“Mio figlio era a terra mezzo morto ed è stato offeso. Gli amici mi hanno raccontato che sono arrivati due balordi; uno di questi gli ha buttato a terra il cappellino. Davide ha risposto ‘ma perché lo stai facendo? Raccoglimi il cappellino’. Lo ha raccolto lui e mentre si alzava hanno cominciato a picchiarlo. Gli hanno rotto la mandibola. Adesso è sotto choc e non avrebbe mai pensato che oltre alle botte sarebbe stato insultato in modo così violento. Mentre lo picchiavano gli hanno detto ‘sporco negro tornatene a casa, non sei degno di stare con noi'”. Questo è il racconto di Giuseppe Mangiapane, padre di Davide, ballerino di 23 anni, giovane figlio di una coppia di mauriziani, ma nato a Palermo e adottato dopo la nascita da una coppia di San Giovanni Gemini (Agrigento). Il giovane era stato aggredito e picchiato il 22 luglio 2018 fuori dal pub 51 a Lercara Friddi (Palermo). Dopo avere subito la frattura della mandibola, ha perso conoscenza ed è stato colpito anche con calci e pugni mentre era a terra. La prognosi era stata di trenta giorni. Gli aggressori, grazie alle numerose testimonianze, venivano identificati e denunciati con l’aggravante di avere agito con “la finalità dell’odio etnico e razziale”.
Dopo circa un anno e mezzo, giunge oggi la pesante condanna: un giovane di Lercara Friddi è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione dal Gup, in quanto ritenuto il responsabile dell’aggressione. Suo fratello, minorenne all’epoca dei fatti, è stato, invece, condannato a 1 anno perché avrebbe convinto un testimone a dire il falso. Il giudice ha anche deciso una provvisionale per il risarcimento delle parti civili, del giovane e dei genitori.
Condanne come questa sono importanti per differenti motivi. Purtroppo, i tempi della giustizia sono ancora molto lunghi, ma ci lasciano ben sperare in una più attenta e puntuale applicazione delle leggi che combattono e puniscono chi, a vario titolo, commette atti discriminatori e razzisti, più o meno gravi.