Atto Camera 5-05511
Presentata da: NACCARATO Alessandro
5 maggio 2015, seduta n. 421
Ambito di interesse: asilo, accoglienza profughi
NACCARATO, RUBINATO, SBROLLINI, CASELLATO, ROTTA, D’ARIENZO, MURER, MARTELLA, CRIVELLARI, MORETTO, NARDUOLO e FIANO. — Al Ministro dell’interno . — Per sapere – premesso che:
la nuova emergenza umanitaria in atto, a seguito della forte instabilità politica e istituzionale dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, sta riproponendo con forza la necessità di offrire ai profughi e richiedenti asilo risposte immediate ed efficaci a livello europeo e nazionale, non solo sotto il profilo della gestione dell’emergenza, ma anche sotto quello della capacità di un’effettiva accoglienza, stante la grave situazione di difficoltà economiche e sociali in cui si trova il nostro Paese;
le nuove ondate di richiedenti asilo, infatti, stanno creando forti tensioni in alcune regioni particolarmente esposte come il Veneto, dove gli amministratori locali – a causa dei vincoli del patto di stabilità e dei tagli lineari delle manovre di finanza pubblica intervenuti a partire dal 2010 – sono già in grande difficoltà nel gestire una notevole presenza di lavoratori extracomunitari, regolarmente integrata, che si è poi ritrovata senza lavoro a causa del perdurare degli effetti della crisi, oltre al problema degli stessi cittadini italiani sfrattati e rimasti senza casa dopo aver perso il lavoro, come ha rilevato in rappresentanza dei sindaci la presidente di Anci Veneto, Maria Rosa Pavanello;
nello scorso anno è stato elaborato, su impulso del Governo, un piano operativo nazionale, divenuto poi il 10 luglio 2014 oggetto di intesa in seno alla Conferenza unificata Stato, regioni e autonomie locali, nella quale, al fine di fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, si è stabilito che «è necessario operare su due piani contemporanei, coniugando, da un lato, la necessità di dare risposte immediate alle impellenti esigenze di accoglienza delle persone che arrivano in numeri molto elevati sulle coste meridionali e nei luoghi di frontiera e, dall’altro, l’assoluta e indifferibile necessità di impostare subito un “piano strutturato” che permetta di ricondurre a gestione ordinaria e programmabile» la gestione dei flussi migratori; a tal fine nell’intesa si distingueva fra una fase di soccorso e prima assistenza nelle regioni di sbarco o limitrofe, una di prima accoglienza e qualificazione presso «Centri-Hub regionali e/o interregionali» (attivati dal Ministero dell’interno con propri finanziamenti tenendo conto delle caratteristiche socio-economiche del territorio e di eventuali problematiche di ordine e sicurezza pubblica, attraverso l’utilizzo delle strutture già esistenti o attraverso la creazione di nuove); infine si affermava il principio che «è necessario in tempi brevissimi un consistente aumento delle Commissioni territoriali e/o delle loro sezioni al fine di accelerare i tempi di esame delle domande di protezione»;
dal verbale relativo alla riunione della conferenza del 10 luglio 2014 risulta essere stata rappresentata e parte dell’intesa anche la regione Veneto, mentre da recenti notizie a mezzo stampa il presidente della suddetta regione avrebbe dichiarato che non ha mai firmato il cosiddetto Patto per l’accoglienza di Luglio e che l’unica cosa da fare «è la sospensione di Schengen»;
sempre da notizie di stampa si è appreso con preoccupazione che lo scorso 16 febbraio un contingente di circa 35 profughi, inviato a Treviso nonostante la locale prefettura avesse preavvisato la struttura ministeriale della totale assenza di disponibilità di posti di accoglienza in strutture del territorio, ha trascorso la notte in un autobus davanti alla stazione; solo nei giorni seguenti si è riuscito a far fronte a tale emergenza con il supporto della Caritas Tarvisina, di Unindustria Treviso e di alcune cooperative sociali;
da ultimo alcuni sindaci del Veneto hanno protestato contro l’arrivo di profughi e rifugiati nei propri comuni, arrivando a preannunciare in questa evenienza le dimissioni o forme di contestazione clamorose contro il Governo, mettendo così in difficoltà i prefetti ed alimentando un clima di allarme e paura;
i richiedenti asilo e i rifugiati sono tutelati da norme internazionali convenzionali e pattizie, da direttive dell’Unione europea recepite o in corso di recepimento, nonché dall’articolo 10 della nostra Costituzione, e l’accoglienza nei loro confronti oltre che «un dovere civile» come dichiarato dal responsabile del Dipartimento immigrazione presso il Ministero dell’interno, costituisce anche un obbligo preciso sancito da norme nazionali e internazionali il cui adempimento dipende in primis dagli strumenti e risorse impiegabili sulla base del contesto regolatorio ed amministrativo stabilito dagli organi statali competenti;
sotto questo profilo, ad esempio, nonostante nell’intesa del 10 luglio 2014 si riconoscesse l’urgenza di «un aumento consistente» delle Commissioni per l’esame delle domande d’asilo, al fine di renderlo adeguato non solo a gestire il numero di richieste in costante crescita, ma anche a fornire risposte in tempi più accelerati, sino ad oggi ha operato, per l’esame delle richieste di asilo sia del Friuli-Venezia Giulia, sia del Veneto, un’unica Commissione, quella di Gorizia, che risulterebbe averne evase poche decine su centinaia di richieste e solo dal mese di marzo scorso sono state attivate ulteriori due commissioni in Veneto;
in attesa che giunga a compimento la riforma del sistema previsto dal regolamento di Dublino III per consentire una più adeguata distribuzione dei rifugiati tra i diversi Paesi europei, una prima risposta è arrivata nel marzo scorso dalla Commissione europea con un ulteriore stanziamento di 13,7 milioni in più all’Italia per far fronte alla pressione migratoria e al prolungamento dell’operazione Frontex Triton a tutto il 2015; risposta che è apparsa in tutta la sua insufficienza dopo il naufragio nel Canale di Sicilia di un’imbarcazione proveniente dalla Libia in cui sono morte circa 900 persone;
successivamente alla tragedia occorsa nella notte tra il 18 e 19 aprile 2015 è apparsa evidente l’entità dell’emergenza umanitaria dei migranti provenienti dalle coste del Nord Africa ed il fatto che la priorità di salvare migliaia di vite umane vada accompagnata da azioni concrete per combattere le cause delle migrazioni, che non possono restare a carico solo del nostro Paese;
il Consiglio europeo straordinario sulla questione dei migranti nel Mediterraneo svoltosi il 23 aprile 2015, su richiesta del Governo italiano, ha quindi preso una serie di decisioni, relative alla lotta contro i trafficanti e gli scafisti, alla prevenzione dei flussi migratori illegali, ai fondi per la missione Triton, triplicati nel 2015 e 2016, al rafforzamento della solidarietà dei paesi europei verso i rifugiati, ma rimane ad oggi incerto come le autorità europee vogliano raggiungere concretamente tali obiettivi, mentre la situazione degli arrivi è ormai oltre i limiti della sostenibilità per l’Italia;
nel frattempo i prefetti e i sindaci, che rappresentano un tassello fondamentale sui territori della complessiva strategia dell’accoglienza perseguita dal Governo, devono essere posti nelle condizioni, materiali ed economiche, di gestire un’emergenza che richiede risorse straordinarie e strumenti adeguati, oltre alla dovuta leale collaborazione e cooperazione tra tutti i livelli di Governo –:
se i fatti riportati corrispondano al vero, in particolare con riferimento alla partecipazione della regione Veneto all’intesa del 10 luglio 2014, quanti siano ad oggi i migranti accolti nelle singole strutture delle province del Veneto, nonché quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, di concerto con la regione stessa, per dare attuazione alla sopracitata intesa e per porre i prefetti e gli amministratori locali nelle condizioni di poter supportare in modo sostenibile, sia sul piano economico che amministrativo, le procedure di accoglienza, tenuto conto del contesto di difficoltà sociali ed economiche in cui operano e della carenza di strutture di accoglienza sul territorio. (5-05511)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=35868