Atto Camera 4-08700
Presentata da: PILI Mauro
8 aprile 2015, seduta n. 404
Ambito di interesse: rimpatri, immigrazione, terrorismo
Al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
con un provvedimento di espulsione, è stato rimpatriato un marocchino di 41 anni, Khalid Smina, residente a Imola (Bologna), titolare di permesso di soggiorno, che – come emerso dagli accertamenti – aveva aderito a una pratica integralista della religione con una vocazione al terrorismo;
lo ha riferito con una nota il Ministro dell’interno;
il marocchino faceva parte «della rete di Jarraya Khalil detto «il colonnello» tunisino» arrestato nel 2008 dalla Digos di Bologna per associazione con finalità di terrorismo, recentemente scarcerato e rimpatriato;
la scarcerazione e il rimpatrio di tali personaggi appare davvero inquietante soprattutto per l’appartenenza degli stessi all’elenco divulgato dagli Stati Uniti d’America in relazione ai terroristi più ricercati al mondo;
se fosse vero come riportano le agenzie che anche tale Yarraya sarebbe stato scarcerato e rimpatriato saremo dinanzi secondo l’interrogante ad un ennesimo regalo al terrorismo internazionale;
appare davvero inspiegabile come sia potuto accadere che tali personaggi siano stati scarcerati e rimpatriati;
tale Yarraya è stato per diverso tempo detenuto nel carcere di Macomer dove di recente sono emersi fatti inquietanti e soprattutto per una gestione della struttura penitenziaria davvero superficiale;
come detto in altri atti ispettivi la Sardegna è stata suo malgrado e con grave spregiudicatezza dello stato crocevia internazionale del terrorismo islamico;
nel silenzio assoluto nella casa circondariale di Macomer erano detenuti infatti terroristi tra i più ricercati al mondo;
tre anni fa con atto di sindacato ispettivo restato senza alcuna risposta da parte del Governo l’interrogante denunciò tutto quello che avveniva in quel carcere in assenza delle più elementari regole di sicurezza;
si trattava di una gestione con detenuti in un carcere per tossicodipendenti dove secondo le ultime indiscrezioni si progettavano strategie e attentati di ogni genere;
nel carcere di Macomer erano detenuti il numero uno della strage di Madrid, Rabei Osman, il grande reclutatore il franco–tunisino Raphael Gendron, braccio destro dell’imam Ayachi, leader islamista «belga» pregiudicato per terrorismo, ucciso subito dopo la detenzione a Macomer in uno scontro con le truppe dell’esercito di Damasco, e il tunisino Bouyahia Hamadi Ben Abdul, l’uomo della caffettiera inserito nella lista nera di Obama tra i sessanta terroristi più ricercati al mondo;
fu proprio Bouyahia Hamadi a consegnare al sottoscritto interrogante un manoscritto nel quale tentava una maldestra autodifesa confermando in quell’occasione di essere dal 2000 sotto controllo dell’antiterrorismo internazionale;
tra loro, appunto, anche Khalil Jarraya, tunisino di 41 anni, detto il colonnello perché aveva combattuto nelle milizie bosniache dei «Mujihaddin» durante la guerra nella ex Jugoslavia e che ora risulterebbe scarcerato e rimpatriato;
era Khalil Jarraya il vero promotore della cellula jaddista fermata a Faenza e di cui facevano parte altri detenuti di Macomer come Hechmi Msaadi, tunisino di 33 anni, Ben Chedli Bergaoui, tunisino di 36 anni, e Mourad Mazi;
a Macomer hanno soggiornato a lungo efferati terroristi ma quel che è più grave è il fatto che questi detenuti potevano organizzare e dialogare con loro di tutto comprese le strategie terroristiche;
nel corso di quella visita il sottoscritto interrogante riscontrò personalmente che tra i terroristi vi era un rapporto costante e aggiornato in tempo reale;
tra loro i colloqui avvenivano costantemente attraverso le finestre esterne del carcere con un vero e proprio collegamento vocale continuo;
il fatto che oggi emerga da più parti che in quella struttura possa essere stato progettato l’ennesimo attentato di matrice jaddista conferma la gravità della gestione di questi detenuti da parte dello Stato;
siamo dinanzi ad una struttura investigativa antiterrorismo che svolge un lavoro delicatissimo e che poi viene mortificato da una gestione inaccettabile delle strutture penitenziarie;
ora che quel carcere è stato maldestramente chiuso emergono risvolti gravissimi che confermano la denuncia che l’interrogante fece tre anni fa quando chiese l’immediato allontanamento dalla Sardegna e da quel carcere di quei personaggi che anche agli occhi di un profano dialogavano e strutturavano la permanenza in quel carcere come una sorta di cellula islamica in terra sarda;
se fosse confermato che nel carcere di Macomer è stata architettata e progettata la strage di Tunisi devono essere individuati i responsabili di questa scandalosa gestione;
la notizia dei terroristi islamici in terra sarda trapelò solo in quell’occasione quando uno di quei personaggi di spicco tramortì con una caffettiera un agente di sicurezza spedendolo all’ospedale in gravi condizioni;
il giorno nel corso di una visita ispettiva emerse la situazione gravissima che fu denunciata con un’azione parlamentare;
il Governo di allora con il Ministro Severino non solo non intervenne ma confermò la scelta di Macomer per quel tipo di detenuti anche se vi erano stati già diversi tentativi di rivolta da parte degli islamici;
è altrettanto accertato che i detenuti di Macomer una volta fuori sono ritornati in azione;
basti pensare che due mesi fa il dipartimento di Stato americano ha emesso una lista nera dei terroristi più ricercati e tra questi spiccano l’uomo della caffettiera, Bouyahia Hamadi Ben Abdul braccio destro di Abu Omar e Jarraya Khalil;
lo era sino a poco tempo fa anche il franco-tunisino Raphael Gendron, bracci destro dell’imam Ayachi, leader islamista «belga» pregiudicato per terrorismo ucciso in uno scontro con le truppe dell’esercito di Damasco e che nel carcere di Macomer svolgeva il ruolo di coordinatore del gruppo;
nel corso della trasmissione Matrix su Canale 5 del 25 marzo 2015 in un servizio puntuale sulla gestione del carcere sono stati mostrati i registri delle telefonate dei detenuti;
dalle immagini si poteva in modo chiare leggere il traffico telefonico dei vari terroristi verso le località più disparate e presumibilmente senza alcun tipo di controllo, proprio perché non risultavano interpreti disponibili in quel carcere;
appare gravissimo che tali registri si trovassero ancora in quella struttura e che gli stessi venissero pubblicamente mostrati confermando la superficialità della gestione da parte del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria;
appare gravissimo che nelle celle dei detenuti e nel luogo in cui avvenivano queste conversazioni telefoniche si trovassero quotidiani afferenti la lotta armata e il fondamentalismo islamico –:
se non ritenga di dover fornire ogni elemento, per quanto di competenza, sulla scarcerazione di tali personaggi e del motivo del rimpatrio;
se sia stata verificata preventivamente la gestione di una casa circondariale come carcere per terroristi di livello internazionale consentendo agli stessi una irragionevole e davvero grave contiguità che consentiva agli stessi di pianificare, fare strategie e scambiarsi informazioni di ogni genere;
se vi fossero dai registri telefonici passaggi utili per comprendere l’attività di tale Yarraya;
se risulti attendibile l’indiscrezione trapelata nei media che il recente attentato di Tunisi possa essere stato pianificato o che comunque avesse un qualche legame con il carcere di Macomer e se Yarraya fosse detenuto in tempi sospetti nel carcere di Macomer. (4-08700)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=34582