Sono troppi e rappresentano un costo per il paese: è questa la percezione che i cittadini italiani hanno degli stranieri regolarmente residenti in Italia, secondo il sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri sul Corriere della Sera.
“Gli stranieri regolari sono 4.387.000, poco più del 7% della popolazione nazionale”, secondo i dati Istat (al gennaio 2013). Ma la percezione dei cittadini italiani è ben diversa: la “grandissima maggioranza (69%) pensa che siano di più, addirittura quasi un quarto pensa che gli immigrati regolari siano almeno la metà della popolazione residente”. Una vera e propria “sovrastima”, che secondo Pagnoncelli sarebbe una “costante nella percezione degli italiani”, e che sarebbe addirittura in crescita: “la stessa domanda fatta più di nove anni fa dava una percentuale del 61% di chi stimava la presenza degli immigrati superiore alla realtà”.
La consapevolezza – o, visto il confronto tra dati e percezione, sarebbe meglio dire la non consapevolezza – dei cittadini italiani rispetto alla presenza straniera è un “dato trasversale”, con pochi distinguo: se il 66% degli elettori di Foza Italia ha un’alta percezione del fenomeno, gli elettori del Pd arrivano al 69%, e quelli del Movimento 5 stelle addirittura al 78%.
E, se la presenza dei cittadini stranieri viene vissuta come massiccia da persone con orientamenti politici diversi, la stessa omogeneità la si ritrova nella percezione degli immigrati come un costo. Escludendo gli studenti, quasi il 70% degli italiani considera i cittadini stranieri “una spesa per lo stato”. Ben il 58% degli elettori Pd hanno questa opinione, “influenzata dal recente dibattito sui costi dell’operazione Mare Nostrum”. Un impegno che Pagnoncelli definisce “pesante, stimato in circa 9 milioni al mese, poco più di 100 milioni l’anno”. Ma le cose cambiano “se sull’altro piatto della bilancia mettiamo l’Irpef versata dai contribuenti stranieri, che complessivamente versano al nostro stato più di 6 miliardi e 500 milioni” (secondo il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della fondazione Leone Moressa).
Ma, nonostante questi dati, solo un italiano su quattro ritiene “che il saldo sia positivo”.
L’unico elemento in cui si intravede una differenza legata all’orientamento politico è il ruolo dell’Europa nella gestione del fenomeno migratorio: qui il 56% pensa che “l’Europa abbia scaricato sull’Italia il peso dei problemi”, mentre il 36% “pensa che le colpe siano soprattutto dell’Italia”. La differenza è legata, come detto, a una “più marcata accentuazione politica”. Infatti, mentre gli elettori “della compagine governativa sono convinti per oltre il 60% che le responsabilità ricadano sull’Europa”, il contrario avviene “fra gli elettori dei partiti dell’opposizione che, per il 50%, scaricano le colpe sul nostro paese”.
Al di là delle appartenenze politiche, quello che il sondaggio di Pagnoncelli evidenzia è un “pesante problema di informazione” che lascio spazio a un dibattito “drammatizzante”. E’ indubbio, infatti, che mentre si susseguono le dichiarazioni politiche e i servizi giornalistici relativi alla spesa per la gestione del fenomeno migratorio, praticamente nulla viene detto sui vantaggi – economici, ma non solo – dell’immigrazione. Lo stesso avviene in merito alla presenza dei cittadini stranieri: i titoli allarmistici relativi alle “ondate” o alle “invasioni” raramente lasciano spazio a una attenta analisi del fenomeno migratorio e dei suoi numeri reali. In altre parole, il sondaggio di Pagnoncelli mostra come le informazioni che politici e media scelgono di non mettere in evidenza semplicemente sembrano non esistere per la società civile. Una fotografia del paese che dovrebbe indurre i rappresentanti delle istituzioni e gli operatori dei media di fronte a riflettere sulle proprie responsabilità.
Nel frattempo, alla pagina I diritti non sono un costo si possono trovare dati, stime e informazioni relative alla presenza dei cittadini stranieri, ai costi connessi alla loro presenza, e alle politiche messe in campo dall’Italia. Per farsi un’idea scevra da orientamenti e ideologie, ma legata alla realtà dei fatti – e dei dati.