E’ così che è stato battezzato ed è diventato per fortuna “contagioso”. Lanciato da 11 docenti del Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca, a Roma, si tratta di un appello a tutte le comunità scolastiche ad esprimere “un segnale di preoccupazione e riflessione” per il destino dei migranti, tanto quelli “costretti a restare in nave dopo un viaggio tragico”, quanto quelli “sgomberati con l’esercito da un Cara con un preavviso di 48 ore, finiti in strada per effetto del nuovo decreto sicurezza o trasferiti di forza”.
Come? “Trasformando le prime due ore di lezione di mercoledì 30 (oggi, ndr) in uno sciopero alla rovescia”: in fondo, “fermare la didattica per ragionare e riflettere insieme agli studenti di quanto sta accadendo, leggere i giornali, apprendere e commentare il dibattito di queste tragiche giornate” è un’iniziativa che non può non essere incoraggiata. “L’idea è partita dai dubbi degli studenti che commentavano i drammatici fatti di cronaca recenti e tra loro cresceva l’indignazione”, spiega uno dei docenti. “A colpire i ragazzi sullo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto, il fatto che studenti come loro sono stati portati via da scuola senza poter salutare i compagni”. Gli undici professori hanno lanciato l’appello agli altri insegnanti anche su WhatsApp, chiedendo se fosse davvero possibile “continuare le lezioni quotidiane di fronte ai fatti che stanno accadendo”.
Il messaggio ha ricevuto l’appoggio di oltre 104 docenti e dei quattro rappresentati d’istituto. Una mobilitazione (ed una conseguente riflessione) che i professori definiscono “necessaria” perché “compito della scuola non è limitarsi a insegnare le materie previste dalla didattica ma soprattutto di insegnare ai ragazzi a leggere l’attualità, i diritti umani, la Costituzione”. Dopo il liceo Amaldi anche il liceo scientifico e delle scienze umane Teresa Gullace Talotta, nel quartiere Don Bosco, sempre a Roma, ha fatto sapere che interromperà la didattica per le prime due ore per parlare di sbarchi, respingimenti e di politiche migratorie dell’attuale governo. A Latina, invece, l’amministrazione comunale “vuole far propria l’iniziativa pensata da alcuni docenti del Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca di Roma e invita tutti i dirigenti scolastici e i coordinatori delle attività educative delle scuole di ogni ordine e grado del Comune di Latina a fermare la normale attività didattica nelle prime due ore di un giorno da scegliere nel periodo che va dal 30 gennaio al 9 Febbraio e organizzare, nei modi che ogni istituto e ogni docente ritiene opportuno, una riflessione congiunta sul tema.
Per dare un segnale di preoccupazione alla città, ma anche perché siamo convinti che la scuola e la formazione siano i mezzi più pervasivi per la costruzione di un futuro in cui la dignità umana sia garantita”. Per partecipare allo “sciopero” di Latina basta inviare una email alla segreteria del sindaco, con nell’oggetto “FRATTANTO I PESCI”. E secondo i dati forniti dai docenti promotori dell’appello, hanno già aderito all’iniziativa gruppi di professori o singoli docenti in quasi 50 istituti, la maggior parte a Roma e Provincia, ma anche di Napoli, Milano, Parma e Catanzaro. L’appello ha incontrato anche la solidarietà del CEDIS, Centro autorizzato alla Certificazione degli esami d’italiano come lingua seconda, fa sapere che “aderisce e sostiene lo sciopero” ed invita altre realtà a condividere la notizia. Insomma, ogni scuola lo faccia come vuole questo “sciopero” all’incontrario, ma che si fermi a riflettere “per rompere l’indifferenza e la rassegnazione”. Perché, come hanno ben detto i docenti, “la scuola è anche e soprattutto questo”.