Torino non vuole il Cie. A schierarsi contro il Centro di identificazione ed espulsione di Corso Brunelleschi, dopo anni di denunce e mobilitazioni delle associazioni, è ora il Consiglio comunale, che ha approvato la mozione proposta dal consigliere di Sel Marco Grimaldi.
Il testo, approvato con 18 voti favorevoli di Pd e Sel, 11 contrari – centrodestra e M5S – e 7 astenuti tra i moderati, “impegna il Sindaco e la Giunta a chiedere ufficialmente al Governo di superare nel più breve tempo possibile il Cie di corso Brunelleschi”.
La richiesta parte dall’assunto che “negli anni, meno della metà delle persone detenute nei centri è stata effettivamente rimpatriata a fronte di costi elevati per l’allestimento, la gestione, la manutenzione e la sorveglianza delle strutture”. Inoltre, la mozione sottolinea come già nel 2007, il rapporto della Commissione De Mistura istituita dal governo italiano “denunciava i tanti episodi di rivolte e di fughe, di suicidio, di autolesionismo, il racconto delle violenze subite, lo stato di prostrazione che provocano anche pochi giorni di detenzione, l’alto tasso di consumo e abuso di psicofarmaci indispensabili a sopportare un ‘regime carcerario’”.
Situazione identica a quella attuale, come testimoniato, “oltre che dalla cronaca, da approfondite ricerche svolte da organizzazioni indipendenti nazionali ed internazionali”.
Per quanto riguarda la situazione specifica del Cie torinese, una delegazione del Consiglio entrata recentemente nel Cie ha constatato la presenza di 85 persone “a fronte di 210 posti teorici”. Una diminuzione dei posti dovuta all’inagibilità di alcune parti della struttura, causata dalle numerose proteste dei migranti detenuti, dei quali “uno su tre usa ansiolitici e antidepressivi”. Da un punto di vista economico, “l’ampliamento di tre anni fa è costato 14 milioni di Euro, ovvero 78 mila Euro a posto”: “cifre abnormi considerando che nella metà dei casi la detenzione è inutile. Nel 2011 è stato rimpatriato il 57 percento degli stranieri, 650 su 1.100 circa trattenuti”.
Contrari
Per Fabrizio Ricca (Lega Nord) la discussione sulla chiusura della struttura, oltre a rappresentare “una resa all’immigrazione clandestina”, è una perdita di tempo (Siamo qui a perdere tempo anziché parlare dei problemi di Torino). Secondo Ricca la questione è puramente securitaria, per cui si dovrebbe spostare la struttura detentiva “fuori dalla città per dare maggiore tranquillità ai residenti”.
Un testo alternativo a quello approvato era stato presentato da Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, che proponeva la razionalizzazione dei pasti nel Cie: “Troppo cibo arriva nel Cie e viene sperperato mentre molte mense cittadine ne sono prive”, ha dichiarato Morrone.
Andrea Tronzano (Forza Italia) ha definito l’immigrazione “un problema”, insistendo sulla necessità di “tutelare la salvaguardia del territorio italiano”.
Secondo Vittorio Bertola del M5S, che si è opposto alla mozione, “il Cie non funziona e va chiuso, ma occorre in ogni caso garantire l’espulsione di chi non è in regola”. La mancanza di una visione comune sulla questione all’interno del M5S appare evidente dopo la lettura dell’intervento di Chiara Appendino: assente per malattia, la consigliera ha deciso di condividere sul suo profilo facebook quello che sarebbe stato il suo intervento, “frutto di lavoro non solo mio”. Citando anche il rapporto Costi disumani di Lunaria, la consigliera evidenzia l’inefficacia dei Cie nello svolgere la funzione per cui sono stati previsti, ossia il rimpatrio delle persone, a fronte degli elevati costi di gestione e mantenimento e delle “condizioni igienico-sanitarie e psicologiche devastanti” in cui vengono tenute le persone, “private della libertà personale senza sapere cosa ne sarà di loro”. Vista la situazione, la consigliera sollecita “il superamento” di questo sistema, suggerendo come “misura tampone” la riduzione del tempo di permanenza a un massimo di 60 giorni, “in attesa di rivedere la complessa architettura legislativa sull’immigrazione e arrivare alla chiusura di queste strutture”. Proprio per sollecitare la politica nazionale a prendere provvedimenti, la consigliera scrive che avrebbe votato a favore della proposta.
Responsabilità governative
La mozione passata in Consiglio comunale pone il governo di fronte a una presa di responsabilità, invitando “il Parlamento a prevedere una nuova legislazione che abroghi la Bossi-Fini, sancendo che ogni forma di limitazione della libertà personale degli stranieri deve essere conforme alla riserva di giurisdizione prevista dall’articolo 13 della Costituzione e perciò ogni competenza in materia deve spettare al solo giudice togato”.
Tra i punti accolti nel testo della mozione in forma di emendamenti anche “l’appello al Parlamento perché sia attuata una delibera dell’Onu del 1990 relativa alla protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, la richiesta al Ministero della Giustizia di dare attuazione alla circolare che prevede l’identificazione degli stranieri detenuti durante il periodo di detenzione in carcere, e quella al Ministero dell’Interno per la riduzione “da subito” della permanenza nei Cie ad un massimo di 30 giorni”.
“I CIE sono un’esperienza fallimentare e vanno superati ed in seguito definitivamente chiusi. [..] Rinchiudere immigrati senza documenti sino a 18 mesi è una inqualificabile violazione dei diritti umani oltre che uno spreco di risorse pubbliche”, ribadisce la mozione.
Si attende ora una risposta dal Ministero dell’interno, competente in materia.
Qui il testo della mozione.
Qui il comunicato del Consiglio comunale con gli interventi.