Ieri la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha presentato i candidati a ricoprire la carica di Commissari. Chi cercasse un candidato commissario a governare le politiche su immigrazione e asilo non lo troverebbe.
La Presidente ha candidato a commissario “per la protezione dello stile di vita europeo” il greco Margartis Schinas, ex portavoce dell’ex presidente Jean-Claude Juncker, specificando che sarà lui a doversi occupare di immigrazione e asilo.
La scelta è discutibile per almeno due motivi.
La denominazione dell’incarico accoglie il peggio della cornice ideologica delle retoriche xenofobe e nazionaliste portate avanti in questi anni dalle destre europee in tema di immigrazione e asilo. Queste retoriche si sono fondate sulla contrapposizione tra cittadini europei e migranti argomentandola in vari modi. Tra questi l’evocazione di un pericolo per l’identità, il benessere e, appunto, “lo stile di vita europeo” è stata tra le più ricorrenti.
Far rientrare la delega su migrazioni e asilo all’interno di un incarico così denominato asseconda di fatto l’idea che i migranti mettano in pericolo il nostro stile di vita. E infatti alla domanda diretta su questo punto, posta nel corso della conferenza stampa di presentazione dei candidati, “lo stile di vita europeo deve essere protetto dai migranti?”, la Presidente ha risposto genericamente che il titolo deriva dai suoi orientamenti politici. Von der Leyen è membro della CDU, la sua fortuna è legata a Angela Merkel: la sua impostazione sembra riflettere il cambiamento della strategia del partito tedesco, messo in difficoltà dall’avanzata del partito di estrema destra alternativa per la Germania (AFD).
“Il nostro stile di vita europeo sostiene i valori e la bellezza della dignità di ogni singolo essere umano”, ha affermato la nuova Presidente, osservando che tutti hanno gli stessi diritti.
Un linguaggio simile era già stato usato da Margartis Schinas, che, in qualità di portavoce della Commissione europea, in passato ha dichiarato che “l’UE è la protagonista mondiale dell’asilo. Nessun altro al mondo offre asilo in modo così generoso”. Dichiarazione che per la sua imprecisione e per la sua superficialità, non promette niente di buono.
Secondo Von der Leyen la gestione della migrazione inizia con i paesi di origine, la creazione di posti di lavoro, la lotta contro il contrabbando e la criminalità organizzata, il funzionamento delle frontiere esterne e il rimpatrio delle persone senza protezione internazionale. “Dobbiamo essere chiari su cosa sia l’asilo, chi abbia diritto all’asilo e cosa stiamo facendo con i migranti che arrivano irregolarmente e che non hanno diritto all’asilo”, ha proseguito. Niente di nuovo rispetto alle dichiarazioni che abbiamo visto ripetersi nel corso degli anni.
Pur menzionando la necessità di riformare il regolamento Dublino III, la Presidente non ha specificato se il punto di partenza sarà il testo della riforma approvato dal parlamento europeo.
Il camuffamento linguistico per la denominazione dell’incarico e gli obbiettivi genericamente presentati nel corso della conferenza stampa fanno pensare ad una strategia che tenta di derubricare le politiche migratorie, di sviare l’attenzione del dibattito pubblico su altro (e questo sarebbe anche condivisibile) e di compiacere quelle destre ungheresi e polacche che hanno contribuito a votare la nuova Presidente.
Preoccupa anche il profilo del candidato prescelto per ricoprire l’incarico in questione. Ancora una volta un greco che, prima di diventare portavoce di Junker, ha ricoperto per anni l’incarico di parlamentare europeo nelle file di Nea Demokratia, partito conservatore che certo non si distingue per la garanzia dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati.
Sulla base di queste premesse, difficile attendersi una svolta europea sulle migrazioni. Ma, naturalmente, speriamo di sbagliarci.