L’Unar prende posizione contro l’esclusione dei cittadini di Paesi terzi dai concorsi pubblici. A seguito di numerose pronunce dell’autorità giudiziaria che, in linea con l’orientamento europeo, chiedono la rimozione del requisito della cittadinanza per l’accesso al pubblico impiego, l’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni ha chiesto al Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri “di prevedere nel prossimo decreto legge ‘Salva Infrazioni’ di inserire una norma che ci rimetta in linea con le direttive comunitarie, e consenta il diritto di accesso ai posti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni anche da parte dei cittadini di paesi terzi alle stesse condizioni dei cittadini UE”, come afferma il direttore Marco De Giorgi.
Il Direttore ricorda “alcuni casi che l’Unar ha trattato negli ultimi mesi circa la violazione del principio di parità di trattamento in materia di accesso al pubblico impiego”, come l’esclusione di un’infermiera da un concorso pubblico per collaboratore professionale sanitario indetto dall’Azienda per i Servizi Sanitari di Trieste solo perché di cittadinanza colombiana, o l’esclusione di alcuni candidati dal concorso del Comune di Savona per esperti di comunicazione istituzionale in quanto cittadini non comunitari.
Unar sottolinea inoltre che “proprio il 12 novembre 2011 il Tribunale di Trieste ha dato ragione all’Unar riconoscendo il diritto della cittadina colombiana, che lamentava di essere vittima di una ingiusta discriminazione”.
L’eliminazione del requisito della cittadinanza dall’accesso ai concorsi pubblici permetterebbe tra l’altro di “evitare gli effetti di una nuova procedura di infrazione contro l’Italia in questa materia”.