Dimitris Avramopoulos è il nuovo Commissario europeo con delega a Immigrazione e Affari Interni. Scelto dal neopresidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, la sua nomina desta molti dubbi tra ong, associazioni e commentatori.
Diplomatico greco ed esponente del partito conservatore Nea Demokratia, Avramopoulos è stato per otto anni sindaco di Atene, oltre a ricoprire il ruolo di ministro della Difesa nel governo conservatore di Samara. Nei precedenti esecutivi è stato titolare di Esteri, Turismo, Salute.
Molti ricordano la fotografia che lo immortala, a fine 2013, nella regione del fiume Evros, al confine con la Turchia, in posa mentre punta un mitra verso l’orizzonte. Un gesto decisamente contestabile, ancora di più per il territorio in cui ebbe luogo: la zona è una delle frontiere più delicate d’Europa, sia per via delle relazioni con la Turchia, sia per il passaggio di molti migranti. Proprio per ostacolare questi ultimi, l’allora governo Papandreou fece costruire una barriera di filo spinato: una “vergogna” secondo le associazioni per i diritti umani. La ex commissaria agli affari interni Cecilia Malmstrom si rifiutò di concedere i finanziamenti UE per la sua costruzione; il suo successore Avramopoulos invece elogiò l’iniziativa del governo greco, sottolineando la necessità di “proteggere la nostra società e i nostri confini dall’immigrazione irregolare”.
Il concetto di “protezione dei confini e della cultura” deve essere particolarmente caro a Avramopoulos: “Tu di dove sei? Macedone? E allora perché non parli greco?” aveva risposto, pochi mesi prima della visita nella zona di confine, a un giornalista che gli chiedeva di esprimere la propria posizione sulla disputa relativa al nome della Repubblica balcanica (così la Grecia definisce la Macedonia, non riconoscendole il nome, con cui il paese ellenico designa una sua regione nel nord del Paese). Non esattamente una risposta dialogante.
Forse sempre il concetto di “protezione dei confini” è alla base dei chilometri di ringhiere che Avramopoulos fece costruire ad Atene durante il suo primo mandato, dal 1994 al 1998.
La scelta di un ex ministro della Difesa – e di Avramopoulos in particolare – per governare affari interni e questione migratoria, sembra una dichiarazione di intenti circa la posizione assunta dalla nuova presidenza della Commissione europea in merito all’immigrazione. Nella lettera di incarico inviata da Junker a Avramopoulos, non viene fatto alcun riferimento all’opportunità di applicare la Direttiva Europea sulla Protezione Temporanea (2001/55/CE), prevedendo la possibilità di offrire una tutela immediata alle persone sfollate quando vi è il rischio che il sistema di asilo non possa far fronte in maniera soddisfacente all’intensificarsi degli arrivi. Una misura quanto mai necessaria visto lo scenario internazionale, che tuttavia non viene mai menzionato nella lettera di inizio mandato. Così come non viene ipotizzata alcuna riforma del regolamento Dublino III, e nemmeno l’apertura, in collaborazione con le Nazioni Unite, di canali di ingresso per le persone bisognose di protezione internazionale. Dal presidente della Commissione nessun accenno alle stragi, numerose e terribili, che continuano a verificarsi nel Mar Mediterraneo. Del resto, stando alle parole di Junker il compito del Commissario sarebbe quello di “aiutare l’Europa a far fronte alle carenze di competenze e attrarre i talenti di cui ha bisogno“. Gli obiettivi strategici che Junker affida a Avramopoulos sono il contrasto dell’immigrazione irregolare, il controllo delle frontiere esterne tramite il rafforzamento di Frontex e delle guardie costiere, e il consolidamento della cooperazione con i paesi terzi, incentrata sulla lotta al terrorismo e sugli accordi di riammissione: nessun accenno alla necessità di interrompere la collaborazione con i paesi che non garantiscono la tutela dei diritti umani.
Proprio la Grecia è stata condannata più volte dalla Corte europea per i diritti dell’uomo per il trattamento riservato ai migranti, in aperta violazione di alcuni articoli della Convenzione europea sui diritti dell’uomo; inoltre, diverse associazioni e ong hanno denunciato le pratiche discriminatorie e profondamente lesive messe in atto dal paese ellenico nei confronti dei migranti e dei richiedenti protezione internazionale.
L’Unione Europea si trincera sempre di più: se c’era bisogno di un ulteriore segnale, è arrivato.