Atto Senato
Presentata da: LUIGI MANCONI
18 febbraio 2015, seduta n.394
Ambito d’interesse: diritti umani, amministrazione locale, inchiesta giudiziaria
Al Ministro dell’interno – Premesso che, a quanto risulta all’interrogante:
il 5 maggio 2010 gli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci, dell’associazione “Class action procedimentale”, hanno presentato un ricorso al tribunale civile di Bari contro la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’interno e la Prefettura di Bari chiedendo al tribunale di disporre l’immediata chiusura del centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari Palese, per le carenze strutturali e igienico-sanitarie del centro e le condizioni di trattenimento lesive della dignità delle persone recluse;
il presidente del tribunale civile di Bari, Vito Savino, accogliendo il ricorso, il 3 marzo 2011 ha disposto un accertamento tecnico preventivo e ha ordinato l’ingresso nel Cie di Bari dell’ingegnere Francesco Saverio Campanale, già provveditore alle opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna, al fine di verificare se “lo stato, la condizione, l’organizzazione del centro di identificazione e di espulsione di Bari, in base ai parametri propri della funzione a cui è adibito, sia in grado di assicurare ai trattenuti necessaria assistenza e pieno rispetto della loro dignità”; la perizia dell’ingegner Campanale ha individuato una serie di mancanze strutturali sulla cui base il giudice, il 12 ottobre 2012, ha ordinato alla Prefettura alcune opere per metterlo a norma;
a seguito di questa pronuncia, la Prefettura ha avviato alcuni lavori di ristrutturazione, in seguito ai quali, il 29 aprile 2013, il tribunale ha disposto un’ulteriore perizia per verificare le nuove condizioni e la sua conformità ai parametri previsti dalle linee guida ministeriali del 2009;
nel dicembre 2013, in seguito al nuovo sopralluogo dell’ingegner Campanale, è stata depositata presso il tribunale di Bari una seconda perizia, in cui il tecnico ha sottolineato che i lavori effettuati alla struttura non sono stati “sufficienti per un significativo miglioramento delle condizioni di vita degli occupanti” permanendo “ancora numerosi elementi di criticità”;
il 9 gennaio 2014 il tribunale di Bari ha quindi intimato al Ministero dell’interno e alla Prefettura di eseguire, entro il termine improrogabile di 90 giorni, i seguenti lavori: ampliare e migliorare i servizi igienici, incrementandone il numero; provvedere all’oscuramento, anche parziale, delle finestre della stanze d’alloggio; ampliare la mensa o la “sala benessere”; incrementare le aule per attività didattiche, occupazionali e ricreative, così come le aree adibite alle attività sportive; colmare la carenza di segnaletiche antincendio nei moduli abitativi; provvedere alla manutenzione dei moduli e utilizzare materiali resistenti all’usura e allo strappo;
con ordinanza del 9 maggio 2014, il tribunale di Bari in seduta collegiale ha poi respinto il reclamo proposto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministro dell’interno avverso l’ordinanza monocratica del 9 gennaio 2014, a firma del giudice unico Francesco Caso, recante l’ordine all’autorità statale di eseguire entro e non oltre il 9 aprile 2014 i lavori edili (suggeriti dal consulente tecnico d’ufficio) volti ad assicurare la conformità del Cie di Bari alle linee guida ministeriali del 2009. Con lo stesso provvedimento il tribunale barese ha respinto il ricorso incidentale degli avvocati di Class action procedimentale, contro l’ordinanza del tribunale di Bari nella parte in cui ordinava l’esecuzione di lavori edili anziché la chiusura immediata del Cie di Bari, ritenendo che “l’ordine di esecuzione lavori sia senz’altro idoneo ad arginare il pregiudizio irreparabile lamentato dagli attori popolari”;
il 9 febbraio 2015, il tribunale di Bari ha definitivamente sanzionato con un’ulteriore ordinanza l’inadempienza del Ministero rispetto agli obblighi imposti con il provvedimento del gennaio 2014 (il quale disponeva l’esecuzione, entro il termine perentorio di giorni 90, di opere necessarie per rendere il Cie conforme ai requisiti minimi di vivibilità stabiliti dalle linee guida) e ha inoltre nominato un commissario ad acta che dovrà sostituirsi all’inadempiente amministrazione dell’interno;
premesso inoltre che:
il Cie di Bari Palese è stato visitato più volte nei mesi scorsi da membri della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e sono emerse numerose criticità: si percepisce nel centro un clima di tensione molto alta e di forte chiusura verso l’esterno; la struttura è opprimente perché permette movimenti minimi all’interno di ciascun modulo; il tempo che i trattenuti trascorrono al di fuori delle sezioni detentive è ridotto al minimo (escono dalla sezione solo per andare in infermeria, incontrare l’assistente sociale o sbrigare qualche pratica amministrativa negli uffici della Questura); non svolgono alcuna attività, passano le giornate a letto o circolando tra saletta di socialità e cortile esterno attiguo alla sezione. Non ci sono associazioni esterne che possono entrare per avviare progetti di formazione, attività ricreative o fornire assistenza di tipo legale;
il 7 febbraio 2015 è deceduto all’interno della struttura un cittadino egiziano di 26 anni per “arresto cardiorespiratorio irreversibile”, secondo quanto riportato dalla locale questura. Da fonti di stampa (si veda un articolo de “Il garantista” del 17 febbraio) si apprende che: “dopo la segnalazione dall’interno del Cie, la centrale operativa del 118 manda per primi sul posto un’ambulanza Victor (con i soli autista e soccorritore a bordo). È un codice rosso. Giunti nella struttura, qualcuno del personale in servizio al Cie avrebbe affermato che l’ospite respirava ancora fino a un minuto prima dell’arrivo dei soccorritori. L’operatore del 118 prepara il defibrillatore e inizia il massaggio cardiaco constatando, però, che l’egiziano è ormai rigido” e presenta già alcuni lividi sulla pelle. Il che potrebbe significare che sarebbe morto almeno da un’ora. “Un paio di minuti dopo, da un’altra postazione sopraggiunge l’ambulanza con a bordo il medico, che dà subito l’ordine di interrompere il massaggio cardiaco. A quel punto si procede col tracciato per venti minuti prima di constatare il decesso. In molti sono convinti dell’arrivo del medico legale per accertare le reali cause del decesso. Ma non arriverà”,
si chiede di sapere:
quali provvedimenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare per ottemperare a quanto disposto dal tribunale di Bari;
se, di fronte ai fatti emersi nel corso delle udienze sul Cie di Bari Palese, non ritenga il centro inadeguato ad accogliere decine di persone in condizioni dignitose e non intenda quindi procedere alla sua chiusura definitiva;
se, infine, riguardo alla morte del trattenuto ventiseienne, i fatti riportati sommariamente dalla stampa rispondano al vero, se abbia notizia dell’avvio di un’indagine da parte della Procura e se ritenga che vi siano gli estremi per un’inchiesta di ordine amministrativo. (4-03484)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=31949