Atto Camera
Presentato da: PALAZZOTTO Erasmo
Venerdì 6 marzo 2015, seduta n. 386
Ambito d’interesse: aggiudicazione d’appalto, asilo politico, subappalto
— Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo è stato inaugurato il 18 marzo 2011 a seguito della proclamazione dello stato di emergenza nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini stranieri provenienti dalle regioni del Nord Africa con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 aprile 2011;
la struttura di Mineo attualmente ospita oltre 4.000 migranti, a fronte di una capienza stimata di 2000 unità;
nell’ambito dell’inchiesta «Mafia Capitale» sono emersi inquietanti elementi riguardo a numerose attività criminali connesse alla gestione dei flussi migratori e dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo che dimostrerebbero come alcuni personaggi, oggi arrestati o indagati, avrebbero, con grave danno alla collettività, tratto vantaggi personali grazie a rapporti privilegiati anche con gli uffici del Ministero dell’interno;
da un articolo pubblicato il 5 marzo 2015 sul quotidiano la Repubblica, apprendiamo che il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, ha definito la gara d’appalto per la gestione del centro di Mineo «lesiva della concorrenza, parziale, senza alcuna trasparenza e criteri di economicità» per le casse pubbliche, bocciando senza appello la procedura che ha affidato per i prossimi tre anni la gestione del CARA di Mineo, bandita dal consorzio «Calatino terra di accoglienza», che raggruppa i comuni del comprensorio in provincia di Catania e nato per volontà dell’ex commissario per la gestione del CARA, il sottosegretario Giuseppe Castiglione, dell’NCD, come dell’NCD è il sindaco di Mineo, Anna Aloisio, dall’anno scorso a guida del consorzio;
nella commissione che ha aggiudicato l’appalto vi era anche Luca Odevaine, finito agli arresti insieme a Salvatore Buzzi e alla «cupola nera» guidata da Massimo Carminati che gestiva gli affari illeciti delle cooperative sociali nella Capitale e non solo;
Luca Odevaine, in quel periodo era contestualmente membro del tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, a cui spettava il compito di valutare gli appalti per l’affidamento della gestione del CARA, ed esperto di problematiche legate all’immigrazione e consulente del Consorzio «Calatino Terra d’Accoglienza», ente attuatore del CARA di Mineo;
in alcune intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta «Mafia Capitale», lo stesso Odevaine parlava del CARA di Mineo come di un appalto «blindato», con l’azienda vincitrice, la Cascina ristorazione, che avrebbe pagato al componente della commissione aggiudicatrice un compenso da diecimila euro al mese;
secondo quanto riportato nell’articolo di Repubblica già citato in premessa, il Presidente Cantone sostiene che i servizi per la gestione del centro sarebbero dovuti essere messi a gara in lotti autonomi e che la base d’asta per l’appalto, fissata a 97 milioni di euro risulta in contrasto con il principio di trasparenza, non essendo stati individuati gli importi per le singole attività in affidamento;
inoltre, l’assenza di concorrenza e convenienza per la stazione appaltante è dimostrata dal fatto che v’è stato un solo concorrente, il gestore uscente, cui è stato aggiudicato l’appalto con un ribasso molto ridotto pari all’un per cento;
in definitiva, a parere degli interroganti, ciò che emerge dall’inchiesta Mafia Capitale e dalle ultime dichiarazioni del Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione è un complesso sistema di rapporti tra la politica ed il business dell’immigrazione con il Cara di Mineo che è diventato un vero e proprio centro di smistamento dei flussi di migranti verso le altre strutture facenti capo agli esponenti della stessa «Mafia Capitale»;
non è la prima volta che l’interrogante denuncia sia mezzo stampa che attraverso atti parlamentari, come il Cara di Mineo sia stato pensato per diventare centro di smistamento dei flussi di migranti da e per i centri di accoglienza straordinari e di come un centro di tali dimensioni sia inadeguato all’accoglienza ed all’integrazione, paventando il rischio che diventasse solo un grande centro speculativo –:
se il Ministro interrogato, anche alla luce delle ultime dichiarazioni del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, non intenda procedere con la revoca dell’affidamento della gestione del CARA di Mineo al consorzio «Calatino terra d’accoglienza», l’affidamento temporaneo e provvisorio alla Protezione civile per giungere in tempi stretti alla chiusura definitiva del centro, diventata ormai una struttura inefficiente e costosa su cui si è costruita una enorme speculazione economica e politica. (4-08303)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=33057