Non importa se 102 persone necessitano urgentemente di aiuto. Nemmeno se tra loro ci sono una persona ferita, un bambino di cinque mesi e quattro donne incinte. La nave Salamis, che ha soccorso 102 persone naufragate al largo delle coste libiche, non può attraccare nel porto di Malta.
E’ quanto deciso dalla Procura generale della Repubblica maltese, che ha inoltre ordinato al capitano della nave di tornare sul punto dove ha soccorso i naufraghi, a 40 miglia dalla costa libica: secondo La Valletta, la faccenda sarebbe infatti di competenza di Tripoli.
La nave è ora bloccata da tre motovedette maltesi, e a bordo sono saliti medici della Marina maltese per verificare la salute dei naufraghi.
Nemmeno l’intervento della Commissione Europea sembra far cambiare la decisione del La Valletta. “E’ dovere umanitario delle autorità maltesi lasciar sbarcare queste persone”, ha affermato la Commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom in una nota. Dovere che invece è stato portato a compimento dal capitano della Salamis, come ha sottolineato Malmstrom.
Dopo il salvataggio delle persone naufragate, la vicenda si è trasformata rapidamente in un problema diplomatico. Secondo il governo maltese, una nave di pattuglia italiana ha ordinato al capitano della nave di portare le persone al più vicino porto della Libia. La nave sarebbe infatti fuori dalle acque territoriali maltesi.
Ma il punto è che, questioni diplomatiche a parte, in ballo ci sono vite umane, e le coste maltesi sono le più vicine all’imbarcazione (24 miglia nautiche, 44 chilometri): il comandante della Salamis ha diramato una richiesta di assistenza medica urgente e la donna ferita ha bisogno di immediata ospedalizzazione, come ha sottolineato la stessa Commissaria UE.
La questione più importante, insomma, “è salvare le vite. Qualunque disputa sul coinvolgimento delle autorità di Italia e Libia, così come sul luogo appropriato in cui effettuare lo sbarco non aiuta le persone in stato di necessità”, ha scritto la Commissaria nella nota.
“Questi aspetti andranno chiariti più avanti”, ha aggiunto la Malmstroem, ricordando peraltro che “rispedire la nave in Libia sarebbe contro le leggi internazionali”. Ma Malta sembra disinteressarsi anche di questo.