A un mese dai disordini di Tor Sapienza, il centro di accoglienza gestito dalla cooperativa Un Sorriso torna a essere bersaglio di minacce.
E’ passato un mese, ma il clima dentro e intorno al centro di accoglienza non è per niente disteso. Venerdì scorso, 12 dicembre, un gruppo composto da una cinquantina di persone ha di nuovo manifestato di fronte alla struttura di viale Giorgio Morandi. La questione ora non pare più essere la presenza di cittadini stranieri: l’attenzione dei manifestanti sembra essersi spostata sulla cooperativa stessa, e nello specifico, sulla presidente, Gabriella Errico. La Repubblica ha raccontato, in un articolo che si può leggere qui, di minacce rivolte espressamente contro Errico. La quale già nel 2006 con una serie di esposti in Procura aveva fatto presente alcuni dei meccanismi criminali ora emersi nell’inchiesta Mondo di Mezzo. Una presa di posizione che già allora le costò minacce e intimidazioni (ne ha parlato La Repubblica qui).
L’apertura dell’inchiesta su Mafia capitale non sembra aver posto fine alle aggressioni. Sapere che i “30 euro al giorno” di cui parlavano alcuni quotidiani e politici non andavano né agli italiani né agli immigrati, bensì nelle tasche di pochi, non ha impedito a un gruppo di persone – residenti insieme alle solite “facce mai viste nel quartiere”, come sottolinea una operatrice del centro – di urlare insulti e minacce alla presidente della cooperativa Un Sorriso, la donna che “ha dato dei fascisti al quartiere”. “Quella lì della cooperativa deve sapere che se vuole che questa storia finisca deve fare una dichiarazione con cui aggiusta quello che ha detto su Buzzi e il quartiere”: questo è quello che, stando a quanto riportato da La Repubblica, avrebbe detto non un manifestante, bensì un funzionario della Questura intervenuto venerdì sul posto per “riportare l’ordine”.
E’ un clima pesante, quello che si respira nel centro. Lo conferma il fatto che da circa una settimana Gabriella Errico tenta di non farsi vedere. Ma anche il fatto che gli operatori del centro abbiano declinato l’invito a partecipare alla festa organizzata dall’associazione del quartiere Antropos: “Non è il momento, meglio aspettare ancora un po’ per stare nel territorio e riallacciare un confronto”, secondo un’operatrice. La quale evidenzia che dei quattro servizi presenti fino a due mesi fa nel quartiere, ora ne è rimasto solo uno. I minori non accompagnati prima ospitati nel CPA (centro di prima accoglienza) sono stati spostati a Infernetto, in una struttura della Domus Caritatis (cooperativa ad oggi coinvolta nelle indagini), seguiti da quattro operatori di Un Sorriso, trasferiti lì. I minori del servizio di semiautonomia per persone prossime ai 18 anni, così come quelli de “la casa sull’albero” -servizio per minori coinvolti in procedimenti penali- sono stati spostati in diversi centri sul territorio capitolino. Alcuni operatori di Un Sorriso sono stati trasferiti: altri però si sono visti dimezzare il numero delle ore lavorative. Del resto, dei quattro servizi è rimasto attivo solo lo Sprar (Servizio protezione richiedenti asilo e rifugiati). “Tanti colleghi sono rimasti con pochissime ore di lavoro. Chi ha accettato di essere trasferito lo ha fatto da una parte per seguire i ragazzi, ma dall’altra, aspetto importante, per non perdere il lavoro, adeguandosi da un giorno all’altro a caratteristiche lavorative diverse. Per quanto riguarda i minori, tutti i progetti che avevamo avviato con loro sono stati interrotti, e non sappiamo se vengono portati avanti nelle altre strutture”. Una frase che la dice lunga sul coordinamento tra servizi.
Su quanto successo a Tor Sapienza un mese fa è opportuno fare chiarezza: occorre rendere trasparente cosa è avvenuto, e cosa sta accadendo tuttora. E’ necessario capire perché ad oggi ci si trovi in una situazione che l’operatrice di viale Giorgio Morandi definisce “preoccupante e sconfortante”. Per questo, il 19 novembre scorso la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta. Per capire se sono stati fatti dei passi in avanti in tal senso, alcuni parlamentari Pd hanno depositato un’interrogazione, chiedendo al ministro degli Interni, on. Angelino Alfano, informazioni su “come si sono svolti i fatti, vista la gravità degli scontri che ci sono stati e vista la strumentalizzazione che è avvenuta sugli immigrati” (qui l’interrogazione). Ad oggi, la risposta del ministro Alfano (che si può leggere per intero qui) non sembra dare molti particolari in più rispetto a quanto già noto. L’unico dettaglio sottolineato dall’on. Alfano sarebbe che “al momento non sono emersi elementi di riscontro circa la presenza all’interno delle frange più violente di soggetti appartenenti ai movimenti dell’estrema destra romana”.
“Ma le grida ‘duce duce’ le abbiamo sentite solo noi? E le persone mai viste prima nel quartiere, organizzate in gruppo prima delle aggressioni al centro?” si chiede l’operatrice interpellata.
Serena Chiodo