Lo annuncia l’Ansa, seguono poi sui quotidiani i commenti di alcuni docenti universitari e magistrati. Ha fatto parlare di sé il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero, per aver firmato una circolare con la quale si invitano le forze di polizia giudiziaria a non utilizzare più nei verbali di contestazione di reato la parola ‘extracomunitario’ sostituendola piuttosto con il termine ‘cittadino straniero’, oppure ‘persona migrante’, o anche con nazionalità di provenienza dell’interessato. Totalmente d’accordo con l’iniziativa è il presidente della sezione ligure dell’Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati: “In generale direi che è senz’altro una direttiva utile -commenta, intervistato su Repubblica.it -. Nello specifico aggiungo che la decisione del procuratore Granero riveste anche un’importante valenza tecnica, visto che sembra uniformarsi agli indirizzi della Corte di Giustizia Europea la quale, in più occasioni, ha sottolineato come vadano eliminate anche le discriminazioni lessicali. Dal punto di vista terminologico credo anche io che, con il passare del tempo, l’espressione ‘extracomunitario’ abbia ormai acquisito un’accezione vagamente razzista, ed è quindi positiva e da apprezzare la decisione del collega di Savona”. Annamaria Rivera, professore associato di Etnologia e Antropologia sociale all’Università degli Studi di Bari, da noi intervistata, ha sottolineato l’importanza di questa notizia, pur non celando alcune perplessità: “Era ora! Non so, però, se la persona immigrata che riceve un avviso di garanzia o una qualsiasi altra contestazione di reato o infrazione si consolerà un poco nel vedersi definito ‘cittadino straniero’ invece che ‘extracomunitario’ … Al di là dell’ironia, mi sembra un piccolo passo avanti, dato il vizio italiano di etichettare gli immigrati nei modi più offensivi. Temo però che i nostri media siano troppo affezionati al loro lessico dell’irrisione, del disprezzo o della degnazione (dei quali spesso non sono neppure consapevoli), per farsi influenzare da questa saggia circolare. E, poiché sono i media che modellano il linguaggio pubblico, e con esso la percezione sociale, temo che la decisione meritoria del Procuratore-capo di Savona non avrà grandi effetti, almeno nell’immediato. E’, però, un segnale importante. Speriamo che altre circolari arrivino a stabilire che non si possono usare ‘clandestino’, ‘vu’ cumprà’ e simili; e che la nazionalità si chiama nazionalità per tutti, non ‘etnia’ quando si tratta di ‘cittadini stranieri’”. Anche Vittorio Coletti, docente universitario di italianistica, sempre su Repubblica.it plaude all’iniziativa: “Quello del procuratore Granero è un gesto di grande civiltà. Quando una parola assume una connotazione così negativa, che per molti va quasi ad identificarsi automaticamente con chi delinque, è giusto che chi rappresenti la legge opti per espressioni più neutre. E proprio perché ha assunto forte connotazione di tipo culturale ed economico, non è più una parola neutra”.