Atto Camera 1-00956
Presentata da ALLI Paolo
3 agosto 2015, seduta n. 474
Ambito di interesse: migrazioni e aiuto allo sviluppo
La Camera, premesso che:
i fenomeni migratori che, attraverso il Mare Mediterraneo, interessano l’intera Europa hanno origine soprattutto nell’Africa sud sahariana e trovano sbocco oggi nella Libia, a causa del vuoto di potere che caratterizza il Paese;
i migranti sbarcati sul nostro territorio nel corso del 2015 (secondo dati aggiornati a metà luglio 2015 provengono da:
Eritrea (20.392); Nigeria (9.619); Somalia (6.966); Sudan (4.668); Gambia (4.206);
Senegal (3.245); Mali (3.112); Costa d’Avorio (1.854); Siria (4.953); Bangladesh (2.697); altre provenienze (21.220);
l’immigrazione dall’Africa non può essere comunque considerata come un fenomeno transitorio, ma, al contrario, costituisce un fatto strutturale, destinato con ogni probabilità ad aggravarsi nei prossimi anni a causa dell’aumento della pressione demografica e del probabile permanere di condizioni di conflitto locali e regionali che si sommano a storiche e irrisolte situazioni di povertà;
oltre agli interventi volti alla limitazione dei flussi migratori illegali dall’Africa all’Europa e alla distribuzione dei migranti aventi status di rifugiati tra i diversi Paesi dell’Unione europea, interventi già posti in essere dalla stessa Unione europea grazie alle pressioni del Governo italiano, occorre cominciare a lavorare in modo organico ad una politica finalizzata al miglioramento strutturale delle condizioni di vita nei Paesi dai quali hanno origine i flussi stessi;
l’Italia ha recentemente approvato una importante riforma del sistema della cooperazione allo sviluppo, che la mette in linea con i migliori standard europei ed internazionali, e che ne allarga lo spettro di azione anche grazie al contributo di soggetti privati;
l’Unione europea rappresenta, nel suo complesso, il principale donatore mondiale nel campo della cooperazione allo sviluppo, con oltre 50 miliardi di euro all’anno di fondi dedicati;
questi fondi vengono in larga misura destinati ad altri soggetti, quali la Banca Mondiale o altri Fondi internazionali dei quali l’Unione europea non riesce spesso a controllare le strategie o ad intervenire sulle stesse indicando le proprie priorità programmatiche;
gli aiuti tradizionali ai Paesi in via di sviluppo, e in particolare ai Paesi africani, sono spesso inefficaci a causa di una logica ormai superata di distribuzione a pioggia su molteplici piccoli progetti non inseriti in un quadro strategico complessivo;
i fenomeni di corruzione nei Paesi destinatari degli aiuti, uniti alla carenza di effettivi controlli sul reale utilizzo dei finanziamenti internazionali ne riducono di gran lunga l’efficacia;
le grandi istituzioni internazionali come l’ONU e le sue articolazioni (FAO, UNICEF e altro) e la stessa Banca mondiale appaiono ancora spesso prigioniere di logiche superate, non sempre improntate alla reale misurazione dei risultati e talora carenti di una visione strategica complessiva;
l’Africa possiede enormi risorse naturali ed umane, che ne fanno il bacino di sviluppo potenzialmente più grande dell’intero pianeta;
molti Paesi africani sono ormai consapevoli della necessità di progredire nella direzione di reali e radicali riforme strutturali sul piano politico-istituzionale ammodernando al tempo stesso i propri sistemi educativi e produttivi, onde porre fine a storici processi di sfruttamento delle risorse da parte di realtà straniere ed evitare forme di neocolonialismo economico, ma necessitano, per realizzare questi scopi, di una forte interlocuzione e di un reale sostegno da parte dell’Europa e di tutti i Paesi occidentali;
altri Paesi, che non hanno ancora raggiunto questa consapevolezza, vanno comunque aiutati ad uscire dalle proprie situazioni di arretratezza culturale, sociale, economica e istituzionale attraverso interventi non più improntati esclusivamente ad azioni caritatevoli ma sempre più orientati al capacity building;
il controllo geopolitico dell’Africa, senza una efficace azione europea, rischia di dare luogo a fenomeni di neocolonialismo che si realizza attraverso le leve economico-finanziarie, da parte di altre potenze emergenti, in particolare la Cina, attraverso l’investimento di ingenti capitali;
l’incremento delle relazioni istituzionali e commerciali tra l’Italia e i Paesi africani può costituire un elemento determinante nella promozione della crescita e dello sviluppo dei Paesi stessi;
l’Unione africana costituisce un interlocutore fondamentale per la realizzazione di vere sinergie istituzionali finalizzate alla crescita del continente africano,
impegna il Governo:
a ripensare complessivamente il tema dell’aiuto allo sviluppo dei Paesi africani, a partire da quelli dai quali provengono i principali flussi migratori verso l’Italia, attraverso l’elaborazione di una strategia dedicata, auspicabilmente nella forma di un libro bianco, che consideri in modo integrato gli aspetti relativi allo sviluppo economico, alle relazioni commerciali, alla finanza, alle riforme istituzionali, ai conflitti, alle migrazioni, all’impiego dei fondi per la cooperazione, alla rete di relazioni internazionali, alle condizioni geopolitiche regionali;
a condividere in sede di Unione europea tale strategia, chiedendo che l’intera Unione metta in atto una politica di medio-lungo periodo volta anche e prioritariamente a ridurre l’impatto strutturale dei fenomeni migratori dal continente africano verso l’Europa;
ad assumere iniziative affinché le grandi organizzazioni internazionali, a partire da ONU e Banca mondiale, rafforzino l’efficacia dei propri interventi, sia individuando priorità e sinergie che si adeguino rapidamente ai mutevoli scenari economici e geopolitici, sia implementando ulteriormente i sistemi di controllo sul reale utilizzo dei fondi, sia attuando serie misure di contrasto alla corruzione, tutto ciò avendo come primo obiettivo la riduzione drastica dei fenomeni di emigrazione dal continente africano;
a rafforzare i partenariati istituzionali e commerciali con i Paesi individuati come prioritari;
ad assumere iniziative per incrementare i fondi per la cooperazione internazionale allo sviluppo, destinandoli soprattutto a progetti strategici mirati al sostegno dei Paesi più critici per l’Italia sotto il profilo delle migrazioni e della sicurezza internazionale;
a dedicare particolare attenzione e a dare rilievo prioritario ai progetti di capacity building;
ad attivare i più efficaci controlli sulla reale destinazione ed utilizzo dei propri fondi, con particolare riguardo alla lotta ai fenomeni corruttivi nei Paesi destinatari degli aiuti;
a stimolare gli investimenti privati nei Paesi individuati come prioritari, lavorando al tempo stesso per favorire le condizioni di stabilità politico-istituzionale indispensabili per garantire le necessarie condizioni di sicurezza per gli investitori;
a sollecitare le aziende italiane operanti nei Paesi africani, e quelle che in futuro vi opereranno, a realizzare una presenza che sappia coniugare la logica di mercato con la capacità di contribuire in modo reale allo sviluppo locale, in una ottica di responsabilità sociale d’impresa;
a rafforzare l’interlocuzione con l’Unione africana, al fine di condividere con essa priorità strategiche e modalità di rapporto istituzionale che supportino una reale crescita del continente africano;
ad informare compiutamente il Parlamento entro 6 mesi circa l’evoluzione delle strategie richiamate nella presente mozione.
L’atto è disponibile presso la banca dati della Camera:
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/startpage.asp