Non solo insulti razzisti sui campi di calcio a tutti i livelli. Anche tre violente aggressioni in tre diversi luoghi del nostro Paese. Circostanze diverse con un filo rosso che le tiene insieme: le vittime sono tutti cittadini stranieri, insultati per la loro origine nazionale o presi di mira per il colore della pelle. Soltanto pochi giorni fa, buona parte dell’Italia s’indignava per gli insulti razzisti contro il calciatore italiano nero Balotelli. Ma in questo week end, siamo andati ben oltre. Sia sui campi di calcio, con numerose segnalazioni, sia fuori, senza che però queste notizie, se pur gravissime, abbiano avuto risalto.
Sabato sera (9 novembre), all’esterno del locale Mamamia di Senigallia (nota discoteca dell’anconetano chiusa lo scorso 27 ottobre su disposizione del questore a causa delle troppe risse, ndr), un 22enne di Osimo è vittima di una violenta aggressione razzista. “Ero al Mamamia per un concerto insieme ad alcuni amici – racconta -. A un certo punto sono uscito per prendere una boccata d’aria e perché avevamo lasciato delle bottiglie fuori dal locale, come fanno molti ragazzi dato che non è possibile portarle all’interno. A quel punto ho sentito uno dei buttafuori rivolgersi a me con degli epiteti razzisti e molto violenti. Ho tirato fuori la mia carta d’identità per far vedere al buttafuori che sono nato in Italia e a quel punto lui mi ha afferrato per un braccio e mi ha scaraventato a terra, senza motivo”. Poi l’aggressione: non solo insulti, ma anche calci, pugni e un coltello. “A quel punto altre tre persone, tre clienti della discoteca, si sono uniti al buttafuori e hanno iniziato a picchiarmi mentre ero a terra – continua il giovane ancora sconvolto -. Dopo un po’ sono riuscito ad alzarmi e fuggire e, solo dopo, mi sono accorto che ero stato raggiunto anche da una profonda coltellata al fianco destro”. Il giovane ha raccontato e denunciato quanto accaduto attraverso suoi canali social.
Domenica sera, poi, a Savona, un gruppo di 8 giovanissimi ha aggredito Mohammed Suruz Mia e sua moglie, Farzana Aker Panna, entrambi commercianti di origini bengalesi, che gestiscono da tre anni un negozio di via Paleocapa che vende souvenir, giocattoli, accessori per cellulari.
Tutto era cominciato nel primo pomeriggio: «Questi ragazzi, tre o quattro, continuavano a passare di qua, tiravano giù gli articoli dagli espositori. Mio marito li ha sgridati, li ha mandati via. Ma loro ridevano e ci facevano il segno di stare zitti, di tagliare la gola con uno stesso dei coltellini multiuso che vendo qui. Forse ce l’hanno pure rubato», racconta la donna alla stampa. «Sono tornati intorno alle cinque, questa volta erano in otto. Hanno continuato a prendere la merce, a tirarla, a buttarla per terra, noi protestavamo ma continuavano a dirmi: “Zitta signora, sennò…” e tiravano fuori il coltellino, se lo passavano sulla gola, come per dirmi che mi avrebbero ammazzato. Mio marito ha tentato di buttarli fuori, gli ha detto basta. Loro hanno preso una sedia dal bar vicino e lo hanno colpito alla testa, forte, con rabbia. Gli hanno ferito la fronte, era pieno di sangue fino alle ginocchia». Un atto di violenza gratuita carico di disprezzo e odio che poteva finire molto peggio se non fossero intervenute le forze dell’ordine in tempo. Mohammed è stato portato in ospedale e 5 giovani sono stati condotti in Questura. La donna è rimasta terrorizzata.
Non finisce qui. Perché lunedì alle 10 di mattina, una nuova aggressione razzista a Firenze, dove due giovani incappucciati hanno aggredito un ambulante nigeriano di 28 anni, Mike. La vittima si trovava nel sottopasso delle Cure, un luogo molto frequentato, a vendere fazzoletti per fare la giornata. “Mi hanno dato dei calci e dei pugni senza che io avessi fatto niente e sono scappati. Perché lo hanno fatto? Non lo so, ma ci sono rimasto male. Ho perso sangue ma ora sto bene. La gente del quartiere mi sta portando solidarietà“. Per fortuna è stata sufficiente la medicazione in farmacia dove il ragazzo è stato accompagnato da un giovane sopraggiunto mentre stava avvenendo l’aggressione.
Mike è molto conosciuto nel quartiere delle cure e il quartiere si è subito mobilitato. Proprio alcuni giorni fa il ragazzo ha ricevuto il riconoscimento dello status di rifugiato.
La continuità con il recente passato è evidente e ci lascia sgomenti. E se per la violenza e il razzismo negli stadi i vertici sportivi stanno provando a prendere provvedimenti, ci chiediamo: per il razzismo quotidiano cosa siamo disposti a fare per combatterlo e sradicarlo?