergere di nuovo la questione della normativa che lo regola a livello italiano ed europeo e degli strumenti con cui l’Unione europea può aiutare i Paesi membri sottoposti a forti pressioni migratorie alle frontiere;
l’Italia è sottoposta a una pressione maggiore alle proprie frontiere essendo uno Stato di frontiera esterna dell’Unione europea rispetto a quanto non sarebbe se tale ingresso non coincidesse anche con l’ingresso nell’area dell’Unione europea, ma ciò non può comportare che il Paese accogliente abbia responsabilità maggiori o speciali;
secondo il rapporto di Eurostat ogni anno aumentano le richieste di asilo in Europa di cui circa il 90 per cento sono nuove domande. Le più numerose sono state presentate da cittadini di nazionalità siriana. Emerge ancora dai dati Eurostat che il 70 per cento delle richieste si è concentrato in Germania, Francia, Svezia, Regno Unito e Italia;
la gestione dell’accoglienza, identificazione, assistenza da parte di molti Paesi dell’Unione europea presenta numerose criticità data la consistenza del fenomeno e considerate talvolta le difficili condizioni sociali ed economiche dei Paesi riceventi, difficoltà che si riflettono sia sulle popolazioni accoglienti che sui rifugiati e richiedenti asilo;
tuttavia, malgrado l’Unione europea si sia dotata di un proprio sistema di asilo (basato sulla nozione di protezione internazionale, articolata nelle tre forme dello status di rifugiato, della protezione sussidiaria e della protezione temporanea, volte a consentire a chiunque di vedersi riconosciuto lo status appropriato alla propria situazione ancora non si è realizzato un sistema comune europeo di asilo giusto ed efficace in quanto non è stato portato a termine il processo di progressivo avvicinamento delle legislazioni nazionali in materia;
le operazioni dirette allo scopo di regolarizzare il flusso migratorio che si sono susseguite nel tempo non hanno ancora raggiunto l’obbiettivo di contenere i flussi in maniera soddisfacente e comportano delle spese ingenti soprattutto per il nostro Paese:
l’operazione Triton: coordinata in ambito europeo da FRONTEX, Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, subentrata il 1o gennaio 2015 all’operazione militare e umanitaria italiana nel Mar Mediterraneo meridionale denominata Mare Nostrum, ha l’obiettivo di sorvegliare le frontiere marittime esterne dell’Unione europea e di contrastare l’immigrazione irregolare e le attività dei trafficanti di esseri umani. L’area operativa di Triton è più limitata rispetto all’area di Mare Nostrum, che arrivava in acque internazionali. Inizialmente, Triton operava entro le 30 miglia marine dalle coste (italiana e maltese);
il nuovo piano operativo di Triton del 26 maggio 2015 ha stabilito che l’area operativa venga estesa a 138 miglia marine a sud della Sicilia;
l’operazione italiana Mare Sicuro, annunciata dal Ministro della difesa Roberta Pinotti il 19 marzo 2015, autorizzata fino al 30 settembre 2015 dal decreto-legge n. 7 del 2015 (Contrasto al terrorismo e proroga missioni), consistente in un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l’impiego di «ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica» in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, «tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste è integrata nell’Operazione alla quale è stato dato il nome di Mare Sicuro»;
l’obiettivo di tutte le suddette operazioni è di evitare la strage di migranti, anche se, purtroppo, naufragi continuano a susseguirsi e, nel dettaglio l’operazione Mare Nostrum ha salvato la vita a 21.728 persone e il costo inizialmente previsto di circa 1 milione di euro al mese ha invece in seguito richiesto un esborso di circa 9 milioni di euro a cui vanno aggiunte decine di milioni al mese per l’assistenza agli immigrati;
oggi, è improcrastinabile adottare misure di prevenzione delle tragedie dei naufragi, stante l’intensificarsi del fenomeno migratorio, sia per le gravi situazioni politiche ed economiche in cui versano i Paesi arabi e africani, sia per le difficoltà di poter avviare a breve accordi con la Libia, e di rivedere anche quelli precedentemente assunti, vista soprattutto l’instabilità politica del Paese;
per quanto riguarda le risorse stanziate dall’Unione europea, nel periodo 2007-2013, come si evince dal sito della Commissione europea il nostro Paese ha ottenuto il 13,4 per cento delle risorse totali allocate per la gestione dell’asilo e dell’immigrazione: 478.754.919 euro. Quasi mezzo miliardo di euro, dei quali il 50 per cento circa destinato esclusivamente alla difesa delle frontiere marine e terrestri: 250.178.432 euro (External Borders Fund). Le altre somme sono state così ripartite: 36.087.197 euro al fondo per i rifugiati (Refugee Found) 148.679.573 per il fondo integrazione (Integration Fund) e 43.809.714 al fondo che finanzia i rimpatri forzati dei migranti illegali (Return Fund);
è ovvio che, di fronte all’intensificarsi del fenomeno degli sbarchi per le difficili situazioni politiche in cui versano i Paesi di origine africana, le suddette risorse possono essere non sufficienti e la legislazione europea, che regola l’attribuzione dei fondi, stabilisce che deve essere ogni singolo Stato a presentare alla Commissione europea un programma annuale per ricevere poi lo stanziamento;
l’Italia, rispetto agli altri Paesi, oltre al prestare accoglienza e soggiorno presso i centri di accoglienza ormai al collasso, deve anche affrontare gli arrivi via mare ed effettuare operazione umanitarie di soccorso e salvataggio di vite umane, affrontando l’incremento degli elevati costi sopra riportati;
gli altri Paesi membri dell’Unione hanno manifestato una scarsa collaborazione nell’attività di controllo delle frontiere e nel condividere con una maggiore partecipazione finanziaria la gestione dei trasferimenti dei migranti all’interno dell’unione, laddove si ritiene opportuno e giusto che i costi sostenuti dall’Italia per proteggere le frontiere via mare, intercettare e soccorrere i migranti, dovrebbero essere a carico del bilancio dell’Unione europea;
da ultimo l’operazione EUNAVFORMED prevede una spesa pari a euro 26.000.000 per l’anno 2015, cui si provvede: quanto a euro 19.000.000, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Fondo di riserva per il finanziamento delle Missioni internazionali di pace); quanto a euro 7.000.000, mediante utilizzo delle somme relative ai rimborsi corrisposti dall’Organizzazione delle Nazioni unite, quale corrispettivo di prestazioni rese dalle Forze armate italiane nell’ambito delle operazioni internazionali di pace, di cui all’articolo 8, comma 11, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, che alla data di entrata in vigore del presente decreto, non sono ancora riassegnate al fondo di cui all’articolo 1, comma 1240, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e che restano acquisite all’entrata del bilancio dello Stato;
dalla relazione tecnica del decreto-legge che espone il dettaglio relativo alle spese di personale per ciascuna delle unità navali impiegate nella Missione (Cavour; Todaro) e delle basi a terra della Marina Militare (Augusta, Sigonella e Pantelleria) coinvolte nel dispositivo di impiego in teatro e a supporto, si evidenziano gli oneri giornalieri per ciascuna delle unità coinvolte, – rapportandoli agli equipaggi e ai contingenti a «terra» di personale che si prevede saranno di volta in volta impiegati – ma sono da approfondire alcuni chiarimenti in merito alle spese sinteticamente;
non sono chiari i prospetti di calcolo relativi al trattamento economico di missione in territorio nazionale previsto per 40 unità e, a titolo di compenso per lavoro straordinario, per sole 10 unità, relativamente al personale di cui è previsto l’impiego presso le basi a terra della Marina Militare, per l’intera durata della Missione;
in ottemperanza ad una specifica indicazione contenuta nella Circolare n. 32/2010 del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, andrebbero altresì richiesti, per la generalità degli oneri di personale, i prospetti di calcolo degli oneri previdenziali previsti a carico dello Stato e, venendo poi al calcolo degli oneri di funzionamento, essendo evidenti soltanto le spese di vitto (evidentemente, da rapportarsi alla consistenza dei contingenti di personale impiegati) e per il funzionamento dei mezzi militari e dei materiali (con riferimento agli aeromobili effettivamente impiegati), sembrerebbe non di meno opportuna la richiesta dei criteri adottati nella quantificazione delle altre voci di spesa, specificamente quelle relative al «supporto logistico» ed alla voce «comando» relativamente alle sole unità navali impiegate;
in merito ai profili di copertura finanziaria, in riferimento alla lettera a) del comma 3, (spese per il personale) andrebbe poi richiesta una conferma circa l’effettiva esistenza delle disponibilità ivi richiamate, libere da impegni già perfezionati o in via di perfezionamento, a valere dell’apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze (capitolo 3004), dal momento che, sebbene la Missione sia stata già iniziata dal 27 giugno scorso, il decreto-legge in esame risulta però esser stato varato dal Consiglio dei ministri solo il 7 luglio scorso, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale sia avvenuta poi l’8 luglio 2015;
sembra pertanto vi sia stata una formale «prenotazione» delle risorse richiamate, ancor prima del perfezionamento dell’iter dell’atto legislativo connesso alla Missione, cui, a rigore, avrebbero dovuto giocoforza correlarsi le modifiche ordinamentali e le ricadute sul piano contabile;
per quanto concerne la lettera b) della norma di copertura, riprendendo riflessioni peraltro già formulate a suo tempo, posto che il versamento delle risorse ONU per il rimborso di oneri sostenuti per le missioni avrebbe già come finalizzazione il riversamento al bilancio e la relativa riassegnazione delle stesse al Fondo di riserva per le missioni internazionali, appare evidente che il dispositivo determina una, sia pur formale, «diversa» finalizzazione contabile di entrate, rispetto a quella che sarebbe dettata dalla applicazione del criterio della legislazione vigente. Ragion per cui, ne andrebbe certificata la piena «neutralità» rispetto agli effetti già contemplati dai saldi tendenziali per il 2015,
impegna il Governo
a valutare l’opportunità di definire le coperture finanziarie delle successive fasi a valere in maniera preminente su fondi derivanti da organismi internazionali rispetto al fondo previsto all’articolo 1, comma 1274 , della legge 27 dicembre 2006, n. 297 e successive modificazioni.
L’atto è disponibile presso la banca dati della Camera:
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/startpage.asp