Atto Camera
Presentata da: LOREFICE Marialucia
13 marzo 2015, seduta n. 391
Ambito di interesse: asilo politico, lavoro nero, migrante, accoglienza
LOREFICE, BRESCIA, COLONNESE, DI VITA, SILVIA GIORDANO, MANTERO, GRILLO, BARONI, CANCELLERI e RIZZO. — Al Ministro dell’interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
sono circa 3500 i migranti sbarcati nelle coste siciliane ospitati dal CARA (Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Mineo nella piana di Catania, considerato il centro di accoglienza più grande d’Europa;
da un’inchiesta di Panorama dell’11 marzo 2015 è emerso che ogni giorno almeno 200 uomini lavorano in nero come braccianti arruolati nelle campagne dei paesi vicini di Mineo, Ramacca, Grammichele, Palagonia e Scordia per raccogliere arance, carciofi, olive alla misera paga di dieci euro al giorno;
dalle testimonianze dei giornalisti, che seguono i migranti mentre escono dal centro prima delle sei del mattino e i fotografano, emerge che alcuni gruppetti vengono prelevati direttamente davanti il centro, nonostante l’ingresso sia sorvegliato da decine di militari; altri raggiungono, a piedi o in bici, la strada statale 417 che collega Gela a Catania e aspettano che qualcuno passi e li carichi su un furgone o un’auto che li conduca in campagna. Sarebbe stato organizzato addirittura anche un servizio di taxi abusivo costituito da poche monovolume vetuste, stazionate stabilmente dietro una curva, sulla strada che porta al centro, guidate da altri extracomunitari che vivono nei paraggi;
la polizia stradale ha fermato molte volte i taxi abusivi, ma né le multe né le denunce e i sequestri delle auto rubate hanno scoraggiato il «business». Già quattro mesi fa, al bivio di Grammichele, la polizia stradale di Caltagirone ha fermato un camion guidato da un produttore di Mazzarrone che coltiva cipolle. Sotto il telone l’uomo nascondeva venti migranti afgani e marocchini del Cara. Altri sono stati scoperti nel cassone di un’Ape di un agricoltore;
i migranti iniziano a lavorare nei campi alle 7:30 del mattino raccogliendo frutta e verdura, fanno una breve pausa alle 12, mangiando un panino, e riprendono a lavorare fino alle 16 per la misera paga di 10 euro e il panino. Un bracciante italiano costa invece sessanta euro al giorno;
la Flai-Cgil, il sindacato degli agricoli, stima che sono almeno 200 i richiedenti asilo sfruttati ogni giorno. Nuccio Valenti, segretario del sindacato, spiega ai giornalisti che da tempo sono state presentate denunce al prefetto, ai sindaci e all’ispettorato del lavoro, ma nulla pare sia stato fatto dalle autorità competenti;
a Ramacca, dove decine di migranti lavorano ogni giorno raccogliendo carciofi, il tema è stato discusso il 29 ottobre 2015 in consiglio comunale, con all’ordine del giorno il tema: «Immigrati e condizione sociale». Un documento firmato da alcuni consiglieri comunali sollecitava il dibattito: «Lo sfruttamento di questi lavoratori da parte di pseudo imprenditori che schiavizzano queste persone può creare condizioni di forti tensioni sociali» –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti e, se eventualmente, intendano avviare, una verifica, per quanto di competenza, per appurare lo stato effettivo delle cose;
se non intendano vigilare, per quanto di competenza, in collaborazione con le autorità locali, affinché i migranti non diventino vittime della tratta di schiavi, anche in considerazione del fatto che la permanenza media di 14 mesi dei migranti nel Centro di accoglienza richiedenti asilo di Mineo è la più alta d’Italia;
se non ritengano opportuno promuovere l’istituzione del registro dei lavoratori stagionali quale strumento di contrasto al lavoro nero e allo sfruttamento. (4-08413)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=33532