Sonia Lima Morais, Presidente dell’Associazione delle Donne Capoverdiane in Italia, firma a titolo personale una lettera in merito alla trasmissione Rai 1 di domenica “Da noi…a ruota libera”, in cui l’attrice Valeria Fabrizi ha detto: “in questa foto non sono bella perché sembro una negra, una ragazza di colore”. Sonia Lima Morais ha risposto anche con un video sul suo profilo FB e chiede firme di sostegno, singole o associative, essendo “fermamente convinta, da donna nera afro – italiana, che le battaglie delle donne, delle migranti e delle seconde generazioni, non siano battaglie solo nostre, bensì di tutte e di tutti.”
Link al foglio per le firme.
https://docs.google.com/document/d/1S2FEHX35B_sAs–qW6EnGxDXspDh-g8JJQzMpgJqEuE/edit?usp=sharing
Questo il testo della lettera di Sonia:
NON BASTA (PIÙ) CHIEDERE SCUSA (e perché è importante parlare di hate speech)
Roma, 31/03/2021
Il 3 febbraio del 2018 Luca Traini, un uomo che si era candidato con la Lega l’anno precedente, si è reso protagonista dell’attentato di Macerata, in cui sono rimaste ferite 6 persone di origine straniera. In quei giorni, l’Italia intera assisteva scossa ed inerme alla terribile notizia della morte per overdose di Pamela Mastropietro, per la quale venne condannato in seguito Innocent Oseghale, un cittadino nigeriano.
Diverse testate giornalistiche e molti programmi TV fecero a gara per distogliere l’attenzione del pubblico dall’ennesimo caso di femminicidio, preferendo esaltare invece le abitudini “di certi Paesi”, quali il cannibalismo, i riti “vodoo” e la magia nera. Questo caso ha rappresentato per molti e molte di noi una vera e propria discesa agli inferi, in quanto ingiustamente finiti nel calderone degli “immigrati che mangiano la carne umana” e senza possibilità alcuna di replica, in quanto rei di avere un colore della pelle diverso dagli altri.
Il caso di Luca Traini, condannato proprio in questi giorni a 12 anni di carcere per strage con matrice razzista, non è che la punta di un iceberg gigantesco e molto difficile da decostruire.
In Italia, la comunicazione in tutte le sue forme e in tutti i suoi canali, ha avuto, ed ha, una enorme importanza. Nonostante le nuove generazioni abbiano una certa resistenza nei confronti della televisione, la “Signora a colori” è IL mezzo di informazione ed influenza di massa per antonomasia.
Perché scrivo questo? Perché vi sono delle responsabilità personali e politiche dalle quali non si può e non si deve fuggire.
Domenica 28 marzo 2021, l’attrice Valeria Fabrizi, ospite della trasmissione “Da noi…a ruota libera”, prendendo in parola il nome del programma ed in merito ad una foto mostratale dalla conduttrice Francesca Fialdini, si è lasciata andare a tale affermazione: “no, (la foto) non è bellissima perché sembro una negra, una ragazza di colore”.
Tutto questo è andato in onda in un programma di Rai Uno ed in fascia pomeridiana. La frase della Fabrizi è stata accolta da risatine da parte del pubblico e il programma è andato avanti normalmente, tanto che la conduttrice afferma subito dopo: “anche in quel caso saresti stata bellissima”.
Ad oggi sono moltissimi i casi di bullismo nelle scuole, cyberbullismo e bodyshaming. Sono molte le persone che faticano ad accettare dei tratti somatici, divenuti ormai scomodi, se non pericolosi. Ed è difficile guardarsi allo specchio e sentirsi bella, “nonostante” i capelli afro o un colore della pelle diverso dagli altri, se poi il messaggio che la Televisione italiana ci passa oggi, è che nero/a è sinonimo di brutto/a.
Ecco. In questa lettera, che forse è anche un appello, non vi è nulla di personale nei confronti della signora Fialdini o della signora Fabrizi. Tuttavia, da donne e da persone di cultura e appartenenti al mondo dello spettacolo, forse ci saremmo aspettati e aspettate qualcosa di diverso.
Perché non basta (più) chiedere scusa? Perché ad ogni “scivolone” si accompagnano delle scuse e delle giustificazioni non richieste, che non vi fanno sembrare molto diversi da chi dice: “non sono razzista ma…”.
Nelle vostre giustificazioni, i nostri occhi ormai feriti riescono a leggere soltanto che il nostro colore non vi sia così tanto “indifferente”.
No, Valeria Fabrizi, il nostro colore non le è indifferente. Non possiamo permetterci il lusso di vivere pensando che prima del nostro colore, voi vediate delle Persone, poiché le micro-aggressioni verbali e fisiche, le continue umiliazioni che subiamo quotidianamente, non possono farci dimenticare che in Italia, il colore della pelle in alcuni casi costituisce un privilegio, ed in altri “una condanna”.
Il nostro colore non è vi “indifferente” perché in questo stesso termine, si nasconde un razzismo interiorizzato che faticate a trattenere.
Io sono una cittadina italiana di origini straniere. Sono nata e cresciuta qui. Negli anni sono stata chiamata “negra”, “sporca negra”, “scimmia”, “puttana”. Probabilmente leggere queste parole susciterà in voi un senso di fastidio o di sdegno, ma sicuramente nulla che si possa minimamente avvicinare alla sofferenza che condivido con le persone che ogni giorno vengono razzializzate come me.
Nonostante tutto continuo ad essere fiera delle mie origini e ad amare il mio Paese, l’Italia. Non voglio andare via da qui e non è mia intenzione fare di tutta un’erba un fascio.
Tuttavia, sogno un Paese diverso, includente, che si faccia promotore di giuste battaglie e di giusti diritti.
Sogno un Paese dove essere una Donna significhi essere trattata con rispetto, tanto nel pubblico quanto nel privato.
Sogno un Paese dove il colore della pelle non definisca il tuo carattere, le tue eventuali abitudini, il tuo lavoro o i tuoi interessi.
Sogno un Paese dove si stimoli la curiosità e non la paura.
Sogno un Paese in cui la cultura sia un Valore da condividere con gli altri, e non un qualcosa da nascondere.
Sogno un Paese in cui certe condotte vedano una risposta chiara da parte delle Istituzioni e della società civile.
Sogno un Paese in cui si abbia il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, in questo caso linguaggio d’odio, e porti avanti delle Leggi per contrastarlo e tutelare chi ne è vittima.
Se volete dare un segnale forte e appoggiare la nostra lotta in quanto ESSERI UMANI, questo è il vostro momento.
Sonia Lima Morais