“Erano tutti bagnati, sono morti di freddo. Già erano in condizioni critiche, poi hanno viaggiato per ore su imbarcazioni non idonee al soccorso. Si poteva evitare. Con la fine di ‘Mare Nostrum’ siamo tornati a contare i morti in mare”. E’ sconvolto ma estremamente chiaro il direttore sanitario di Lampedusa Pietro Bartolo, dopo l’ennesima strage avvenuta nel Canale di Sicilia. Ventinove i morti, tutti uomini dai 18 ai 25 anni: sette persone sono state trovate senza vita sulla barca; ventidue, in maggioranza eritree, sono morte assiderate a bordo delle motovedette della Guardia costiera italiana, accorse – insieme a due mercantili dirottati sul posto – dopo l’allarme lanciato proprio dai migranti tramite telefono satellitare. Le operazioni di soccorso sono state particolarmente lunghe e difficili a causa delle condizioni del mare, a forza 8 e con onde alte anche fino a 9 metri. I sopravvissuti sono 76, sotto shock dopo aver visto morire i propri compagni di viaggio. Sei persone sono state ricoverate al poliambulatorio di Lampedusa per assideramento, e un uomo in condizioni particolarmente gravi è stato trasportato con elisoccorso a Palermo.
Morte di freddo: non per un naufragio, come ha fatto notare la presidente della Camera Laura Boldrini, secondo la quale queste sarebbero “le conseguenze del dopo Mare Nostrum”. “I 366 morti di Lampedusa non sono serviti a niente, le parole del Papa non sono servite a niente, siamo tornati a prima di Mare Nostrum. Triton è inutile. Mi auguro che il governo faccia subito un incontro urgente a Bruxelles per far tornare Mare Nostrum non più come operazione umanitaria italiana ma come operazione europea”, ha affermato la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini. Fu proprio dopo la strage del 3 ottobre 2013 che l’Italia avviò ‘Mare Nostrum‘, “missione militare-umanitaria” come venne definita all’epoca (per info vedi qui). Tanti i punti critici ma, sicuramente, il merito di spingere le navi militari fino a 170 miglia dalle coste italiane, consentendo il salvataggio di molte vite umane. Ora che l’Italia ha deciso di chiudere la missione, l’Unione Europea ha messo in campo Triton, operazione gestita dall’agenzia per il controllo delle frontiere Frontex (per info vedi qui). Che “non è assolutamente sufficiente”, come denunciato da molte associazioni, e come tragicamente confermato oggi. Del resto l’obiettivo dichiarato di Triton non è il salvataggio in mare, e le motovedette della guardia Costiera italiana non sono mezzi di soccorso adeguati, come affermato dal direttore sanitario Bartolo. Soprattutto nel caso di cattive condizioni climatiche: “I nostri uomini sono allo stremo e stanno mettendo a rischio la propria vita. Operare in queste condizioni è proibitivo”, ha sottolineato il portavoce delle Capitanerie di Porto Filippo Marini.
“E’ in corso il dramma. La nostra lotta contro i trafficanti continua in modo costante e coordinato. Deve essere fatto di più”, questo il commento, affidato a Twitter (!), del commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos. Ma sono proprio le istituzioni europee il principale bersaglio delle critiche avanzate dalle associazioni: “L’Europa sta a guardare“, afferma il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, che aggiunge: “Finché l’Europa guarda dalle altre parti e fa finta di non capire che l’Italia è veramente la porta dell’Europa e che ciò che accade in Italia appartiene a tutti, le cose andranno avanti così”. Gli fa eco l’Arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro: “Ci sono esseri umani che continuano a bussare alle porte perché chiedono di vivere, e un’operazione europea che si limita a salvaguardare i confini credo che non otterrà grandi risultati”.
E’ quanto denunciato da mesi dalle tante associazioni che si occupano di diritti umani, dall’Unhcr (Alto commissariaro Onu per i ifugiati) a Save the Children, fino alle molte realtà che lavorano nel locale. La sindaca di Lampedusa, dopo aver scritto su Twitter un provocatorio “Je suis morto di freddo e non sono riuscito ad approdare a #Lampedusa“, ha annunciato che chiederà “un incontro al Viminale per sapere come dobbiamo organizzarci in vista della primavera”, quando si prevede un aumento degli sbarchi. Anche se, come sottolineato dalla direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children Raffaela Milano, “le cattive condizioni climatiche invernali non hanno interrotto il flusso degli arrivi via mare, a dimostrazione della mancanza di alternative per chi è costretto, nonostante tutto, a tentare la traversata”. Stando alle cifre diffuse dall’Unhcr e riportate dal Sole 24 Ore, nel gennaio 2015 sarebbero arrivate via mare circa 3.200 persone, rispetto alle 2.100 dell’anno scorso. Un dato che smentisce chi accusava l’operazione Mare Nostrum di rappresentare un fattore attrattivo per l’arrivo dei migranti.
E, mentre né dal Ministero dell’interno né da palazzo Chigi arriva alcun commento, si teme che ci possano essere altri morti a bordo della seconda imbarcazione della Guardia costiera che ha partecipato ai soccorsi, attesa da ieri sera al porto di Lampedusa. Sempre ieri sera sono iniziate le ricerche di un’altra imbarcazione, segnalata della autorità spagnole.
La procura di Agrigento ha aperto un fascicolo contro ignoti, non escludendo di procedere per omicidio colposo.