E’ stata firmata a Roma pochi giorni fa la Dichiarazione per “sfidare l’intolleranza e l’estremismo”, e per chiedere agli Stati membri e alla Commissione Ue un “patto 2014-2020 per un’Europa delle diversità”, contro ogni forma di razzismo, xenofobia e altre discriminazioni.
L’iniziativa, nata dalla Vice premier e Ministra dell’interno e delle pari opportunità belga Joelle Milquet, è stata proposta inizialmente come un atto di solidarietà alla Ministra Cecile Kyenge, contro i numerosi insulti che le sono stati rivolti anche da alcuni personaggi politici e mediatici italiani.
“In tutta Europa ci sono movimenti politici che predicano il rifiuto dell’altro – ha affermato Milquet – dobbiamo reagire alle manifestazioni di razzismo”.
La dichiarazione nasce proprio con questo obiettivo: ministri e rappresentanti di 17 Paesi europei (Austria, Belgio, Croazia, Lituania, Lettonia, Irlanda, Svezia, Francia, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Romania, Bulgaria, Cipro, Malta) attraverso il documento hanno chiesto agli Stati membri dell’UE e alla Commissione europea di preparare una proposta per un “Patto 2014-2020 per un’Europa della diversità e della lotta al razzismo”.
“I leader politici – si legge inoltre nel testo approvato – devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza”. Per questo, vengono condannati “i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale”.
Di seguito il testo integrale della Dichiarazione:
Dichiarazione di Roma
«La Pace nel Mondo non sarebbe garantita senza sforzi proporzionati ai pericoli che la minacciano ». Queste sono le parole pronunciate da Robert Schuman in apertura della sua dichiarazione, il 9 maggio 1950.
Nei Paesi europei dove sono maturate le più grandi speranze e i conflitti più terribili, è urgente trasformare in realtà tutte le promesse di democrazia e tutti i valori dell’umanesimo europeo.
Non dobbiamo mai dimenticare gli orrori dell’Olocausto e degli altri genocidi che hanno lasciato una cicatrice sul recente passato dell’Europa; quando uomini, donne e bambini sono stati uccisi per via della loro origine etnica, della loro religione o del loro credo, il loro orientamento sessuale o la loro disabilità.
Ora più che mai, dobbiamo sfidare l’intolleranza e l’estremismo ogni volta e ovunque occorrano, mantenendo intatta la nostra capacità di essere indignati, di condannare e di reagire di fronte al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione di genere. Questi fenomeni approfondiscono le divisioni e creano tensioni nelle nostre società. Alimentano discriminazione ed esclusione, compromettendo i nostri sforzi di costruire società integrate basate su valori condivisi, dove celebriamo ciò che abbiamo in comune piuttosto che quel che ci divide.
Nel corso dei secoli l’Europa è stata costruita attraverso e dentro la diversità. L’Europa del XXI secolo testimonia la varietà di questa eredità.
E’ passato un secolo dalla prima legge segregazionista in Sud Africa. Sono passati 65 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. E’ trascorso mezzo secolo da quando Martin Luther King ha ispirato le nostre vite con il suo “sogno” di un mondo dove i bambini non siano giudicati dal colore della loro pelle ma dalla natura del loro carattere.
La Convenzione Europea sui Diritti Umani è entrata in vigore 60 anni fa; circa 50 anni fa le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione Internazionale per l’Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione Razziale (21 dicembre 1965) e la Convenzione ONU sull’Eliminazione di Ogni Forma di Discriminazione contro le Donne (CEDAW, 1979); da più di dieci anni l’Unione Europea ha adottato la propria legislazione contro la discriminazione razziale e altre forme di discriminazione, in particolare la Carta Europea per i Diritti Fondamentali del 18 dicembre 2000 e le due Direttive sull’Uguaglianza del Consiglio dell’Unione Europea.
Questi strumenti hanno consolidato i valori dell’Unione Europea fondati sul rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze.
Tuttavia, nonostante questi impegni normativi, molti in Europa sono ancora vittime di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia, e di varie forme di discriminazione di genere. Secondo l’Agenzia UE per i Diritti Fondamentali, una persona su quattro appartenente a un gruppo di minoranza è stata vittima di un crimine a sfondo razzista, mentre tra il 57 e il 74% delle aggressioni, incidenti e minacce di cui sono vittime membri di minoranze etniche non viene riferito alle forze dell’ordine.
In questo contesto:
– Enfatizziamo che la lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia è responsabilità di noi tutti e che noi, come leader politici, abbiamo la speciale responsabilità di mostrare la nostra leadership in questa lotta attraverso le nostre parole e le nostre azioni.
– Notiamo che l’attuale crisi economica può arrivare a rafforzare il populismo e il razzismo. Questi due fenomeni vanno troppo spesso a braccetto.
– Ricordiamo che il Parlamento Europeo ha richiesto varie volte – e di nuovo nella sua risoluzione del 14 marzo 2013 (sull’intensificazione della lotta contro razzismo, xenofobia e crimini ispirati dall’odio) – alla Commissione, al Consiglio e agli Stati Membri di rafforzare la lotta, insieme ad altre forme di contrasto, contro il razzismo ed altre forme di discriminazione e intolleranza, e di garantire l’attuazione delle direttive sull’Uguaglianza già esistenti.
Riaffermiamo, ancora una volta che:
– La Diversità è un fattore di arricchimento e sviluppo della nostra civiltà.
– Le politiche pubbliche che promuovono lo scambio interculturale come sentiero da percorrere per ottenere coesione sociale all’interno delle nostre società cosmopolite sono importanti.
– L’intolleranza e la discriminazione, sotto qualunque forma, sono condannabili, non possono essere ignorate o lasciate senza risposta.
Condanniamo i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale, così come le leggi e le pratiche basate sugli stessi motivi che sono incompatibili con i nostri valori democratici.
Ribadiamo che lo sminuire o il discriminare altri individui sulla base della loro origine straniera o etnica attraverso atti o omissioni costituisce, da parte di cittadini o leader pubblici, organizzazioni o partiti politici, un segno concreto di discriminazione razziale che deve essere condannato.
Vogliamo combattere a fondo, in maniera efficiente e prioritaria la piaga del razzismo, della discriminazione razziale e della xenofobia, apprendendo le lezioni che ci vengono dai fenomeni razzisti e dal nostro passato.
Vogliamo che gli Stati Membri dell’Unione Europea, che è basata su valori comuni (rispetto della democrazia, Diritti Umani, Stato di diritto), considerino essenziale non solo la piena trasposizione e attuazione delle leggi contro la discriminazione, ma anche l’adozione di strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere.
Enfatizziamo il ruolo chiave della società civile nel combattere il razzismo e nel promuovere la diversità e la protezione di tutti i diritti delle persone appartenenti a tutte le minoranze così come nella lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, a loro volta causate, tra le altre cose, dalla discriminazione e dalle ineguaglianze strutturali.
Sosteniamo l’intenzione della Commissione Europea di presentare nel 2014 un Rapporto sull’attuazione da parte degli Stati Membri della Decisione-Quadro 2008/913/JHA. Chiediamo alla Commissione di farlo prima delle elezioni europee per dare un segnale forte a questo riguardo.
Sosteniamo l’iniziativa lanciata dalla Presidenza irlandese durante la riunione informale del Consiglio Giustizia e Affari Interni (GAI) del 17-18 gennaio 2013 sulle azioni dell’UE nella sfera della lotta contro i crimini basati sull’odio, il razzismo, l’antisemitismo, la xenofobia e l’omofobia, sottolineando la necessità di assicurare una protezione migliore e una migliore raccolta delle informazioni. Assumiamo le conclusioni adottate alla riunione di giugno del Consiglio GAI, enfatizzando che il rispetto dello Stato di diritto è un pre-requisito per la protezione dei diritti fondamentali. Invitiamo la Commissione a promuovere un dibattito sulla necessità di individuare un metodo collaborativo e sistematico per affrontare tali questioni e sulle sue forme eventuali. Questo dibattito dovrà porre l’accento sull’importanza che persone con forti responsabilità e con rinnovato impegno difendano attivamente i valori dell’Unione Europea e creino un clima favorevole al rispetto reciproco e all’inclusione delle persone indipendentemente dal genere, razza, religione o credo, origine etnica, disabilità, età o orientamento sessuale.
Incoraggiamo e sosteniamo la Conferenza di Alto Livello del Consiglio d’Europa sulla lotta contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza in Europa che avrà luogo a Yerevan (Armenia) il 21-22 ottobre 2013 con lo scopo di condurre una riflessione sul razzismo e la xenofobia nel discorso pubblico, affrontando il tema dei discorsi fomentati dall’odio e quello dei pregiudizi razziali nei social network e nei media.
Chiediamo agli Stati Membri e alla Commissione Europea di preparare, discutere e approvare la proposta per un “Patto 2014-2020 per un’Europa della diversità e della lotta al razzismo”.
Riteniamo opportuno che tale Patto sia approvato il prima possibile.
Dovrà essere un Patto tra gli Stati Membri, tra gli Stati Membri e le istituzioni europee, tra le autorità pubbliche e i cittadini, tra cittadini stessi.
I leader politici devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza.
Roma, 23 settembre 2013