L’Unhcr, in una nota dell’8 settembre, denuncia il “drastico deterioramento” della situazione dei rifugiati e dei migranti che vivono in Libia, nelle aree urbane, a seguito degli ultimi scontri. L’Agenzia sollecita “misure alternative alla detenzione”, e in particolare “l’uso immediato” del centro di raccolta di Tripoli dove, secondo l’Unhcr, “continuano gli scontri”. L’Unhcr, inoltre, indaga sul fatto che alcuni trafficanti di esseri umani avrebbero intercettato dei migranti al loro arrivo in Libia indossando abiti con logo simile a quelli dell’Unhcr e di altre agenzie dell’Onu, sottoponendoli poi ad abusi e violenze. Si dice “sgomenta” e chiede alle autorità libiche “di agire contro tutti i criminali che cercano di colpire rifugiati e migranti disperati”. Qui di seguito la nota.
L’UNHCR, Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, è sgomenta per la notizia secondo la quale alcuni trafficanti si presenterebbero come personale dell’UNHCR in Libia e chiede alle autorità di agire contro tutti i criminali che cercano di colpire rifugiati e migranti disperati. Secondo alcuni rapporti ritenuti affidabili dalle nostre fonti e secondo i rifugiati stessi, sembrerebbe che alcuni trafficanti stiano spacciandosi per personale delle Nazioni Unite, incluso l’UNHCR, in diverse località della Libia. Questi criminali sono stati avvistati nei punti di sbarco e nei centri di traffico di esseri umani, usando giubbotti e altri oggetti con loghi simili a quelli dell’UNHCR.
Le informazioni in possesso dell’UNHCR provengono da rifugiati che riferiscono di essere stati venduti ai trafficanti in Libia e sono stati oggetto di abusi e torture, anche dopo essere stati intercettati in mare. L’UNHCR sta raccogliendo maggiori informazioni e indagando su queste accuse. In Libia, l’UNHCR ed i suoi partner sono presenti nei punti ufficiali di sbarco per fornire assistenza umanitaria e medica, compresi cibo, acqua, vestiti, per salvare la vita a rifugiati e migranti.
Una volta che le persone trafficate tornano a terra, le autorità libiche li trasportano in centri di detenzione, gestiti dalla Direzione per la lotta alla migrazione illegale (sotto la competenza del Ministero degli Interni). I team dell’UNHCR sono presenti anche lì per monitorare la situazione, aiutare e identificare i più vulnerabili per cercare di trovare soluzioni, specialmente nei paesi terzi.
L’UNHCR non è coinvolto nel trasferimento di rifugiati dai punti di sbarco ai centri di detenzione.
A Tripoli, la situazione dei rifugiati e dei migranti che vivono nelle aree urbane o che sono detenuti si è drasticamente deteriorata nelle ultime settimane a causa dei pesanti scontri nella capitale libica.
L’UNHCR ha ricevuto segnalazioni di atrocità indicibili commesse contro i rifugiati e i richiedenti asilo nelle strade di Tripoli, tra cui stupri, rapimenti e torture. Una donna ha detto all’UNHCR che criminali sconosciuti hanno rapito suo marito, l’hanno violentata e hanno torturato suo figlio di un anno. La donna ha detto che il bambino è stato denudato e molestato sessualmente dai criminali. Molti rifugiati erano detenuti in aree vicine agli scontri ed a rischio di essere colpiti dai razzi. Migliaia sono fuggiti dai centri di detenzione, in un disperato tentativo di salvare le loro vite.
L’UNHCR si oppone alla detenzione di rifugiati e richiedenti asilo, ma è presente nei luoghi in cui si trovano i rifugiati per fornire loro assistenza salvavita. L’UNHCR chiede con fermezza che vengano messe in atto alternative alla detenzione, compreso l’uso immediato della struttura di raccolta e partenza a Tripoli, che fungerà da piattaforma per raggiungere la sicurezza in paesi terzi e che sarà gestita dal Ministero degli interni libico e dall’UNHCR. La struttura ha la capacità di ospitare 1.000 rifugiati vulnerabili e richiedenti asilo ed è pronta per l’uso.
L’UNHCR chiede inoltre una forte azione istituzionale per colpire i trafficanti responsabili.