La Lega Nord lombarda battezza la “legge Harlem”
Il Consiglio Regionale della Lombardia del 14 febbraio ha votato a maggioranza – con 43 voti favorevoli e 22 contrari – la cosiddetta “legge Harlem”, ispirata ai provvedimenti dell’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani per risollevare le sorti di uno dei quartieri più problematici della città. Scopo delle nuove “Disposizioni in materia di artigianato e commercio” è principalmente quello di disciplinare le attività produttive e commerciali, così da adeguare la normativa regionale in materia alla direttiva europea. Ma in realtà, le nuove norme prevedono l’affidamento della programmazione delle attività commerciali ai Comuni, da ora in poi abilitati a limitare gli esercizi non reputati in linea con la «tradizione padana» o non adatti allo “spirito lombardo”. Terreno difficile, dunque, per tutti i cittadini immigrati che, prima di intraprendere un’attività che preveda la somministrazione di alimenti e bevande, devranno obbligatoriamente presentare l’iscrizione all’INPS per almeno due anni, la certificazione degli adempimenti contributivi minimi previsti da parte della previdenza sociale e la dimostrazione da parte degli esercenti stranieri di conoscere e capire la lingua italiana. Non solo: anche i nomi di ingredienti e piatti tipici andranno resi nella nostra lingua, ad esclusione di quei termini divenuti ormai di uso comune (come “kebab”). Per quanto riguarda i centri di massaggi orientali e tutte le attività riconducibili al benessere del corpo umano, essi saranno assimilati ai tradizionali centri estetici e come tali dovranno rispettare le disposizioni già vigenti in materia, comprese quelle relative alla qualifica professionale richiesta (diploma di estetista italiano o parificato).