Lunedi 19 marzo. Siamo a San Pietro in Cariano, nel veronese. Un gruppo di almeno una decina di lavoratori protesta con delle bandiere e un grande striscione che recita: “No razzismo”. I lavoratori della Reggiani Visual, azienda di stampa digitale, protestano per le pessime condizioni di lavoro a cui sono sottoposti quotidianamente. E non solo. Si tratta di numerosi cittadini stranieri che denunciano anche le minacce e le pesanti intimidazioni di stampo razzista che hanno subito. “Loro pensano che noi siamo animali. E cosi ci trattano. Ho lavorato tanti anni in Reggiani, ma adesso basta!”, dice uno dei lavoratori.
Non ci sono solo gli estremi per una “banale” vertenza di lavoro, ovvero orari massacranti, con più di 13 ore al giorno, turni di notte forzati, ferie non concesse o imposte e stipendi bassi, oltre che straordinari non pagati. In questo caso, come denuncia anche il sindacato ADL Cobas, che sta seguendo la vicenda, si tratta di una “doppia vertenza” con una doppia discriminazione.
I dipendenti, in sciopero, diffondono, davanti ai cancelli d’ingresso dell’azienda, tramite altoparlanti, le registrazioni delle minacce e degli insulti ricevuti (una voce dice “Io sono di Forza Nuova, nazista e razzista. Io non ho paura. Io uccido. Shan è il primo in lista”). La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha dato il via alla protesta è stato un atto di particolare gravità: un giovane cingalese, assunto dal 2015 con un contratto a tempo indeterminato, è stato violentemente picchiato e insultato da due suoi superiori, oltretutto entrambi in stato di ubriachezza, per costringerlo a rassegnare le dimissioni il giorno dopo, pena anche la morte. Il giovane è dovuto ricorrere alle cure mediche in ospedale per le ferite e le tumefazioni riportate.
L’ADL Cobas ha ovviamente aperto una vertenza e chiesto l’incontro con il Prefetto per denunciare che, purtroppo, non si tratta affatto di un “classico” caso isolato. Pare che le discriminazioni razziste siano all’ordine del giorno in molte aziende.
Nonostante la gravità dell’accaduto la notizia è stata diffusa soltanto da un servizio del TgR Veneto e da un paio di giornali locali. Nessun’altra traccia di solidarietà ai lavoratori.