“Sempre più bambini e ragazzi continueranno a migrare verso l’Europa senza documenti, pagando i trafficanti di esseri umani, e correranno il rischio di morire per raggiungere la loro meta, come già è accaduto ad oltre 19.500 persone negli ultimi 25 anni”. A dirlo non è il dossier di un’associazione né il rappresentante di una ong: è un ragazzo di 18 anni, che a tre ha lasciato la Somalia. Dopo essere rimasto in Kenya per alcuni anni, ha maturato la decisione di partire per l’Europa. Per 9 mesi ha viaggiato attraversando l’Uganda, il Sud Sudan, il Sudan, il deserto del Sahara. E’ arrivato in Libia, e da qui si è imbarcato per Malta. Nel suo viaggio ha subito violenze, abusi e prigionia. Nel 2012, sbarcato a Malta, è riuscito a ottenere lo status di rifugiato.
Farah -questo il suo nome- ha portato la sua testimonianza davanti ai leader europei, ai rappresentanti delle autorità locali e delle organizzazioni non governativi, riunitisi presso il Parlamento europeo a Bruxelles in occasione dell’evento My Destination is Unknown.
L’evento, organizzato dalla Federazione Internazionale Terre des Hommes e dalla parlamentare Nathalie Griesbeck (Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa-ALDE), è stato l’occasione per affrontare il tema dei diritti dei minori migranti. “I minori che lasciano la loro famiglia d’origine per scappare dalla violenza, dalle catastrofi naturali e dalla povertà, sono portatori di diritti e devono essere protetti senza alcuna discriminazione, ma le autorità pubbliche spesso non ottemperano ai loro compiti”, denunciano gli organizzatori dell’evento, sottolineando che “la detenzione di minori migranti è una realtà in molte parti dell’Europa”.
Una situazione drammatica ammessa anche dalla Commissaria Europea Cecilia Malmström: “Attualmente per loro non esiste un modo legale per arrivare in Europa: è perciò necessario un cambio di rotta. Cambiare le modalità di entrata in Europa è la nostra sfida più grande e difficile, tenendo anche in considerazione l’ascesa del populismo e della xenofobia”. La commissaria ha inoltre ricordato come sia “proibito trattenere i bambini migranti”, sottolineando che, in base alla legge europea “devono avere l’assistenza e l’accesso agli stessi servizi sociali degli altri bambini”.
Dichiarazioni ascoltate con attenzione dagli organizzatori dell’evento, che hanno sottolineato però la necessità di “cambiamenti reali e di una politica proattiva”. “Non bastano delle misure simboliche – ha affermato la parlamentare Nathalie Griesbeck, autrice della Risoluzione del Parlamento Europeo sulla situazione dei minori non accompagnati in Europa – Conosciamo le rotte che percorrono i minori, siamo consapevoli della loro grande vulnerabilità. E’ nostro preciso dovere fare di più”.
Proprio per sollecitare le istituzioni europee a una reale assunzione di responsabilità e a monitorare l’operato dei paesi membri, Terres des hommes ha creato la campagna Destination Unknown, per la protezione dei bambini migranti. “I minori migranti sono prima di tutto bambini: noi dobbiamo proteggerli senza esercitare alcuna discriminazione. E’ un nostro dovere, è un loro diritto. La loro detenzione in quanto migranti deve finire, sia in Europa che nel resto del mondo. È loro diritto avere accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla giustizia, all’assistenza legale, medica e sociale, che si tratti di bambini comunitari o extracomunitari”, ha dichiarato Ignacio Packer, Segretario generale di Terre des Hommes.