L’Italia sta tornando una terra di emigranti? Si, stando ai dati diffusi dall’Istat. Nello studio “Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente”, l’Istituto nazionale di statistica ha rilevato un significativo calo negli ingressi dall’estero: 307mila nel 2013, 43mila in meno rispetto all’anno precedente (-12,3%). Cala anche il numero delle iscrizioni anagrafiche dall’estero: una flessione “imputabile ai flussi che riguardano i cittadini stranieri – sottolinea Istat – il cui numero scende da 321mila nel 2012 a 279mila nel 2013”. Le iscrizioni alle anagrafi sono sensibilmente diminuite: nella comunità rumena -che con 58mila ingressi risulta essere quella maggiormente rappresentata tra i cittadini immigrati – si assiste a un calo di 23mila unità nelle iscrizioni (- 29% rispetto al 2012). E, mentre calano le iscrizioni, aumentano le cancellazioni, che in pratica corrispondono a un abbandono del territorio: nel 2013 ben 126mila persone hanno chiesto di essere eliminate dalle anagrafi, 20 mila in più rispetto all’anno precedente. Di queste, 44mila sono riconducibili a cittadini stranieri (+14% rispetto al 2012). Ma ben 82 mila riguardano cittadini italiani (+21% rispetto al 2012): è il dato più alto degli ultimi dieci anni. Stando alle percentuali, sembra che l’Italia non solo non sia più particolarmente attrattiva per i cittadini stranieri, ma che stia allontanando anche i suoi stessi cittadini: aumentano infatti le emigrazioni, in particolare di persone al di sopra dei 24 anni (62mila cancellazioni dalle anagrafi), con destinazione prevalente il Regno Unito – soprattutto nel caso di emigranti laureati, corrispondenti al 30% del totale – seguito da Germania, Svizzera e Francia: paesi che nel complesso “accolgono oltre la metà dei flussi in uscita”, come sottolinea Istat.
Il saldo migratorio netto con l’estero, pari a 182 mila unità (-25,7% rispetto al 2012), risulta il valore più basso registrato dal 2007, e vede nello specifico, in associazione con una contrazione degli ingressi (-3,5% rispetto al 2012) un saldo migratorio negativo per gli italiani pari a -54 mila: quasi il 40% in più rispetto a quello del 2012, quando il saldo risultò pari a -38 mila.
Per quanto riguarda i trasferimenti interni al territorio nazionale, nel 2013 1 milione 362mila individui (2,3% della popolazione) hanno cambiato la propria residenza rimanendo dentro i confini nazionali: di questi, 249mila erano cittadini stranieri. “I tassi migratori netti sono positivi in tutte le regioni del Nord e in quasi tutte quelle del Centro, mentre sono negativi in tutte le regioni del Sud e delle Isole”, spiega Istat, confermando “l’attrattività delle regioni centro-settentrionali nei confronti di quelle meridionali”.
La tendenza descritta dall’Istituto di statistica non sembra in via di mutamento, anzi: secondo un’analisi condotta da Coldiretti e istituto Ixé proprio in occasione della presentazione del report Istat, “nel 2014 la situazione sembra peggiorare: la maggioranza dei giovani italiani (51%) è pronta ad emigrare per motivi di lavoro“. Nello specifico secondo Coldiretti, “il 19% dei giovani considera l’Italia un paese fermo in cui non si prendono mai decisioni, mentre per il 18% il problema sono le tasse, e il 17% chiama in causa la mancanza di lavoro e meritocrazia”. La percentuale di chi è disposto a lasciare l’Italia risulta più alta considerando “gli under 35 anni maschi (57%) rispetto alle giovani donne (45%), e raggiunge il picco massimo del 59% tra i 18-19 anni”. Percentuali che salgono con il grado di istruzione, raggiungendo il 55% se si considerano “i livelli di istruzione più alti”.