Atto Camera 4-09120
Presentata da BECHIS Eleonora
8 maggio 2015, seduta n. 423
Ambito di interesse: migrazioni, diritto al soggiorno, cittadini italiani all’estero
BECHIS, BALDASSARRE, ARTINI, BARBANTI, MUCCI, PRODANI, RIZZETTO, SEGONI e TURCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
fonti di stampa hanno resi edotti del fatto che oltre 15.000 giovani italiani sono attualmente in Australia con un visto temporaneo di «vacanza lavoro»;
essi hanno in media una età inferiore ai 31 anni e molti di essi sono laureati;
lavorano nel Paese straniero e sono sottoposti ad una condizione oggettivamente definibile di aperto sfruttamento lavorativo poiché sono tenuti a svolgere lavori estenuanti in cambio di paghe misere, sottoposti a ricatti o addirittura truffe;
il loro impiego è concentrato perlopiù nelle «farm», le aziende agricole dell’entroterra, dove svolgono la mansione di raccoglitori raccogliere di patate, manghi, pomodori, uva;
l’ultima denuncia è giunta da un programma televisivo australiano, «Four Corners», durante il quale diversi ragazzi inglesi e asiatici hanno raccontato storie degradanti di molestie, abusi verbali e persino violenze sessuali;
gli italiani non sono esclusi da questa sorta di moderna «tratta». Come dimostrano le dichiarazioni rilasciate da Mariangela Stagnitti, presidente del Comitato italiani all’estero di Brisbane, secondo la quale «In un solo anno, ho raccolto 250 segnalazioni fatte da giovani italiani sulle condizioni che avevano trovato nelle «farm» australiane. Alcune erano terribili», spiega;
due ragazze le hanno raccontato la loro odissea in un’azienda agricola che produceva cipolle rosse. Lavoravano dalle sette di sera alle sei di mattina, anche quando pioveva o faceva freddo. «Non potevano neanche andare in bagno, dovevano arrangiarsi sul posto», dice Stagnitti. Un ragazzo, invece, era stato mandato sul tetto a pulire una grondaia piena di foglie. «È scivolato ed è caduto giù, ferendosi gravemente. L’ospedale mi ha chiamata perché il datore di lavoro sosteneva che aveva fatto tutto di sua iniziativa»;
secondo i dati del dipartimento per l’immigrazione, nel giugno dell’anno scorso in Australia c’erano più di 145.000 ragazzi con il visto «vacanza lavoro», oltre 11.000 dei quali italiani. L’Italia è uno dei Paesi da cui arriva il maggior numero di richieste per il rinnovo del visto per un secondo anno. Per ottenerlo, questi «immigrati temporanei» hanno bisogno di un documento che attesti che hanno lavorato per tre mesi nelle zone rurali dell’Australia. E questo li rende vulnerabili ai ricatti;
sempre la presidente del Comitato ha affermato che «Alcuni datori di lavoro pagano meno di quanto era stato pattuito e, se qualcuno protesta, minacciano di non firmare il documento per il rinnovo del visto. Altri invece fanno bonifici regolari per sembrare in regola, ma poi obbligano i ragazzi a restituire i soldi in contanti. E poi ci sono i giovani che accettano, semplicemente, di pagare in cambio di una firma sul documento»;
a causa del timore di perdere i presupposti necessari per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, sono in molti a denunciare solo privatamente e la situazione. «Quando mi chiedono cosa fare, io consiglio loro di non accettare quelle condizioni e di chiamare subito il dipartimento per l’immigrazione, ma i ragazzi non lo fanno perché hanno paura di rimetterci. Tanti mi dicono che ormai sono abituati: anche in Italia, quando riuscivano a lavorare, lo facevano spesso in nero e sottopagati…. La verità è che spesso questi giovani in Italia sono disoccupati, senza molte opzioni, per questo vengono a fare lavori che gli australiani non vogliono più fare»;
sulla scia della denuncia di «Four Corners», il Governo dello Stato di Victoria ha annunciato che darà il via a un’inchiesta sulle condizioni di lavoro nelle «farm», con l’obiettivo di stroncare gli abusi e trovare nuove forme di regolamentazione che mettano fine allo sfruttamento;
nei giorni scorsi, il dipartimento per l’immigrazione ha deciso che il cosiddetto «WWOOFing», una forma di volontariato nelle azienda agricole in cambio di vitto e alloggio, non darà più la possibilità di fare domanda per il secondo anno di visto «vacanza lavoro»;
«Nonostante la maggior parte degli operatori si sia comportata correttamente — si legge in un comunicato stampa — è inaccettabile che alcuni abbiano sfruttato lavoratori stranieri giovani e vulnerabili» –:
se i fatti narrati in premessa trovino conferma e, nell’eventualità positiva, quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere al fine di dare soluzione ai comportamenti perpetrati ai danni dei nostri connazionali lavoratori in Australia. (4-09120)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=36055