Atto Camera 3-01449
Presentata da: DAMBRUOSO Stefano
22 aprile 2015, seduta n. 413
Ambito di interesse: migrazioni, sicurezza, terrorismo
Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
tra le molteplici, drammatiche conseguenze connesse alla radicalizzazione del conflitto siriano, la comunità internazionale ha da tempo richiamato l’attenzione sul fenomeno dei militanti islamici che dai Paesi dell’Unione europea raggiungono le aree di guerra per partecipare alle ostilità. Questi «viaggi del jihad» compiuti da cittadini europei per combattere all’estero tra le fila di organizzazioni terroristiche sono un fenomeno in costante aumento;
già negli anni ’80 e ’90, poi ancora nello scorso decennio, i servizi antiterrorismo di mezza Europa documentarono con le loro indagini l’esistenza di una vasta attività di reclutamento, spesso effettuata all’ombra delle moschee più radicali stanziate nel vecchio continente, finalizzata a istradare giovani mujaheddin verso zone caratterizzate da conflitti interetnici e religiosi;
in chiave di prevenzione il fenomeno dell’afflusso verso la Siria di questa tipologia di militanti islamici ha destato forti preoccupazioni a livello internazionale ed è stato denunciato sia nel rapporto sul terrorismo 2013 dell’Europol che dal coordinatore antiterrorismo dell’Unione europea, Gilles De Kerchove: secondo cifre rese note nel dicembre del 2013 dalla presidenza lituana del Consiglio dell’Unione europea, il numero dei foreign fighters che hanno lasciato l’Europa alla volta della Siria ammonterebbe a circa 2.000 militanti. Sempre il rapporto di Europol sul terrorismo 2013 evidenzia come importanti operazioni di polizia connesse alla partenza o al ritorno di militanti islamisti dal quadrante siriano siano state condotte, soprattutto, in Belgio, Francia, Olanda e Regno Unito;
sulla scorta delle dimensioni che il fenomeno dei foreign fighters sta assumendo, Consiglio e Commissione europea hanno già segnalato la necessità di ampliare lo spettro delle misure preventive per il loro monitoraggio (rafforzamento dei controlli di frontiera, introduzione di un pnr europeo ed altre) e di attuare misure di dissuasione basate sul dialogo e sul contrasto della radicalizzazione;
l’Italia, con l’approvazione del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, ha da poco adottato importanti misure di prevenzione e contrasto delle attività terroristiche, anche con riferimento al fenomeno dei foreign fighters; ma un ulteriore passo in avanti nella lotta al terrorismo internazionale si potrebbe fare con il rapido recepimento della decisione 2008/976/GAI del Consiglio dell’Unione europea del 16 dicembre 2008 – relativa alla rete giudiziaria europea – e, in particolare, del suo articolo 4, che richiede l’individuazione per ciascuno Stato membro di un punto di contatto per la cooperazione giudiziaria. Con l’istituzione della procura nazionale antimafia e antiterrorismo sarebbe quanto mai opportuno individuare nel procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo l’organo competente all’intermediazione giudiziaria sui temi del terrorismo –:
quali misure si intendano adottare per conferire al procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo il ruolo di corrispondente nazionale (e/o punto di contatto) nella rete giudiziaria europea, in particolare con Eurojust, per le problematiche inerenti al terrorismo. (3-01449)
Fonte: http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=35153