Dopo l’annuncio della costruzione di un muro per fermare i migranti, l’Ungheria ha dichiarato che sospenderà unilateralmente a tempo indeterminato l’applicazione del ‘Regolamento Dublino III’. “La barca è colma”, ha affermato Zoltàn Kovàcs, portavoce del governo ultraconservatore di Viktor Orban.
“Esigiamo un chiarimento immediato”, è stato il commento del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Una reazione comprensibile da parte del rappresentante dell’Unione europea, visto quello che rappresenta il regolamento Dublino III. Applicato dal 1 gennaio 2014, l’accordo denominato Dublino III -andato a sostituire il precedente Dublino II – stabilisce le regole comuni che ogni paese membro dell’UE deve seguire in materia di protezione internazionale. Nello specifico, il Regolamento Dublino è l’accordo europeo che obbliga un richiedente protezione internazionale a inoltrare domanda nel primo paese di ingresso; paese che deve dunque farsi carico dell’accoglienza della persona in questione.
A fronte di questo, si comprende la portata rivoluzionaria della misura annunciata dall’Ungheria: autoescludendosi dall’accordo il governo di Budapest non accoglierebbe più i migranti attualmente residenti in altri paesi UE dopo essere entrati in Europa attraverso il territorio ungherese, né si farebbe carico dei nuovi arrivati. Il provvedimento creerebbe un precedente pericoloso, tanto più se si guarda allo scenario attuale, particolarmente critico rispetto alla gestione dei richiedenti asilo su suolo europeo.
Proprio su questo punto pochi giorni fa i ministri dell’interno dei paesi membri si sono incontrati a Lussemburgo, salutandosi senza alcun accordo ma con una certezza: l’intoccabilità del regolamento Dublino. “Non vogliamo modifiche di Schengen, ma vi è un collegamento tra Dublino e Schengen. Se non viene soddisfatto il principio di responsabilità, allora si potrebbe arrivare alla fine della libera circolazione in Europa”, ammoniva il ministro tedesco Thomas de Maizière.
La posizione del governo di Orban apre dunque una frattura importante con Bruxelles, proprio alla vigilia del Consiglio europeo fissato del 25 e 26 giugno, per discutere l’Agenda UE sull’immigrazione. E complica le relazioni con i vicini: “Chi vuole continuare ad avere un’Europa senza frontiere deve rispettare le regole di Schengen. E ciò implica la stretta osservanza del regolamento di Dublino”, ha affermato il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl Leitner, parafrasando il collega tedesco.
A un giorno dal meeting europeo, l’Unione sembra quanto mai divisa sulla questione dell’accoglienza, e un piano comune sull’immigrazione appare decisamente lontano. Tra strategie, discussioni e innalzamento di barriere, l’unica cosa che sembra accomunare i rappresentanti dei paesi membri è l’indifferenza per quelli che dovrebbero essere i veri protagonisti dei tanti meeting che si stanno portando avanti ormai da tempo senza alcun esito: i migranti, le loro vite e la loro legittima autodeterminazione.