Un’agenzia di stampa di questa mattina, alle 8.30 circa, ci annuncia ancora un’aggressione razzista compiuta ieri pomeriggio. Ancora in Sicilia, a Raffadali, piccolo centro dell’agrigentino. La vittima, questa volta, è un minore tunisino di sedici anni, insultato con frasi razziste e preso a calci e pugni. Si tratterebbe del quinto episodio (di quelli noti alla stampa, ndr) nell’isola in poco più di un mese: due aggressioni a Partinico ed una Lercara Friddi, sempre in provincia di Palermo, oltre a quella di Bagheria di pochi giorni fa.
Il racconto dell’accaduto, come oramai spesso accade, è stato diffuso via Facebook da Giovanni Mossuto, responsabile del centro per minori stranieri non accompagnati dove alloggia la vittima: “Ahmed ha 16 anni ed è arrivato in Italia da solo, più di un anno fa con uno dei tanti barconi di disperati partiti dalle coste tunisine – scrive. In questi mesi grazie al suo bel carattere ha conosciuto tanti suoi coetanei raffadalesi. Però malgrado questo, in questi mesi, Ahmed e gli altri ospiti della comunità sono stati oggetto di insulti, sputi e minacce da parte di un piccolo razzista nostrano. Oggi probabilmente sentendosi legittimato da un clima che tutti avvertiamo, aggredisce il piccolo Ahmed prima con una sportellata in faccia e poi a pugni e schiaffi dicendogli “Ritornatene nel tuo paese””. Il ragazzo si trova ricoverato in ospedale con contusioni e ferite su tutto il corpo. I medici gli hanno diagnosticato una contusione ad un testicolo e una ferita ad un ginocchio, giudicati guaribili in circa 5 giorni. La denuncia è stata formalizzata affinché “queste aggressioni razziste non passino in silenzio”, ha ribadito Mossuto.
Ma il vero aggressore non è il minore siciliano, come si potrebbe evincere dal post pubblicato su Facebook. In realtà si tratta di S. C., pregiudicato 46enne che in passato è scampato a un agguato ed è stato a processo, poi assolto, per un omicidio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il minore tunisino avrebbe avuto «una diatriba per futili motivi» con uno dei figli dell’aggressore. Da questo episodio, che i carabinieri minimizzano e definiscono «piccolo litigio tra ragazzini», sarebbe maturata la reazione del genitore che sarebbe andato a cercare personalmente il piccolo migrante per “regolare” i conti. Ai ragazzi della comunità intervenuti per difendere il loro amico, l’aggressore ha gridato “Vi ammazzo tutti“. Oltretutto, non sarebbe la prima volta che l’uomo, che lavora prestando un servizio di pubblica utilità e abita nei pressi della comunità di accoglienza, se la prende con i minori ospiti della struttura. Resta il fatto che i minori ospiti del centro avvertono questa atmosfera e, a maggior ragione dopo quanto successo ieri, hanno paura. Si sta persino valutando l’ipotesi di trasferire altrove la comunità, per ragioni di sicurezza e tutela dei minori stessi.
Risale, invece, a venerdì 31 agosto, l’altra aggressione razzista, altrettanto violenta, avvenuta a Bagheria (PA), ai danni di un giovane immigrato nigeriano di 30 anni, Fredrick Omonzakgia. La vittima si trovava nei pressi della gelateria Anni 20 per prendere un gelato. Un giovane lo ha affiancato e ha iniziato a gridargli contro: “Tornatene al tuo Paese” (stessa frase urlata nel precedente episodio descritto, ndr). Fredrick ha provato a rispondere “Stai calmo, fratello”, ma ha ottenuto l’effetto contrario. Un gruppo di persone, insieme all’aggressore, gli si sono scaraventate addosso, l’hanno buttato a terra e colpito alla testa con un cric. Gli agenti di polizia sono intervenuti ed hanno sentito diversi testimoni, oltre ad aver acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza.
L’aggressore principale, un giovane pregiudicato bagherese di 25 anni, è stato denunciato, anche se ha negato di averlo colpito. Intanto, Fredrick, portato in ospedale con una evidente ferita sull’arcata sopraccigliare, è stato medicato con prognosi di dieci giorni e resta in stato di shock. Anche quest’episodio è stato reso noto su Facebook da un residente, lo psicoterapeuta Leonardo Fricano, che ha riportato sul suo profilo la versione dei fatti raccolta dai presenti.
Bagheria, fortunatamente, ha mostrato di voler subito reagire all’ennesimo episodio di violenza razzista. E sulla vicenda, sono intervenute le sezioni locali di Mdp-Art.1 e Leu, che, in una nota, hanno puntato il dito sul ministro dell’Interno: «Il clima di odio razzista che Salvini alimenta da mesi, dapprima con una campagna elettorale dai toni allarmistici mai vista prima in Italia, e poi da ministro sta dando i suoi drammatici frutti – si legge nella nota -. La violenza delle dichiarazioni politiche non è innocua. Il clima e l’atmosfera fortemente razzista che si respira nel nostro paese ha una ripercussione concreta nella realtà. Dobbiamo reagire, l’indifferenza e il silenzio sono i migliori complici di questi crimini di odio. Si moltiplicano infatti le aggressioni di matrice razzista, e questa volta succede a Bagheria, una città mai sfiorata da episodi di intolleranza».
Sono giunte a Frederick anche le scuse e la solidarietà di padre Tindaro, il parroco francescano della chiesa di Sant’Antonino, che, durante la messa, ha avvertito tutti i fedeli che negherà l’eucarestia a chi parlerà di “neri, omosessuali e zingari come persone inferiori”.
Nel pomeriggio di ieri, infine, circa duecento persone si sono ritrovate nel parco urbano di via Serradifalco per discutere di razzismo in un’assemblea pubblica, «visto il clima d’odio e di razzismo che comincia a respirarsi anche nel nostro territorio», si legge nel volantino. «La sensazione è che vogliano derubricare il caso a rissa fra ragazzi. Dunque è importante cominciare a fare chiarezza e non abbassare la guarda e l’attenzione». L’appuntamento antirazzista, che ha ricevuto anche il sostegno della Chiesa bagherese, ha visto la partecipazione di molti insegnanti, ai quali sarà demandato il lavoro di sensibilizzazione nelle scuole. Nei giorni scorsi, proprio il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, aveva inviato una lettera ai dirigenti delle scuole del territorio per “promuovere l’accoglienza”, registrando “una preoccupante ondata di razzismo e xenofobia in tutta Italia e anche in Sicilia”. L’impegno di promotori e partecipanti all’iniziativa di Bagheria è di tornare comunque a incontrarsi a breve per tenere vivo il dibattito sul tema. Purtroppo, molte violenze razziste, anche gravi, non ottengono la giusta visibilità e sono giustificate e minimizzate come atti “goliardici”.