Un caso di omicidio e due pestaggi molto violenti che hanno avuto tutti e tre come vittime dei cittadini stranieri. Tre indagini che in questi giorni hanno conosciuto svolte importanti.
Si riferiscono a violenze che in un primo momento non avevano evidenziato la sussistenza di un movente razzista in modo esplicito, almeno secondo le prime ipotesi degli inquirenti e secondo la rappresentazione proposta dai media. Come spesso accade, queste tre vicende erano finite nel dimenticatoio della cronaca nera locale. E, malgrado l’importanza degli esiti, neanche adesso la stampa ne ha evidenziato in alcun modo la gravità.
L’episodio più grave è accaduto a Caserta, il 17 febbraio scorso, quando il cittadino senegalese Modou Diop, lavavetri di 29 anni, veniva travolto e brutalmente ucciso su Viale Carlo III, nei pressi della Reggia, da un’auto in corsa. Fatale tragicità, si disse. Incidente stradale, avevano rilanciato alcuni organi di stampa. E invece no. Si è trattato di un omicidio volontario (qui il servizio del Tg3 Campania). E’ quanto è emerso dalle indagini condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha notificato l’arresto per un giovane cittadino italiano, appena ventiduenne, che ha commesso questo terribile omicidio, soltanto perché aveva avuto con Modou un diverbio al semaforo, poco prima. Nei suoi confronti è stato emesso un decreto di fermo “per omicidio volontario pluriaggravato”, convalidato dal giudice. Secondo la Procura, il giovane ha ucciso Modou “per futili motivi”, che consisterebbero «nella aberrante intenzione di punire la vittima per un insignificante sgarbo subito». L’indagato, dopo il diverbio, aveva spaventato Modou, fingendo di investirlo, prima di allontanarsi. Subito dopo però, con l’auto, si era diretto nuovamente verso il semaforo. Quando è scattato il verde, ha accelerato repentinamente, travolgendo in pieno la vittima, «cogliendolo di sorpresa e rendendone impossibile ogni difesa». Il ventinovenne senegalese, riverso esanime sul selciato, in gravissime condizioni, moriva dopo una notte in ospedale.
Alla notizia, sebbene evidenziata dalla sola stampa locale, sono proliferati online numerosi commenti d’odio nei confronti della vittima. Il risvolto più inquietante della vicenda è che gli amici dell’omicida sono rimasti omertosamente in silenzio pur essendo a conoscenza della dinamica dell’accaduto sino alla svolta giudiziaria.
Gli altri due episodi di violenza sono accaduti ad Arzano, in provincia di Napoli, e a Siracusa. Nel primo caso, le indagini erano partite lo scorso 31 gennaio, dopo la denuncia da parte di un cittadino ivoriano, Ossuele Gnegne, di quanto accaduto intorno alle 4 del mattino (noi ne avevamo parlato qui). Il Gip del Tribunale di Napoli Nord ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita dai carabinieri, nei confronti di quattro ragazzi, tutti tra i 18 ed i 24 anni, residenti ad Arzano, ritenuti gli autori del violento pestaggio con l’accusa di “lesioni gravissime e minacce aggravate”.
L’uomo si stava recando al lavoro in bicicletta, quando veniva travolto da un’auto con a bordo i quattro giovani. Questi subito dopo, incuranti della frattura al braccio che gli avevano procurato, hanno cominciato a picchiarlo senza alcun motivo a calci, pugni e schiaffi, e persino con un cric, il tutto mentre era ancora a terra dolorante. La vittima era riuscita a scappare approfittando di un momento di disattenzione degli aggressori, quindi a nascondersi in una vicina piazza, dalla quale, col proprio telefono cellulare ha allertato i militari. L’intervento tempestivo dei Carabinieri ha permesso di identificare i quattro aggressori arrestati nei giorni scorsi.
Nel secondo caso, i fatti risalgono, invece, allo scorso maggio 2017. Come già rilevato e sottolineato in altre occasioni, purtroppo, le violenze razziste molto spesso vengono rese note soltanto alla fine della procedura giudiziaria. Ed è stato così per due giovani senegalesi spintonati ed aggrediti, mentre erano a bordo di un scooter, da tre ragazzi siracusani, poco più che ventenni, che si erano accostati a loro con un’auto per farli volutamente cadere, filmare la scena e postarla sui social. I due migranti in quell’occasione hanno rischiato la vita. I tre giovani italiani sono stati condannati dal Tribunale di Siracusa per lesioni con l’aggravante dell’aggressione motivata “dall’odio razziale”, alla pena di 8 mesi di reclusione per uno e a 6 mesi per gli altri due. Le due vittime sono state sostenute, fortunatamente, nella procedura, dal Consolato senegalese e dalla Consulta Civica di Siracusa, che hanno espresso soddisfazione per il risultato ottenuto in merito alla condanna.
Tre violenze molto simili nella dinamica e nei protagonisti. Un quadro che già troppe volte si è ripetuto con lo stesso identico copione. Dei giovanissimi italiani, in gruppo, compiono aggressioni e violenze “gratuite” e “per futili motivi”, spesso per noia, per divertimento e per un malcelato odio nei confronti dei migranti, bersagli privilegiati e quanto mai indifesi di questi raid notturni. Di fatto, queste svolte nelle indagini sono dei risultati importanti. Con l’auspicio che possano servire “da esempio” e scoraggiare tentativi di reiterazione emulata di tali violenze. L’aggravante motivata dall’odio razzista è stata riconosciuta solo in un caso, ma potrebbe nascondersi anche dietro i “futili motivi”.