Atto Senato 1-00450
Presentata da ANNA BONFRISCO
15 luglio 2015, seduta n.485
Ambito di interesse: migrazioni, sicurezza, cooperazione con paesi terzi
Il Senato, premesso che:
i recenti attentati di Tunisi e di Sousse costituiscono una ignobile, intollerabile aggressione al popolo tunisino, alla sua libertà, alla sua sicurezza, alle sue aspirazioni di sviluppo civile ed economico in conformità alle decisioni delle sue giovani istituzioni democratiche;
il 4 luglio 2015 l’assoluta gravità della minaccia terroristica ha costretto il Presidente della Repubblica, Beji Caid Essebsi, a dichiarare lo stato di emergenza per 30 giorni in tutto il Paese, rivolgendosi al Parlamento e al popolo tunisino con parole che non lasciano dubbi su quale sia oggi lo stato delle cose in Tunisia: “Siamo in stato di guerra. Abbiamo l’Isis alle porte”;
in quell’occasione, il presidente Essebsi ha chiesto il massimo sostegno da parte di tutti i Paesi che, al pari della Tunisia, sono esposti all’aggressione del terrorismo, sottolineando nel contempo l’estrema difficoltà che, per scarsità di mezzi e dotazioni, le forze di sicurezza incontrano nella difesa degli oltre 500 chilometri di frontiera con la Libia, attraverso i quali, ha affermato il Presidente, passano armi e terroristi;
l’assoluta urgenza delle preoccupazioni per la sicurezza della frontiera orientale ha poi condotto alla recentissima decisione, annunciata dal primo Ministro Habib Essid, di costruire, entro la fine del 2015, un muro lungo 160 chilometri per difendere il tratto più esposto di quel confine;
nell’occasione, il premier tunisino ha affermato che “I gruppi terroristici e criminali hanno in programma altri attentati con il fine di paralizzare l’economia del paese”, un’economia largamente basata sui proventi del turismo e sulla possibilità di attirare investimenti dall’estero, strettamente dipendenti, i primi come i secondi, da quel clima di fiducia preso inequivocabilmente di mira dagli attentati del Bardo e di Sousse, di cui è immediatamente apparsa chiara l’enorme portata destabilizzante per il futuro della società tunisina, del suo sviluppo economico e della sua democrazia, che è certamente il frutto più maturo delle “primavere arabe”;
in queste condizioni, la sorveglianza e la difesa dei confini, tanto quello orientale quanto quello sud-occidentale, e il contrasto al terrorismo jihadista sono compiti che rischiano di rivelarsi superiori alle forze che la Repubblica tunisina, e non solo questa, è oggi in grado di schierare a difesa della propria comunità nazionale;
al drammatico attentato di Sousse ha fatto seguito un altro drammatico evento: l’attentato al consolato italiano al Cairo in Egitto dell’11 luglio 2015, ove vi sono stati un morto e 9 feriti tutti egiziani, che va classificato come un atto terroristico teso a colpire l’Italia, che peraltro è tra i principali partner commerciali del Cairo, dopo Stati Uniti e Cina;
le motivazioni dell’attentato del Cairo contro il consolato italiano, dunque contro il nostro Paese, non possono essere sottovalutate né sminuite, e appaiono strettamente collegate all’impegno italiano per la ricerca di una soluzione alla questione libica da un lato e, più in generale, riconducibili all’impegno internazionale italiano nella lotta alla strategia del terrore posta in essere dallo Stato islamico che ne ha rivendicato la matrice, anche se l’Italia non è militarmente tra i maggiori protagonisti;
l’attentato del Cairo si colloca dunque, dopo quello di Sousse che ha colpito la Tunisia, nell’alveo della recrudescenza terroristica che sta caratterizzando questo Ramadan, all’inizio del quale l’autoproclamato califfato dello Stato islamico, ha spinto i suoi seguaci a colpire obiettivi occidentali. Dunque l’obiettivo dei terroristi del Cairo non era tanto fare vittime, ma dare un avvertimento all’Occidente e all’Italia sulla loro presenza e vicinanza;
considerato che:
nessuna democrazia occidentale o mediterranea può ritenersi estranea e rimanere indifferente alle minacce incombenti e le manifestazioni di solidarietà seguite ai recenti attentati postulano seguiti operativi immediati e concreti;
tale considerazione poggia, nel caso della Tunisia, su una duplice consapevolezza: è interesse comune favorire una positiva conclusione dell’attuale transizione tunisina, così come è interesse comune garantire la sicurezza del popolo tunisino, perché in questo momento essa appare un elemento indispensabile per il mantenimento della stabilità dell’intera area mediterranea, su cui già gravano le incognite legate alle situazioni della Libia e della Siria;
ciò è vero in particolare per l’Italia, legata alla Tunisia da consolidati vincoli di amicizia, sulla cui base si sono sviluppati stretti rapporti, tanto sul piano bilaterale quanto in ambiti multilaterali, con particolare riferimento alla collaborazione in materia di sicurezza e di contrasto all’immigrazione clandestina. Esempi in tal senso sono la Commissione militare mista italo-tunisina, che per l’anno 2015 ha previsto un piano di cooperazione comprendente, tra l’altro, il rafforzamento della sicurezza degli spazi aeromarittimi e delle frontiere, gli accordi per la sicurezza nel Mediterraneo e la prevenzione dei traffici illeciti, in virtù dei quali l’Italia si è impegnata a fornire alla Tunisia 12 motovedette, e l’iniziativa denominata “5+5” (Marocco, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto con Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Spagna) il cui rafforzamento nel campo economico e della sicurezza è stato recentemente auspicato, in occasione di un incontro tra i Ministri degli esteri e della difesa di Italia e Francia, tenutosi a Caen dopo l’attentato del Bardo;
in occasione della missione a Tunisi effettuata nel mese di marzo 2015 dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano, questi ha annunciato la cancellazione di 25 milioni di debito tunisino con l’Italia, comunicando nel contempo che Italia e Francia si propongono di sviluppare un’iniziativa congiunta per inserire nel “piano Junker” interventi che riguardino la Tunisia;
allo stesso modo, considerato il breve lasso di tempo intercorso dall’attentato al consolato italiano al Cairo, nonostante le rivendicazioni dell’Isis, e considerato il fatto che allo stato sono in corso le indagini e non appare opportuno addentrarsi in ulteriori analisi sui possibili mandanti dell’attentato stesso, occorre invece auspicare a giudizio dei proponenti il rafforzamento delle già ottime relazioni italo-egiziane favorendo, al pari di quanto proposto per la Tunisia, lo sviluppo di iniziative congiunte per inserire nel “piano Junker” interventi che riguardino l’Egitto;
ritenuto che l’oggettivo aggravarsi della situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica, tanto in Tunisia, quanto in Egitto, rende assolutamente urgente e necessario rendere massimo l’impegno dell’Italia a sostegno di questi Paesi fortemente impegnati nella lotta al terrorismo e all’eversione jihadista,
impegna il Governo:
1) ad adottare nell’ambito dell’Unione europea e in tutte le sedi bilaterali e multilaterali, a partire da quelle citate, ogni iniziativa di cooperazione utile a rafforzare le capacità operative dell’organizzazione tunisina di difesa e sicurezza, nonché a sostenere lo sviluppo economico e sociale del Paese, in modo da assicurare le condizioni più idonee per la positiva conclusione della transizione verso una compiuta democrazia, nel quadro di un rapporto sempre più saldo, efficace e concreto con l’Europa;
2) a rafforzare maggiormente gli strumenti di monitoraggio e le azioni di cooperazione europea, anche di natura economica, in materia di sicurezza con la Tunisia e l’Egitto, anche attraverso la fornitura di mezzi e attrezzature appropriati alle azioni di prevenzione e sorveglianza;
3) ad insistere in tutte le sedi competenti per la rapida definizione di un accordo politico per la Libia, accettabile per le autorità di Tripoli, volto a creare le condizioni per una stabilizzazione dell’area tale che sia garantita la sicurezza delle popolazioni residenti, e in particolar modo la sicurezza dei Paesi immediatamente confinanti;
4) ad adottare ogni opportuna azione di cooperazione con la Tunisia e l’Egitto a supporto della lotta comune al terrorismo e all’eversione jihadista;
5) ad adottare ogni opportuna azione volta a garantire la sicurezza dei connazionali italiani che vivono in Tunisia o in Egitto o che lì si recano per affari o per vacanza;
6) a riferire al Parlamento in ordine all’attuazione dei presenti impegni.
L’atto è disponibile presso la banca dati della Camera:
http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/startpage.asp