Due cittadini italiani, nella notte fra il 12 e 13 giugno, intorno alle 23, sono entrati armati in un centro di accoglienza a Sulmona. La struttura, inaugurata agli inizi del 2016 e accreditata attraverso un bando dalla Prefettura di L’Aquila per 36 ospiti, attualmente ne ha in carico 27.
Secondo le testimonianze degli ospiti del centro e dei residenti della zona, i due aggressori brandivano un coltello e una pistola scacciacani.
Un richiedente asilo nigeriano di 23 anni ospite del centro, durante la colluttazione, ha riportato una ferita da arma da taglio medicata, poi, al pronto soccorso dell’ospedale, da cui è stato dimesso. “Sono stati momenti tremendi e per evitare di morire sono stato pronto ad afferrare le braccia facendogli cadere di mano sia la pistola sia il coltello. Il suo amico è stato pronto a raccogliere il coltello ferendomi a un fianco. Potevamo anche reagire pesantemente, 27 contro due non avrebbero avuto scampo. Non lo abbiamo fatto per evitare conseguenze più gravi per tutti”, ha raccontato la vittima.
I ragazzi hanno chiesto aiuto, richiamando l’attenzione dei residenti della zona, che a loro volta hanno raccontato di aver avvertito a lungo urla e caos.
“Sono venuti qui con una pistola chiedendo di parlare con Alì, il responsabile di noi migranti di Sulmona. Ci hanno ordinato di entrare e inginocchiarci. Non era facile sottrarsi ai loro ordini, con una pistola puntata in faccia e la paura di essere uccisi”, ha raccontato poi un altro degli ospiti del centro alla stampa locale.
“L’episodio è a dir poco disdicevole, si tratta comunque di un episodio isolato, per quanto brutto. Un’aggressione improvvisa e inaspettata, per fortuna senza gravi conseguenze, messa in atto da due persone già note alle forze dell’ordine, di cui una senza fissa dimora”. E’ quanto ha dichiarato il presidente dell’Asp – Casa Santa Annunziata, che ha in gestione il centro, tentando, forse, di far spegnere frettolosamente i riflettori sul caso. “Per questo motivo – ha aggiunto– stiamo pensando ad una probabile querela nei confronti dei due balordi che si sono introdotti abusivamente nella nostra struttura, compiendo un grave gesto di intimidazione”.
La squadra anticrimine del Commissariato di Polizia ha aperto un’indagine per ricostruire la dinamica e il movente dell’aggressione.
Di poche ore fa, forse inaspettata, la notizia dell’avvenuto recupero delle armi e dell’individuazione di due giovani ritenuti gli autori dell’irruzione e del ferimento. Entrambi sono stati denunciati per lesioni aggravate e detenzione e porto abusivo d’arma.
Uno degli autori del raid armato si è “vantato” del gesto sui social. Sulla pagina Facebook del sito di Rete8, il giovane ha “rivendicato” la spedizione punitiva senza troppi giri di parole: “Sono stato io”, ha scritto. E si è giustificato dicendo che qualcuno degli ospiti avrebbe ceduto della droga ad una 15-16enne, ed è “esploso”. Ha poi aggiunto “ne ho affrontati 30 e sono rimasto illeso”.
Riportando una versione dell’accaduto opposta a quanto dichiarato dai giovani ospiti del centro.
Resta il fatto che stanno davvero diventando troppe le segnalazioni degli ultimi giorni. E su questo bisogna interrogarsi profondamente. Un clima teso e di violenza che bisogna trovare il modo di cambiare.