Soltanto pochi giorni fa presentavamo online il nostro dossier “Accoglienza. La propaganda e le proteste del rifiuto, le scelte istituzionali sbagliate”, dedicato all’analisi di 210 episodi di “rifiuto” dell’accoglienza monitorati nel 2016. Evidentemente, il tema resta dannatamente attuale e prende forme nuove ed articolate, che slittano sempre più verso azioni conclamate di razzismo “istituzionale”.
Per rifiutare l’accoglienza (che sembrerebbe un ossimoro in sé) è possibile utilizzare vari strumenti, incluse mozioni o decreti sindacali. Due sindaci del savonese hanno ingaggiato, in questi ultimi giorni, una personale e singolare “crociata” contro il cosiddetto “business” dell’accoglienza, assimilando le strutture preposte all’accoglienza dei migranti ad “attività commerciali”, tali da sottoporle ad una tassazione diversa e più esosa. Si lotta contro quella che i due sindaci ritengono una “speculazione” da colpire, ma anche contro i “danni” presunti che queste due località, l’una meta di escursionisti in primavera e in estate, l’altra prettamente marina e turistica, subirebbero a causa della presenza di migranti.
Così, Matteo Camiciottoli, esponente della Lega nord e sindaco di Pontinvrea (Savona), un paesino di circa 800 abitanti, ha emanato, in data 22 marzo 2017, il decreto sindacale n.1 (prot. 798) con il quale si equiparano, di fatto, le abitazioni affittate alle cooperative per ospitare i migranti alle attività ricettive commerciali, ai fini della tassazione comunale (Imu e Tari). Con lo stesso decreto, s’impone alle persone ospitate il pagamento di una tassa di soggiorno di 2,50 euro al giorno. “Il business sull’accoglienza sta dilagando – ha detto Camiciottoli – e l’utilizzo degli alloggi ne modifica la destinazione d’uso da residenza privata a attività imprenditoriale. Per questo è doveroso assoggettarli a tassazione“. Il decreto prevede inoltre che la responsabilità di eventuali reati compiuti dagli ospiti ricada anche sui responsabili dell’accoglienza e sui proprietari degli immobili: la giunta si costituirà in sede legale “contro chi ha la custodia degli occupanti delle strutture per qualsiasi atto illegale gli stessi dovessero perpetrare“.
In contemporanea, lo stesso giorno, anche il sindaco di Diano Marina, Giacomo Chiappori, e la sua amministrazione (qui si può leggere il testo della mozione), ha approvato una mozione “anti-migranti”, con otto voti a favore (la maggioranza) e 4 contrari, che prevede, per la collocazione dei migranti in accoglienza presso degli appartamenti, “forme di tassazione specifica ed adeguata con l’obiettivo di ripagare le finanze comunali dell’aumento dei costi per servizi pubblici (in particolare sulla TARI) che graverebbero altrimenti nuovamente solo sui residenti dianesi”. “Se vengono ospitate 14 persone, come nel caso della vicina San Bartolomeo al Mare – spiega Chiappori – applicheremo una tassazione dei rifiuti per 14 persone”. Viene rilevato che “l’esercizio delle attività di accoglienza in case individuate sul territorio di fatto ne modifica la destinazione d’uso da residenza privata ad attività imprenditoriale”. La mozione richiede addirittura di “incaricare per le ipotesi di accordo tra Prefettura e terzi privati uno studio legale di primaria importanza, senza alcun esborso per le casse comunali, per promuovere causa (class action) di risarcimento dei danni arrecati al turismo ed alla collettività, anche per la violazione del principio di libera concorrenza”.
Infine, conclude “di riconfermare la non adesione del Comune di Diano Marina allo S.P.R.A.R. (sistema di protezione per richiedenti asilo ai rifugiati) alla luce della acclarata e ormai certificata mancanza di dati certi sul numero di arrivi, dato che a distanza di poche settimane la previsione degli stranieri da collocare sul territorio della Liguria si è raddoppiata”.
E’ ovvio che le argomentazioni utilizzate per difendere queste posizioni di rifiuto sono quelle che già da tempo vengono utilizzate nel dibattito pubblico e che ben abbiamo evidenziato anche nel nostro dossier. Più preoccupante è questa operazione di “slittamento” del rifiuto, che dalle piazze passa direttamente alle istituzioni, dalla “pancia” dell’opinione pubblica alla norma, anche alla luce della possibile ed imminente approvazione dei decreti legge sulla sicurezza e sull’immigrazione ad opera del Ministro dell’Interno e della Giustizia, Minniti e Orlando (vedi qui l’appello lanciato da alcuni personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo).