Gli attuali hotspot, voluti dall’Unione Europea per garantire il diritto all’asilo, si stanno rivelando una nuova forma di gestione delle migrazioni, che unisce meccanismi vecchi e nuovi. Di fatto, quello che sta accadendo a Lampedusa e Pozzallo, con la produzione di centinaia di respingimenti “differiti”, sta producendo effetti devastanti, minacciando lo stesso diritto di asilo che si vorrebbe tutelare.
Come riporta ASGI, in un documento di recente pubblicazione (noi ne abbiamo parlato qui) questi hotspot di recente attivazione (Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa), si stanno configurando i come luoghi chiusi nei quali operano le forze di polizia italiane, supportate dai rappresentanti delle agenzie europee (Frontex, Europol, Eurojust ed EASO, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo), in cui gli stranieri appena sbarcati in Italia sono sottoposti a rilievi fotodattiloscopici ai fini della loro identificazione e sarebbero poi distinti e qualificati come richiedenti asilo o migranti economici e a seconda di questo tipo di “catalogazione” sommaria sarebbero poi inviati alle strutture di accoglienza per richiedenti asilo oppure sarebbero destinatari di un provvedimento di respingimento per ingresso illegale e poi lasciati sul territorio italiano senza alcuna misura di accoglienza non essendo comunque possibile alcun rimpatrio.
Sull’urgente necessità di chiarire la natura giuridica di tali luoghi, mercoledi 4 novembre, a partire dalle ore 19, alla Città dell’Utopia, Via Valeriano 3/f – Metro B -Basilica San Paolo, ne discuteranno insieme:
Salvatore Fachile e Loredana Leo, avvocati Asgi
Francesco Rita, psicologo di Medici Senza Frontiere, in diretta da Pozzallo
con la moderazione di Claudia Paladini di Laboratorio 53
a seguire cena Maki pakistana
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