Quest’oggi ci siamo imbattuti in due articoli pubblicati sulla Gazzetta di Modena del 27 e 28 maggio (“Terremoto e problemi di convivenza: piatto sbagliato al ragù, ed è il caos”, 27/5/2012, e “Terremoto e problemi di convivenza: E c’è pure il mestolo… ‘impuro’ ”, 28/5/2012, Gazzetta di Modena). L’autore (presumibilmente lo stesso per entrambi gli articoli) racconta di “problemi di convivenza” all’interno delle tendopoli degli sfollati in Emilia (“usi, costumi e tradizioni delle varie etnie che popolano evidenti i campi degli sfollati continuano a mettere alla prova gli uomini della Protezione civile”).
Davvero sorprendente (oltre all’irrilevanza del tema, rispetto alla gravità del terremoto, delle sue vittime e dei suoi danni) è il concentrato di stereotipi razzisti e discriminatori utilizzati nel testo, che travalicano la mera descrizione dell’accaduto. Una delle protagoniste dell’articolo, definita “una ragazza di religione islamica” o “una giovane islamica”, pare abbia ricevuto, per sbaglio, un piatto di pasta con il ragù da parte dei volontari che distribuiscono i pasti. A detta del giornalista, “si è scatenato un gigantesco e imbarazzante parapiglia”: “la giovane magrebina quando ha visto il ragù in un piatto, che doveva essere al tonno, ha iniziato ad urlare. In pochi istanti si sono radunati parecchi suoi parenti e il clima si è immediatamente surriscaldato, con l’accusa di avere deliberatamente orchestrato la somministrazione vietata dai costumi islamici”.
Ma l’autore tiene a sottolineare che questo non è l’unico caso: un paio di giorni prima, c’è stata una “rissa con accoltellamento tra magrebini, per la priorità nell’accesso a schede da 5 euro che Vodafone offriva nel campo”, e all’indomani della “rissa del ragù”, un’altra “ragazza di religione islamica ha protestato perché al momento di servire i secondi c’erano pollo e braciole. Lei ha scelto il pollo, ma non voleva che le venisse somministrato con il mestolo che il cuoco aveva in mano, in quanto avendo servito ad altri il maiale, quel mestolo era “impuro”, contaminato”.
L’autore dell’articolo non manca di notare che se “gli islamici magrebini hanno dato parecchio filo da torcere, i Sikh di origine indiana, opportunamente istruiti e redarguiti dall’inviato del console di Milano, si sono arrangiati. Così pure per Nigeriani e Ghanesi”.
Dulcis in fundo, un articolo si chiude informandoci della “disinfestazione” della tenda nella quale, pare, fossero ospitati alcuni cittadini magrebini (si precisa: “persone affette da scabbia, e immediatamente avviate all’ospedale”), e con “rammarico” si apprende che “la tenda sarà smontata e dovrà essere distrutta”, visto che i volontari “non sono certo intenzionati a riprendersela”.
Insomma, un gran minestrone di pregiudizi sulla religione e sui cosiddetti “usi e costumi” dei migranti. Vi risparmiamo i commenti provenienti da Facebook postati sotto ciascun articolo.