Atto senato 1-00429
Presentata da PAOLO ARRIGONI
10 giugno 2015, seduta n.463
Ambito di interesse: immigrazione, sbarchi, accoglienza, agenda europea immigrazione
ARRIGONI, CENTINAIO, CALDEROLI, CANDIANI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, TOSATO, VOLPI – Il Senato,
premesso che:
il 18 ottobre 2013, a seguito del naufragio di un barcone al largo di Lampedusa in cui persero la vita 368 migranti, ha preso l’avvio l’operazione militare umanitaria italiana “MARE NOSTRUM”, con il compito di procedere alla ricerca ed al salvataggio in mare dei migranti, assicurando contestualmente alla giustizia tutti coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti;
dal 1° novembre 2014 in discontinuità e sostituzione di “MARE NOSTRUM” ha preso l’avvio l’operazione militare “TRITON” coordinata in ambito europeo dall’agenzia Frontex, per la sorveglianza marittima delle frontiere, con un raggio di azione di 30 miglia dalle coste (italiana e maltese). Fino al 31 dicembre 2014 le due operazioni di “MARE NOSTRUM” e “TRITON” sono proseguite ‘in parallelo’ e dal 1° gennaio 2015 è subentrata unicamente la seconda, potenziata in seguito alle decisioni assunte dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015;
prendendo atto del fatto che:
secondo i dati comunicati dal Ministero dell’interno, in Italia sono sbarcati 42.925 migranti clandestini nel 2013, 170.100 nel 2014, mentre dall’inizio dell’anno 2015 si sta registrando un ulteriore aumento degli arrivi rispetto allo stesso periodo del 2014;
oltre alle rotte via mare vi sono anche importanti arrivi via terra, lungo la cosiddetta rotta dei Balcani, che ha il suo terminale in Ungheria e punto di accesso principale al nostro Paese alla frontiera di Tarvisio; solo nel 2014, oltre ai 170.100 arrivati via mare, si stima che siano arrivati via terra altri 60.000 immigrati clandestini;
secondo i dati comunicati dal Ministero dell’interno, i richiedenti asilo sono stati 26.620 nel 2013, 64.886 nel 2014 e 20.858 dal 1° gennaio al 30 aprile 2015;
il numero dei richiedenti asilo, che è nettamente inferiore rispetto al totale dei migranti clandestini arrivati in Italia nello stesso periodo, conferma la dispersione degli stessi migranti sul territorio ed il passaggio alla condizione di clandestinità. Parte di questi ultimi, che rifiuta di sottoporsi alle procedure di identificazione, punta a raggiungere le ambite mete nordeuropee, principale obiettivo finale del loro viaggio, ma una parte è sottoposta al concreto rischio di una loro cooptazione nei circuiti delinquenziali, esponendoli a altresì a diverse forme di sfruttamento, nonché a condizioni igienico-sanitarie precarie;
concorre a rafforzare tale lettura dei dati anche la circostanza che sono ormai numerosi i respingimenti verso il nostro Paese di migranti clandestini che hanno lasciato il territorio italiano, eludendo la sorveglianza, per tentare la sorte in Francia, Germania ed altri Stati dell’Unione europea;
ogni migrante che inoltra la richiesta d’asilo ha diritto all’accoglienza, ottiene un permesso di soggiorno e l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, godendo del diritto alle prestazioni sanitarie in esenzione alla compartecipazione alla spesa;
sempre secondo i dati del Ministero dell’interno, il totale delle richieste di asilo esaminate è stato di 23.634 nel 2013, 36.330 nel 2014 e 14.636 dal 1° gennaio al 30 aprile 2015;
dalla valutazione degli esiti delle richieste di asilo 2015, emerge che mediamente solo il 7 per cento dei richiedenti ottiene lo status di rifugiato, un altro 43 per cento ottiene forme minori di protezione (sussidiaria e umanitaria) mentre la parte restante ha un diniego diventando a tutti gli effetti un clandestino;
nel 2015 rispetto al 2014 è aumentata la percentuale dei dinieghi connessa all’aumento dei migranti clandestini di natura economica;
il tempo medio di valutazione della richiesta di asilo è di 251 giorni per il procedimento di competenza della commissione territoriale competente, che può aumentare di altri 2/3 anni qualora il richiedente contro il rigetto della domanda della commissione territoriale propone ricorso del tribunale ordinario;
secondo i dati comunicati dal Ministero dell’Interno il numero dei migranti beneficiari del sistema di accoglienza e ospiti nelle strutture temporanee, nei CARA (centri accoglienza richiedenti asilo) e nello SPRAR (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati) sono stati 22.118 nel 2013, 66.066 nel 2014 e 73.705 dal 1° gennaio al 4 maggio 2015. I dati non comprendono i minori stranieri non accompagnati;
grandezze demografiche basilari impediscono di considerare la grande migrazione in atto come un fenomeno temporaneo, di stock, ma obbligano invece a ritenerla un flusso alimentato da un grande squilibrio che oppone le due rive del Mediterraneo, bacino sul quale si affacciano l’Europa, continente che ha circa mezzo miliardo di abitanti di un’età media pari ai 40 anni circa, e l’Africa, che di abitanti ne ha invece oltre un miliardo, di età mediana pari a 20 anni;
rilevato che:
il Ministero dell’interno, attraverso le prefetture, corrisponde ai gestori o ai privati albergatori che accolgono i richiedenti asilo l’importo di 35 euro, oltre IVA, pro die, per ciascun ospite assistito. Con tale importo il gestore è tenuto ad erogare ad ogni migrante un “pocket money” nella misura di 2,50 euro, pro capite/pro die e una tessera/ricarica telefonica di 15 euro all’ingresso;
i costi dell’operazione “MARE NOSTRUM” indicati dal Ministro della difesa sono ammontati a 9,3 milioni di euro al mese;
per “TRITON” l’UE ha stanziato fondi pari a 2,9 milioni di euro al mese, questo prima del potenziamento dell’operazione decisa dal consiglio straordinario UE del 23 aprile;
secondo i dati comunicati dal Ministero dell’interno, nel 2014 il costo del solo sistema dell’accoglienza è ammontato a 630 milioni di euro. I numeri, che comunque non comprendono il costo per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, fanno emergere con chiarezza l’entità del business legato all’accoglienza degli immigrati;
le indagini in corso come “mafia capitale” o come quella sul CARA di Mineo fanno emergere rapporti tra politici corrotti, cooperative e associazioni criminali che gestiscono attraverso appalti truccati il business dell’immigrazione;
considerato che:
l’operazione “MARE NOSTRUM” non ha sortito un effetto deterrente (obiettivo iniziale del Governo) per chi pensava impunemente di gestire il traffico di esseri umani, ma anzi non è stata estranea all’aumento degli arrivi, avendo generato la diffusa aspettativa di interventi di soccorso in alto mare da parte delle unità della Marina militare italiana, a volte persino guidate dagli stessi scafisti;
anche recentemente, dopo il naufragio nel canale di Sicilia dello scorso 19 aprile 2015, esperti del Ministero dell’interno hanno suggerito di evitare un ritorno a “MARE NOSTRUM” evidenziando che “ha incrementato le partenze per la consapevolezza degli scafisti che, una volta lanciata la richiesta di aiuto, saremmo arrivati fin davanti alla Libia per salvare le persone”;
neanche l’operazione “TRITON”, ancorché rafforzata in termini di uomini e mezzi per decisione del Consiglio straordinario UE del 23 aprile a seguito del naufragio del 19 aprile, sortisce alcun effetto deterrente, ma anzi rappresenta anch’essa un incentivo alle partenze, vista la consapevolezza degli scafisti che, una volta lanciata la richiesta di aiuto i mezzi aero-navali sono comunque tenuti all’obbligo del soccorso in mare;
sottolineando che:
per il Ministero dell’interno, i morti in occasione delle attraversate del Mediterraneo sono stati 499 nel 2014, mentre per l’UNHCR (alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) e per l’organizzazione internazionale per la migrazione (Oim) addirittura 3.500, arrivando a definire quella del Mediterraneo la rotta più mortale del mondo;
dal 1° gennaio 2015 fino al 18 aprile, giorno precedente al tragico naufragio nel canale di Sicilia dove si ipotizza abbiano perso la vita tra i 700 e 1.000 migranti, l’UNHCR aveva già stimato in 950 i morti tra i migranti;
un inefficace impedimento delle partenze dei migranti clandestini dalle coste del Nord Africa rende elevatissimo il rischio di ulteriori naufragi e dunque di altri morti in mare;
dall’inizio dell’operazione “MARE NOSTRUM” sono oltre un migliaio gli scafisti arrestati ma di questi, da stime elaborate dal Ministero dell’interno solo il 10 per cento, sta scontando la pena;
evidenziando come:
gli immigrati richiedenti asilo vengano smistati nelle province italiane attraverso le prefetture;
l’enorme afflusso dei migranti richiedenti asilo sul territorio italiano, unitamente ai prolungati tempi per la valutazione dello status di rifugiato, sta mettendo a dura prova la capacità ricettiva del sistema di accoglienza nonché l’apparato di sicurezza italiano e gli operatori di Polizia;
in particolare, la limitata capacità dei CARA (circa 11.000 posti) e dello SPRAR (circa 20.000 posti) determina la necessità continua da parte delle prefetture di ricercare nei territori sempre più strutture temporanee;
l’affollamento delle strutture e le correlate difficoltà gestionali e la promiscuità etnica spesso contribuiscono ad innescare manifestazioni di protesta plateali e violente dei migranti;
rilevato che:
i magistrati onorari che svolgono funzioni di giudici di pace non hanno più, da molto tempo, un ruolo complementare e occasionale dell’amministrazione della giustizia, ma bensì, come è stato ampiamente dimostrato, costituiscono ormai da tempo una pietra angolare della struttura giudiziaria italiana;
in questo contesto al fine di sgravare i tribunali dalle attuali pendenze in tema di ricorsi avverso i dinieghi per la concessione dei permessi di soggiorno in materia di rifugiati, protezione sussidiaria ed umanitaria, e tenuto conto anche del numero crescente che è strettamente rapportato all’enorme flusso immigratorio, i giudici di pace potrebbero apportare un efficace ed efficiente aiuto al fine di definire, in tempi certi e celeri, i procedimenti giudiziari;
nell’affrontare il tema legato alle immigrazioni sarebbe corretto operare nel rispetto del tradizionale valore dell’ospitalità che da sempre contraddistingue il popolo italiano e l’Europa. Questo significa che il buon padrone di casa deve essere aperto in modo solidale ad aiutare chi in difficoltà richiede ospitalità, facendo in modo che l’ospite venga trattato al pari dei propri familiari. Questo aspetto della tradizione europea trova i suoi limiti propri nel numero delle persone che si riescono e si possono ospitare. È inutile, improduttivo, disumano ospitare più persone di quelle che si riesce ad accogliere destinandole a vivere nelle difficoltà e nel disagio, minando allo stesso tempo il bene dei componenti della propria famiglia. Questo elementare principio che appartiene alla cultura classica dovrebbe far ben comprendere come sia impossibile non determinare un numero massimo di presenze di extracomuniatari nel territorio italiano;
si rischia di creare un impatto sociale ingestibile alimentando l’ingiustizia che vivono i cittadini italiani in condizioni estreme di disagio e di emergenza abitativa nel trovarsi a constare come il Governo abbia soluzioni immediate per far fronte ai problemi di vitto e alloggio degli extracomunitari che sbarcano sulle nostre coste,
impegna il Governo:
1) a perseguire, insieme a tutte le istituzioni internazionali competenti, una politica concreta di aiuto nei Paesi di provenienza dei migranti clandestini, al fine di prevenire le partenze ed i rischi legati all’immigrazione illegale, sia per i migranti che per le popolazioni dei Paesi di arrivo, evitando invasioni incontrollate che impediscono la convivenza, ostacolano l’integrazione e compromettono il rispetto della vita e della dignità di tutte le persone coinvolte;
2) a promuovere in tutte le sedi opportune la creazione in Nord Africa di appositi campi gestiti insieme alle maggiori organizzazioni internazionali competenti, in cui convogliare i migranti che aspirano al riconoscimento dello status di rifugiato, al fine di realizzare sul posto la verifica dell’eventuale sussistenza dei criteri richiesti dai Paesi dell’Unione europea per essere immessi alla concessione del diritto d’asilo;
3) a perseguire nelle opportune sedi europee, anche con la modifica del regolamento del Parlamento europeo ‘Dublino III’ che stabilisce i criteri ed i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame della richiesta d’asilo, meccanismi di equa distribuzione tra i vari Paesi europei dei richiedenti asilo e rifugiati, ciò al fine di non gravare solo sull’Italia (paese di primo approdo degli arrivi via mare) gli oneri economici e sociali dell’accoglienza;
4) ad impedire la partenza dei barconi anche attraverso l’imposizione di un blocco navale al limite delle acque territoriali libiche e tunisine, utilizzando le navi per effettuare il respingimento assistito dei barconi dei migranti clandestini verso le coste degli Stati sorgente o distruggendo le imbarcazioni prima che queste imbarchino i migranti;
5) a contrastare efficacemente la tratta ed il traffico di esseri umani inasprendo le pene per scafisti e affiliati che operano e sfruttano la tratta dei migranti clandestini, anche mediante l’introduzione di nuove fattispecie di reato;
6) ad effettuare i rimpatri dei migranti clandestini che non ottengono lo stato di protezione;
7) a distribuire sul territorio italiano i migranti richiedenti asilo, tenendo conto delle effettive disponibilità delle strutture idonee ad ospitarli e del carico gravante sulle singole comunità, in accordo con le autorità locali, in misura inversamente proporzionale al numero di cittadini extracomunitari già presenti nel territorio regionale e dopo opportuna valutazione dell’impatto sociale sulla comunità residente e garantendo la sicurezza e la salute dei cittadini residenti nel territorio di riferimento;
8) ad allestire le strutture temporanee solo nei territori dove non vi siano condizioni di emergenza abitativa relative ai cittadini italiani;
9) ad escludere il ricorso a strumenti coattivi, in particolare le requisizioni degli appartamenti privati sfitti, alle quali alcune prefetture hanno già fatto cenno per piegare la resistenza opposta da alcuni comuni all’assegnazione di migranti in attesa del riconoscimento del diritto all’asilo;
10) ad accelerare le procedure propedeutiche al riconoscimento dello status di rifugiato o al respingimento delle domande di concessione del diritto all’asilo politico, con l’obiettivo di ridurre drasticamente il tempo nei procedimenti di valutazione
11) di attivarsi per modificare le competenze del giudice di pace, anche con atti urgenti prevedendo che sia competente a decidere le cause avverso i ricorsi in materia di permessi di soggiorno per rifugiati, protezione sussidiaria e umanitaria.(1-00429)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=37325