Il 20 aprile, il commissario europeo per l’immigrazione Avramopoulos ha anticipato i 10 punti del “piano sull’immigrazione” al vertice congiunto di ministri degli Esteri e dell’Interno europei che si è svolto a Lussemburgo. Più che un’Agenda per governare quella che giustamente la portavoce di UNHCR Carlotta Sami ha definito una “crisi umanitaria senza precedenti”, l’agenda anticipata ieri, la cui presentazione è prevista per maggio, sembra una dichiarazione di guerra. 1)Rafforzamento delle operazioni congiunte nel Mediterraneo, in particolare Triton e Poseidon, aumentando le risorse finanziarie ed estendendo la loro area d’intervento sotto il mandato di Frontex; 2) individuazione e distruzione delle imbarcazioni usate dai trafficanti; 3) collaborazione tra Europol, Frontex, Easo (l’ufficio europeo di sostegno per l’asilo) ed Eurojust (l’Unità di cooperazione giuridica europea) nella raccolta di informazioni sulle pratiche organizzative e i fondi di cui dispongono i trafficanti; 4) predisposizione di team di Easo in Italia e in Grecia per processare congiuntamente le richieste di asilo; 5) rilevazione delle impronte in tutti gli Stati membri; 6) verifica possibilità di “un meccanismo di ricollocazione d’emergenza“; 7) istituzione di un programma volontario europeo pilota sul reinsediamento per le persone che necessitano di protezione; 8) istituzione di un nuovo programma che consenta di rimpatriare rapidamente i migranti “irregolari” coordinato da Frontex; 9) rafforzamento della collaborazione con i paesi confinanti con la Libia; 10) dispiegamento di funzionari di collegamento dell’immigrazione (Ilo) in paesi terzi chiave per raccogliereinformazioni d’intelligence su flussi migratori e rafforzare il ruolo delle delegazioni europee.
Nelle fredde righe del comunicato stampa ufficiale della Commissione non c’è una riga dedicata alle oltre 800 persone che hanno perso la vita l’altro ieri né vi è un accenno alla necessità di promuovere un’ampia operazione comunitaria che abbia come obiettivo precipuo ed esclusivo quello della salvezza dei migranti che attraversano una delle rotte più sanguinarie del mondo con interventi di ricerca e primo soccorso in mare.
Né certo possono essere così concepite le operazioni congiunte Triton e Poseidon che per stessa ammissione del direttore di Frontex hanno tutt’altra finalità che è quella di sorvegliare i mari e le frontiere esterne dell’Unione e “contrastare l’immigrazione irregolare”.
In cima all’agenda la lotta ai trafficanti. 7 punti su 10 sono dedicati al contrasto delle migrazioni “illegali”. Non è chiaro cosa si intenda per “joint processing of asylum applications” in Italia e in Grecia (punto 4); solo il 6° e 7° punto sembrano profilare l’accoglimento di almeno alcune delle richieste avanzate da UNHCR relative alla necessità di prevedere un piano coordinato a livello europeo di reinsediamento e distribuzione dei richiedenti protezione internazionale.
Nessun riferimento all’apertura di canali di ingresso regolare per i migranti economici e di corridoi umanitari che consentano ai profughi di arrivare sani e salvi in Europa. Nessun impegno a modificare il regolamento Dublino III che, imponendo al richiedente di presentare la propria domanda di asilo nel primo paese europeo di arrivo è alla base della spaccatura dell’Europa, rende impossibile un coordinamento efficace dei sistemi di asilo e di accoglienza degli stati membri, contribuisce a rafforzare tutti i soggetti politici e istituzionali che al loro interno rivendicano come priorità la lotta alle migrazioni “illegali”.
Del resto le parole della commissaria europea agli Esteri Mogherini e del Presidente del Consiglio italiano sono più che esplicite: “bisogna fermare i barconi prima che partano”.
Qualcuno si chiede cosa significherà questo per le persone in carne e ossa? Chi scappa per chiedere protezione dove dovrà andare? A chi dovrà rivolgersi? La risposta è semplice: si rivolgerà a reti di trafficanti diverse, pronte a cambiare le loro rotte appena ciò si renda necessario.