“I sentieri della ‘Balkan Route’ sono seminati di ossa umane”. E’ la testimonanza di Hasnain, raccolta da Livio Senigalliesi e Denis Vorobyov all’interno del campo profughi di Gorizia, gestito da Medici senza Frontiere. Una testimonianza carica di dolore, che ripercorre una storia “fatta di violenze subite nel suo Paese e di soprusi inauditi sofferti lungo la rotta balkanica”. Una rotta percorsa da ingiustizie, violenze, torture – sì, torture, come le marchiature a fuoco che i due reporter hanno visto con i loro occhi e documentato con delle fotografie. “E’ tutto talmente grave e scioccante che sembra venuto da un incubo notturno, da un film degli orrori. Ma invece è tutto vero”. E’ tutto vero, scrive Livio Senigalliesi , e purtroppo è proprio così.
Contro tutto questo occorre levare ogni voce; soprattutto dar voce ai protagonisti, ai migranti, affinché prendano la parola e cessino di essere considerati soggetti passivi. Contro tutto questo è importante creare un movimento comune: come stanno facendo tante persone, “volontari liberi indipendenti e dalla parte dei profughi”, sottolinea Senigalliesi, invitando tutti e tutte e dare una mano: “Una nuova Europa si costruisce dalla base con sentimenti antirazzisti e di solidarietà”.
Segnaliamo due resoconti del viaggio condotto da Livio Senigalliesi e Denis Vorobyov – che rigraziamo per la gentile concessione – nell’ambito del progetto Inside the Balkan Route. E’ possibile leggere altri resoconti e altre voci, e visionare le fotografie, seguendo il profilo facebook di Livio Senigalliesi, cliccando qui.
GORIZIA, ULTIMA PUNTATA
di Livio Senigalliesi e Denis Vorobyov
Siamo nel campo profughi di Gorizia, gestito da Medici senza Frontiere, dove vengono assistiti i reduci della “Balkan Route”, la terribile marcia forzata che porta i profughi dalla Grecia al cuore dell’Europa. Fino a pochi mesi fa le mete più ambite erano la Germania e la Svezia ma da quando Macedonia e Ungheria hanno bloccato i confini, quelli che ce la fanno ad arrivare in fondo sono pochissimi.
Nel campo di Gorizia scatto fotografie, raccolgo storie e in compagnia di Denis – film director e mio impareggiabile scudiero – produciamo le ultime immagini e interviste del documentario.
Hasnain si avvicina e dice a bassa voce: “Good morning Sir, I should talk with you. I want to tell you my story”. Ci sediamo in disparte ed inizio a prendere nota sul mio taccuino.
Quella di Hasnain è una storia dolorosa fatta di violenze subite nel suo Paese e di soprusi inauditi sofferti lungo la rotta balkanica. <Quando siamo arrivati in Bulgaria è stata dura. Tutti i poliziotti sono corrotti: se hai soldi per pagare vai avanti oppure ti picchiano a sangue e ti sbattono in prigione finché la tua famiglia non paga una tangente alla polizia.
Un nostro compagno è stato gravemente ferito ad una gamba dai poliziotti perché non aveva soldi per pagare. Alcuni di noi l’hanno aiutato nella marcia nei boschi ed ha continuato con noi finché ha potuto. Le ferite si sono infettate, non avevamo medicine ed è morto. Poi ho saputo che i trafficanti hanno chiesto alla famiglia un riscatto di 5000 $ per riavere il suo corpo. Durante il viaggio ho visto tanti cadaveri abbandonati. I sentieri della “Balkan Route” sono seminati di ossa umane>.
Per fortuna qui a Gorizia ci sono i volontari dell’associazione “Insieme con voi” ed il team di MSF che fornisce a questi profughi tutto il supporto di cui hanno bisogno: una mensa, un campo di containers ben attrezzato con 35 letti e mediatori culturali che comprendono la lingua ed i traumi che i migranti hanno subito durante il viaggio che li ha portati a chiedere asilo in Italia
Jannick Juillot, capo progetto di MSF a Gorizia dice “Quando abbiamo aperto le nostre attività il 22 dicembre 2015 la situazione umanitaria dei rifugiati giunti a Gorizia era emergenziale. Abbiamo coperto un bisogno essenziale dal punto di vista medico e logistico. Ora i nostri containers offrono una comoda ospitalità. Resteremo qui fino a quando sarà necessario”.
Questa è l’ultima puntata amici miei. Torniamo a Milano.
Rimane l’amarezza per tutte le ingiustizie che migliaia di persone hanno dovuto subire sotto i nostri occhi. I bambini nati nelle tende, le sedie a rotelle dei disabili spinte lungo la massicciata dei treni, i tentativi di sfondare i reticolati, le bastonate e l’odore acre dei gas lacrimogeni….Non potremo mai dimenticare le varie tappe di questo calvario, da Lesbos a Idomeni fino al Muro posto tra Serbia e Ungheria. Una moltitudine di “sommersi” attende una risposta da un’Europa sorda alle loro urla di dolore e una richiesta di giustizia e di asilo.
Tornare a casa – per noi che una casa l’abbiamo – da gioia ed al tempo stesso una profonda tristezza. Io e Denis abbiamo dato l’anima in queste settimane per documentare e capire. Ora viene forse la parte più complicata: preparare il libro e montare il documentario. La sfida continua perché quello che abbiamo visto e sentito deve raggiungere il maggior numero di persone affinché si abbia coscienza del Male che donne, bambini e uomini devono subire ogni giorno lontano dai nostri occhi e dai nostri cuori.
Sono certo che si aprirà una nuova rotta. Noi NON smetteremo di seguire l’evoluzione dei fatti e mantenere i contatti con tutti quelli che abbiamo conosciuto. Un grazie di cuore a tutti i team di MSF che lungo la rotta ci hanno dato notizie e supporto logistico. E un grazie al rescue team di Sea-Watch / Lesbos.
Noi ci abbiamo messo tutta la passione e l’esperienza per raggiungere zone poco note e dare voce ai migranti. Questo era lo scopo di INSIDE THE BALKAN ROUTE. Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno seguito e a quelli che hanno creduto in noi e ci hanno dato il loro sostegno.
TORTURE, RAPIMENTI E VIOLENZE SUI MIGRANTI
di Livio Senigalliesi
Durante questo viaggio lungo la rotta balcanica avevo sentito o percepito qualcosa di non detto.
Tanti racconti si fermavano ad un certo punto e le tante sofferenze raccontate mi sembrava avessero reso in tutti questi mesi un quadro abbastanza drammatico della situazione ma anche un diffuso grado di assuefazione al dolore degli altri….
C’erano sempre lo sfondo della guerra o la mancanza di diritti umani ma restavano tanti punti oscuri.
Io non mi sentivo di andare più a fondo in rispetto di soggetti tanto traumatizzati ed ancora in situazioni di profondo disagio..
Mi rendo conto che queste persone più che di medici e di cibo avrebbero bisogno di psichiatri.
E così pure i nostri Ministri e i potenti di Bruxelles che prendono decisioni tanto gravi sulla pelle di milioni di migranti.
Dato che in questi 24 giorni di viaggio abbiamo visto tante ingiustizie e non mi va che diventino normalità, ho deciso di toccare argomenti delicati che spesso restano giustamente negli ambiti specialistici e privati. Però credo sia giunto il momento di parlare, chi sa NON taccia.
Solo operando negli Sprar in Italia o venendo qui tra i profughi con i team medici puoi avvicinati a comprendere i tanti drammi non detti, le violenze, le torture, il Male subito da tanti migranti.
Proprio qui nel nord della Serbia dove ci sono tanti migranti delusi e depressi perchè restati “imbottigliati”, sono venute fuori confidenze o sfoghi che in altre situazioni sarebbero rimaste chiuse nei loro cuori.
Molti non si aspettavano di essere tanto maltrattati in quella che loro immaginano la “Patria del Diritto”.
A Moria, nell’isola di Lesbo, c’è un campo di concentramento con 3000 donne bambini disabili, lo sappiamo da quanti vi operano e dai profughi che sono riusciti a scappare. I media sono off limits!
In altre zone come in Croazia e Slovenia il numero dei profughi è esiguo e sono pur sempre tenuti sotto il controllo governativo. Imprigionati prima che una commissione valuti la loro posizione.
Qui, lungo il muro della vergogna eretto tra Serbia e Ungheria, abbiamo avuto la fortuna di incontrare alcune persone, migranti marocchini, iracheni, algerini, afghani, che si sono voluti sfogare, che hanno avuto fiducia di noi perchè abbiamo dimostrato un vero interesse, abbiamo dato loro il tempo di conoscerci, di capire se era il caso di avere fiducia. Tutto questo, se passi di corsa pensando alla tua foto, non avvieve. Il nostro è più un lavoro
antropologico che fotografico. A noi non basta fare click. E per tirare fuori le storie ci vuole tempo.
Tutto è iniziato con un tè al tramonto tra la polvere e il filo spinato a Kelebia. Poi sono venuti i racconti ed è arrivato il buio e il vento freddo. Fumando nervosamente una sigaretta dopo l’altra e riattizzando il fuoco, il volto cotto dal sole di Mohamed ha iniziato a rigarsi di lacrime.
E’ seguito un lungo pianto liberatorio poi piano piano Mohamed ha iniziato a parlare della fuga dei boschi nella Macedonia,
dell’imboscata dei malvinenti che li aspettano per portargli via gli ultimi soldi rimasti. Bastonate a non finire, violenze inaudite che solo un criminale può usare nei confronti di un ventenne disperato. Le vittime infatti sono tutti maschi tra i sedici e 20 anni.
<Eravamo in 4, ci hanno legato le mani e bendato gli occhi. Poi ci hanno portato dentro una casa. Sentivamo urla provenire da altre stanze.Hanno continuato a picchiarci e a torturarci fino a quando uno dei capi ci ha detto di telefonare a casa per far spedire 1000 USD a testa. Se i famigliari potevano, finivano le botte altrimenti la gente che non poteva pagare spariva. In attesa del pagamento venivamo messi in una cantina sudicia senza latrina e non ci davano neppure pane e acqua. Credevamo di morire>..
A questo punto Mohamed ha taciuto ma Ahmed è arrivato fino in fondo parlando di violenze di cui si vergognava di parlare.
Una giovane vittima iraniana ha scoperto il braccio e sono rimasto senza fiato. <Vedi cosa ci hanno fatto? Ci hanno
marchiato a fuoco come bestie.! Il capo della banda parlava macedone ma c’erano anche serbi e greci. Le mafie
sono tutte d’accordo e noi siamo solo come agnelli in attesa del sacrificio>.
E’ tutto talmente grave e scioccante che sembra venuto da un incubo notturno, da un film degli orrori. Ma invece è tutto vero.
Avviene qui vicino a noi e questo Male senza limiti va stroncato. Colpita la rete dei trafficanti, sradicata senza pietà
questa massa di criminali che fino a qualche anno fa rubavano i portafogli ai turisti e adesso strappano la pelle a questi poveri disgraziati che l’Europa non sa accogliere e non sa proteggere.
Perchè non si usa Frontex, Polizia, intelligence per catturare questi pericolosi criminali? Mi viene da pensare male, ma
certe volte non ci si sbaglia. Secondo me la corruzione è arrivata a tali livelli che i migranti sono un business per tutti
Il leone sbrana la vittima, poi arrivano le iene e gli avvoltoi. Esistono dossier, la località delle violenze è nota alle forze di Polizia che lasciano fare. Di fronte a questa crisi umanitaria finisce l’Europa dei diritti e inizia la legge della savana.
Chi restituirà mai a questi ragazzi la convinzione di essere arrivati in un luogo migliore di quello che hanno lasciato?
Vi prego di diffondere a tutti i livelli la notizia citando le fonti. Chi ha un deputato di cui si fida gli mandi questa informazione. Questo soccede a pochi chilometri dalle nostre costre e tutto questo è frutto del blocco dei confini imposto da alcuni Stati.