Ieri pomeriggio ha cominciato a circolare una notizia sconvolgente diffusa dal quotidiano Népszabadság. Non volevamo credere ai nostri occhi, dinnanzi alle foto pubblicate in rete dei migranti, prevalentemente afgani e siriani, chiusi in un treno delle ferrovie ungheresi, che dal confine meridionale li portava a Budapest, costretti a viaggiare stipati uno sull’altro, in uno spazio solitamente riservato alle biciclette, con le porte sigillate. Non solo. Sulla carrozza in questione era stato apposto un cartello: “Questo vagone viaggia con le porte chiuse”. Una misura probabilmente adottata per evitare che gli occupanti potessero scendere dal vagone e darsi alla fuga. Ma non c’è davvero nulla che la giustifichi, in un paese civile. Le porte sigillate del vagone riportano alla sinistra somiglianza con quanto accadde nel periodo nazista, dove circa mezzo milione di Ebrei proveniente dall’Ungheria furono trasportati in condizioni molto simili nei campi di concentramento voluti da Hitler.
Oggi, monta l’indignazione e lo sconcerto. Polemiche che sembrano non aver scosso particolarmente il vice premier Lazar Janos, che si definisce, invece, molto soddisfatto della posizione dell’Ungheria, la quale “non sta accogliendo profughi come dovrebbe fare secondo i trattati europei”. Proprio roba da andarci “fiero”, e aggiunge: “Costruiamo una barriera proprio per farla finita con tutto questo”. Appunto. Come se non fosse bastata di per sé, già la notizia di voler realizzare quella “barriera”, atta a dividere l’Ungheria dalla vicina Serbia (ne abbiamo parlato qui e qui).
E, intanto, prosegue, nonostante inizialmente in molti abbiano pensato ad una mera provocazione, la costruzione di questo muro e i piani per il futuro non sono certo all’insegna dell’accoglienza e dell’inclusione sociale. I lavori saranno completati per novembre: è quanto riferisce da Antal Rogan, capogruppo parlamentare del partito di governo ungherese Fidesz. Anzi, di fronte al numero crescente di immigrati che transitano per l’Ungheria diretti nel Vecchio Continente, “è giustificato completare la barriera lungo il confine serbo-ungherese prima possibile, per novembre”, ha sottolineato Rogan. E pensare che anche in Italia abbiamo emuli di tanta chiusura e disprezzo per chi proviene da altrove (come il sindaco di Albettone, e ne abbiamo parlato qui).
L’Ungheria sta procedendo a passo svelto verso una totale chiusura all’accoglienza, sfidando anche la giurisdizione europea e comunitaria. Con questo vagone e con il muro in costruzione sono stati capaci di portare indietro le lancette della storia di interi decenni. E il clima che si respira, tanto in Europa, quanto in Italia, si fa sempre più inquietante.