Atto Camera 4-09535
Presentata da BERGAMINI Deborah
19 giugno 2015, seduta n. 446
Ambito di interesse: immigrazione, controllo frontiere, accordo Tunisia
BERGAMINI. — Al Ministro dell’interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
i recenti sbarchi in massa a Lampedusa di migranti irregolari provenienti dalla Tunisia hanno alimentato, soprattutto nell’ultimo periodo, nuove tensioni tra l’Italia e il vicino Paese nordafricano in merito alle politiche di contrasto all’immigrazione irregolare, i controlli dei confini e la cooperazione per i rimpatri;
il primo accordo tra Italia e Tunisia, siglato il 6 agosto del 1998, era basato semplicemente su una nota verbale tra il Ministero degli affari esteri italiano e l’ambasciatore della Tunisia a Roma, in cui si proponeva la messa in opera di un dispositivo di controllo dei flussi di provenienza dalla Tunisia o in transito sul territorio tunisino in cambio di quote di ingresso in Italia per i lavoratori tunisini;
il 13 dicembre 2003, con il Governo Berlusconi, fu concluso il primo vero accordo bilaterale tra Italia e Tunisia relativo alla cooperazione di polizia, con l’obiettivo di addestrare le forze di polizia tunisine per il pattugliamento delle coste attraverso un’assistenza tecnica da parte dell’Italia e una rafforzata cooperazione tra i due Paesi. Inoltre, furono previste quote di ingresso in Italia per i lavoratori migranti tunisini per spingere il Governo tunisino a cooperare nella lotta all’immigrazione clandestina;
nel 2009, con il Governo Berlusconi, venne stipulato un accordo tra il Ministro dell’interno italiano pro-tempore Roberto Maroni e l’ex Ministro sotto il regime di Ben Alì, Rafik Haj Kacem, che mirava ad accelerare il rilascio dei lasciapassare, condizione necessaria per l’espulsione dei migranti irregolari privi di documenti di viaggio e identificati come cittadini tunisini, da parte delle autorità consolari tunisine;
il rilascio dei lasciapassare consolari ha costituito, da sempre, un problema centrale della cooperazione in materia di riammissione dal punto di vista dell’Unione europea e dei suoi Stati membri, e solo con il Governo Berlusconi si è proceduto ad una normazione di una materia così delicata;
il 17 marzo 2011, il Ministero degli affari esteri italiano lanciò il progetto «Emergenza Libia», relativo all’accoglienza in Tunisia delle popolazioni in fuga dal conflitto libico, fornendo al Governo tunisino 300.000 euro e impegnando l’Italia in operazioni di intervento nelle città di Djerba, Zaaris, Ben Guerdane e nel campo profughi di Choucha. Il progetto aveva come obiettivo principale quello di sostenere il Governo tunisino e le agenzie internazionali nella gestione della crisi umanitaria prodotta dal conflitto libico, contribuendo alla gestione dei campi di accoglienza e rimpatri nei Paesi di provenienza delle persone giunte in Tunisia in fuga dalla Libia;
di fronte alla richiesta del Governo provvisorio tunisino di fornire aiuto per il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi arrivati in Tunisia per fuggire al conflitto libico, la direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri italiano inviò un’équipe nella zona frontaliera con la Libia di Ras Ajadir per costituire un presidio di coordinamento internazionale con il tentativo di sovraintendere alle operazioni di rimpatrio;
il 5 aprile 2011, venne siglato a Tunisi dal Ministro dell’interno italiano pro-tempore Roberto Maroni, e dal suo corrispettivo tunisino Habbid Hassib un accordo per gestire «l’emergenza immigrazione» che nel frattempo aveva raggiunto dimensioni spropositate. Il trattato prevedeva, da parte tunisina, l’impegno a rafforzare i controlli delle coste e ad accettare le misure di respingimento diretto adottate dall’Italia nei confronti dei migranti tunisini senza permesso di soggiorno e sbarcati sulle coste italiane dopo il 5 aprile;
nell’incontro tenutosi a marzo del 2012 tra il Ministro pro-tempore Cancellieri e il Ministro dell’interno e degli esteri tunisini venne concordato, in base a quanto stabilito dall’accordo del 5 aprile 2011, il proseguimento della cooperazione tra i due Paesi sia nel settore economico-finanziario sia per le operazioni di contrasto all’immigrazione irregolare. In quella stesse sede l’Italia assunse l’impegno di rafforzare tale cooperazione sia con la fornitura e il rinnovo di attrezzature e mezzi tecnici sia con la costruzione di un centro di formazione professionale nautico;
nel dicembre del 2012, nel quadro degli accordi di cooperazione tra i due Paesi in materia di controllo dell’immigrazione irregolare, sono state consegnate alla Tunisia due motovedette. Tra il 23 e il 24 aprile del 2013 sono stati donati alla Tunisia altri due pattugliatori e alcuni fuori strada da impiegare per contrastare e bloccare le partenze dei migranti, per poi procedere nei giorni successivi ad una nuova consegna da parte delle Autorità italiane di un lotto di 62 veicoli fuoristrada, 2 pattugliatori e 4 motovedette rimotorizzate;
nel giugno del 2014, il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha visitato Tunisi in occasione della XV Commissione mista difesa italo-tunisina e ha consegnato direttamente alla Marina nazionale tunisina due pattugliatori «El Jala P203» e «Remanda P204»;
tra il 2014 e il 2015 il Ministro dell’interno, Angelino Alfano, ha effettuato alcuni incontri con le autorità tunisine consegnando quattro pattugliatori: due di questi rientrano attualmente nel quadro dell’accordo di cooperazione dell’aprile 2011 in materia di contrasto alla tratta degli esseri umani ed ai traffici illeciti, mentre gli altri due sono stati destinati uno alla Marina militare tunisina ed uno alla Guardia nazionale;
i rappresentanti della Guardia nazionale e della Marina militare hanno ribadito che il dispositivo di controllo costiero, introdotto negli ultimi anni, potrebbe riscuotere un maggior successo con una implementazione del sistema integrato terra-mare tra sale operative ed i sistemi di comando e controllo di bordo di cui sono dotati le unità navali che permettono l’esecuzione delle missioni operative in mare;
il Governo tunisino in ogni occasione istituzionale ha più volte condiviso e rappresentato l’importanza dell’impianto di una soluzione tecnologica con i 12 pattugliatori già consegnati dall’Italia che migliorerebbe in modo drastico il contrasto all’immigrazione clandestina e la salvaguardia della vita umana in mare e renderebbe altresì efficaci a lungo tempo gli investimenti già effettuati dal nostro Paese. Il Governo italiano, soprattutto negli ultimi anni, non ha dato risposte adeguate al problema e soprattutto non ha dato alcun seguito a quanto emerso dagli incontri con i rappresentanti del Governo tunisino, che, al contrario ha dimostrato serietà ed affidabilità;
con l’integrazione del dispositivo navale tunisino l’area operativa di sorveglianza e contrasto verrebbe estesa sia verso i confini delle acque territoriali dei Paesi confinanti presso i quali si originano parte dei flussi migratori, e in particolare verso la Libia;
le autorità tunisine hanno già richiesto da tempo al Ministero dell’interno un rafforzamento del sistema di sorveglianza e contrasto all’immigrazione clandestina che si andrebbe ad integrare con le piattaforme di terra e navali impiegate dall’Italia in particolare dalla Guardia di finanza, anche per operazioni congiunte nelle aree di reciproco interesse –:
se, alla luce di quanto esposto, il Governo non ritenga utile ed urgente intraprendere, a livello nazionale e comunitario, una collaborazione strutturata con la Tunisia che preveda l’impiego del dispositivo navale tunisino e che permetta così di estendere l’area operativa di sorveglianza e contrasto all’immigrazione clandestina, in particolar modo nella zona adiacente alla Libia, integrando la ridotta sorveglianza dovuta al restringimento dell’area operativa definita da Triton, in vigore dal 1o novembre 2014. (4-09535)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=37787